giovedì 16 febbraio 2012

"NON VI LASCERO' ORFANI" (Gv 14,18): l'esperienza di un Dio fatto carne...l'esperienza della bontà di un Padre che ama i propri figli!


Gesù e i piccoli- Facciata della Basilica di
Maria Aausiliatrice- Torino




Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 14, sottolinea -facendone un versetto a sé stante, una frase molto intensa di Gesù:

"Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi"
 (Gv 14,18)

A scrivere è San Giovanni Apostolo:
  •  l'amico più caro di Gesù, colui che nell'ultima Cena ebbe il privilegio di ascoltare i battiti del Cuore di Cristo e di comprenderne i sentimenti e i "segreti";
  •  il "fratello" di Gesù, colui al quale Egli affidò sotto la croce, Sua Madre, definendolo "figlio" di lei;
  • il discepolo "che egli amava" (Gv 20,2), l'apostolo più giovane di tutti eppure quello che, in un certo senso, nonostante l'età, percorse e precorse le vie degli altri, scegliendo la strada della donazione totale al Signore nella verginità.
Scrive dunque San Giovanni che è amico, fratello e  sposo...e pone l'accento sulla parola "orfani" che evoca l'idea del rapporto fra un padre ed un figlio.
Il vocabolo orfano indica infatti "chi è privo di uno o di entrambi i genitori, detto specialmente di fanciulli".
Acquista allora un significato particolare l'uso di questa espressione proprio nel Vangelo giovanneo e  proveniente dalla stessa voce di Gesù, che è Dio Figlio.

Usando il termine "orfani", Gesù non vuole "confondere" la Propria identità specifica di Dio Figlio con quella di Dio Padre, né con quella di Dio Spirito -promesso come il Consolatore mandato da Lui agli apostoli- (Gv 14,16-17)
Al contrario, vuole sottolineare l'Unità nella distinzione in Tre Persone della Santa Trinità!
Gesù, infatti, rimane sempre Dio Figlio, ma guardando Lui, seguendo Lui, amando Lui, il discepolo può scoprire il Volto del Padre e ricevere lo Spirito Santo.
"Chi ha visto me, ha visto il Padre" (GV 14,9) "se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin d'ora lo conoscete e lo avete veduto" (Gv 14, 7).

Tutto il capitolo 14 del vangelo giovanneo sottolinea che la relazione con Gesù è relazione con il Padre e quindi anche con lo Spirito Santo.... con la Santa Trinità.
Gesù infatti rivela, manifesta ampiamente, totalmente, definitivamente, la "Paternità" buona, generosa, misericordiosa (ma anche esigente) di Dio  Padre.
Una paternità che ci ha donato il Figlio e che per mezzo Suo ci donerà lo Spirito....

"Non vi lascerò orfani": Gesù è Dio Figlio fattoSi CARNE.
Come tutti gli esseri umani Egli ha agito attraverso la Propria Umanità, parlato con voce reale (di certo una voce splendida, capace di ogni minima sfumatura emozionale!), toccato con mani reali; ha operato esternando un perfetto equilibrio di sentimenti, frutto di un cuore umano e divino insieme.
"Questo" Gesù è stato in mezzo agli uomini e la Vergine Maria, san Giuseppe, i discepoli, la Maddalena, l'amico Lazzaro....ne hanno "vissuto" l'esperienza unica.
Sono stati "avvolti" completamente dall'amore di un Dio che non si è espresso soltanto dalla "lontananza" del Cielo, ma che ha condiviso con loro -in forma umanissima- un "pezzo di vita".
Questo amore:
  • ha saputo prevenire ogni minimo desiderio buono del cuore umano dell'amato; 
  • ha saputo correggere con paterna bontà, incitare e sorreggere con amorevolezza materna; 
  • si è manifestato anche in gesti affettuosi, silenzi, sguardi e sorrisi.
Si tratta di un vero amore di amicizia: l' "agape", "culmine e perfezione" dell'amore di carità, in cui vi è mutuo scambio gratuito di doni!
Gesù, infatti, non solo ha ricevuto affetto (dalla Madre in primo luogo!), ma ne ha anche donato!
Il Signore non è un "amico", un innamorato "geloso": ha condiviso i "segreti" del Padre Suo con i piccoli, parlato della Sua Passione ai Suoi, fatto "ascoltare" il proprio Cuore a Giovanni....apre a noi i misteri di questa "sorgente" da cui scaturisce "acqua viva"!

Questo amore rivela quindi la vicinanza di un Fratello (Dio Figlio), in cui si manifesta l'attenzione unica, speciale, avvolgente di un Padre (Dio Padre), attraverso l'Amore che riempie e muove ogni azione, gesto, pensiero (Dio Spirito).

"Non vi lascerò orfani": chi sperimenta Gesù sperimenta un amore totalmente diverso dagli altri, RICCO DI TUTTO; "perderLo" secondo i canoni umani provoca una "lacerazione", uno strappo nel cuore.
E' la sofferenza della Maddalena, nel sentirsi dire: "Noli me tangere"! (Gv 20,17) , che la versione italiana della Bibbia riporta come un "non mi trattenere", ma alla lettera suona come "non mi toccare"!

Come si può comprendere, alla luce di questo affetto intenso fra Gesù e i Suoi, quel "Mane nobiscum, Domine"- "Resta con noi, Signore" (Lc 24,29), pronunciato dai due discepoli di Emmaus: l'Amore si era fatto riconoscere prima ancora che essi "vedessero" Gesù nelle fattezze "nuove" del Risorto!
Era infatti un amore...inconfondibile, tanto che i discepoli, dopo che Gesù scomparve ai loro occhi, si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture"? (Lc 24, 32)

"Non vi  lascerò orfani": questa frase è l'indice dell' amore sconfinato di Gesù verso i "figli del Padre" che "umanamente" deve lasciare....
Cristo -come uomo- percepisce il dolore del distacco dai Suoi e prevede la loro sofferenza futura...
"Non vi lascerò orfani": è la consolazione del Signore, quasi  un "testamento" in cui Gesù promette ai Suoi una ricchissima "eredità", assicurando loro  tutto il necessario per il futuro....

Infine: la parola orfano, come sottolinea il vocabolario Zanichelli, viene di norma utilizzata con riferimento ai fanciulli.
Per un padre, un figlio è sempre un bambino...ed anche il figlio, nei confronti del padre, quando è veramente amato e si sente amato, si percepisce come tale.
Si vede come sempre bisognoso di cure, dell'affetto specialissimo che lega un papà ad un figlio, a prescindere dall'età anagrafica dei due.

"Non vi lascerò orfani": Gesù esprime allora questa splendida, dolcissima relazione, fra un Padre ed un figlio, ci invita a farci "piccoli" nel senso spirituale del termine, a considerarci sempre bisognosi dell'amore di Dio, ad affidarci a questo amore come fanno i bambini, che non si considerano"grandi" e "autonomi"....

Il "Mane nobiscum Domine" può realizzarsi nella nostra esperienza nella misura in cui sappiamo accogliere il dono di un Dio fattoSi carne, che veramente, come dice in conclusione del Vangelo di Matteo, è con noi "tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,27).
Realmente presente nell'Eucaristia, realmente presente nel dono dello Spirito Santo che ogni battezzato riceve, realmente "amabile" nei fratelli che incontriamo ogni giorno.
Facendoci fanciulli sotto lo sguardo del Padre potremo ricevere da Lui ogni cura, ogni premura paterna e materna assieme...Gesù non ci ha lasciati orfani, è l'Emmanuele, il DIO CON NOI!

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