venerdì 22 gennaio 2016

Don Bosco e le opere di misericordia - Novena 2016 / 1


ALLOGGIARE I PELLEGRINI


L'esperienza della misericordia nella vita di don Bosco è quella di una grazia ricevuta e donata, sperimentata su di sé, e dispensata agli altri. È come trovarsi dinanzi a un bene che scorre "in circolo": si riceve nel dare e si dona nel ricevere.
Non è qualcosa di semplicemente spirituale, ma anche materiale, così da poter vedere quanto realmente, il santo torinese, abbia vissuto la misericordia nella sua totalità che coinvolge l'essere umano in tutte le sue dimensioni. D'altronde, è questo il modo in cui Dio usa misericordia verso le sue creature: provvedendo al necessario per la loro esistenza corporale, ma anche - e soprattutto - per quella spirituale.




PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.




Un episodio narrato dal santo fa tornare alla mente  - seppur con le debite differenze - la storia evangelica del Buon Samaritano. Nel 1841, anno della sua ordinazione sacerdotale, don Bosco venne invitato a predicare a Lavriano. Nel viaggio verso il paese, un banale accadimento spaventò il suo cavallo, che si mise a trottare all’impazzata, catapultando all’aria il santo e gettandolo in terra «su un mucchio di pietre. 
Un uomo – racconta don Bosco - aveva assistito da una collina alla mia brutta avventura, e scese di corsa insieme ad un aiutante. Mi trovò svenuto. Con delicatezza mi portò in casa sua e mi distese sul letto migliore che aveva. Mi prestò tutte le cure possibili, e dopo un’ora rinvenni. - "Non si spaventi" – mi disse subito quel brav’uomo - "Vedrà che qui non le mancherà niente. Ho già mandato a chiamare il medico, e un mio lavorante è andato a ricuperare il cavallo. Io sono solo un contadino, ma in casa mia troverà tutto il necessario"». I due si misero a parlare e il contadino narrò un episodio: «Molti anni fa, ero andato ad Asti con la mia asina. Dovevo far provviste per l’inverno. La mia povera bestia era fin troppo carica. Mentre ero nelle valli di Moriondo, scivolò in un pantano e stramazzò nel bel mezzo della strada. I miei sforzi per rimetterla in piedi non servirono a niente. Era mezzanotte, pioveva ed era buio pesto. Non sapevo più a che santo raccomandarmi, e mi misi a gridare aiuto. Dopo alcuni minuti, qualcuno mi rispose da un casolare vicino. Con delle fiaccole accese per far e un po’ di luce, vennero in mio aiuto un chierico, suo fratelli e due altri uomini. Mi aiutarono a scaricare l’asina, la tirarono fuori dal fango e mi ospitarono a casa loro. 



Cucina
La cucina della casa natale di don Bosco

Io ero mezzo morto, imbrattato di fango dalla testa ai piedi. Mi pulirono, mi prepararono un’ottima cena, poi mi fecero dormire in un letto morbidissimo. Prima di ripartire, il mattino dopo, volevo pagare il disturbo, come mi pareva mio dovere. Il chierico rifiutò gentilmente dicendo: “Domani anche noi potremmo avere bisogno di lei”». All’udire questi fatti, Bosco si commosse e chiese il nome di quella famiglia. Il contadino rispose: «La famiglia dei Bosco». Quel chierico che aveva accolto il contadino era proprio don Bosco. «Lei mi ha ricompensato mille volte per quello che ho fatto quella notte. La divina Provvidenza ci ha voluto far vedere con i fatti che chi fa del bene, trova del bene» [1].


[1]   San Giovanni Bosco, Memorie, trascrizione in lingua corrente, Elledici, , 1986, pp. 97-98.

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