domenica 7 novembre 2010

TRIDUO ALLA BEATA ELISABETTA DELLA TRINITA', CARMELITANA SCALZA. Secondo giorno: ritroviamoci tutti in Dio!


O Dio, che ami tanto gli uomini da fare in essi la tua dimora,
Ti ringraziamo dei doni concessi a Suor Elisabetta della Trinità,
alla quale hai fatto comprendere e gustare l'ineffabile tua presenza nell'anima.

Se Ti piace glorificare questa tua serva fedele, 
per i suoi meriti concedici la grazia che ti domandiamo.

3 GLORIA PATRI



Dalle lettere della beata Elisabetta alla madre:

"Il buon Dio non ci ha affatto separate, nulla è cambiato e la tua piccola Elisabetta viene come un tempo a farsi acquietare e a dirti con un bel bacio che ti ama totalmente, totalmente!
Dunque nessuna tristezza, oggi; se tu sapessi quanto ti sono vicina!
E' così bello ritrovarsi vicino al buon Dio, mi sembra che lì non vi sia più nessuna separazione, nessuna distanza.
In Lui abbiamo tutto!
[...]
Nel cielo e sulla terra gli assenti sono tanto vicino a te, non lo senti?
Stasera, nel silenzio di questa piccola cara cella, sola con colui che amo, l'anima mia e il mio cuore vengono a trovarti e credo che se realmente fossi vicino a te con la mia persona, ti sarei meno presente perché, tu lo sai bene, per i cuoi non ci sono distanze e quello della tua Elisabetta è sempre tuo".

Non di rado, i nostri affetti sono molto "umani" e poco spirituali: non che ci sia nulla di male nel volere bene anche sul piano "terreno", preoccupandoci delle necessità concrete dei nostri amici, familiari, conoscenti, ma c'è una forma di amore superiore che è di gran lunga migliore a questo tipo di legame e che è l'unica che realmente ci può far rimanere uniti per l'eternità a coloro che amiamo.

L'amore spirituale, di cui ci parla oggi anche la beata Elisabetta, è un affetto in grado di superare anche la prova più dura: quella del distacco fisico.

Bisogna fare attenzione: non c'è solo il distacco dovuto alla lontananza, o alla morte, ma anche una forma di salutare "autonomia", che a volte non riusciamo a ritrovare nelle nostre relazioni affettive.
Diventiamo così "attaccati" agli affetti, che, a volte, vorremmo stare sempre in compagnia di qualcuno, fare ogni cosa assieme, tanto da diventare gelosi se la persona cui vogliamo bene, abbia altri amici, o familiari cui sia particolarmente legato.
Non sono poi cose così difficili da riscontrare: suocere gelose delle nuore che "portano" via i loro figli e viceversa; amici che non vogliono condividere con altre persone l'amico del cuore; fidanzate che pretenderebbero di rimanere sempre in compagnia del ragazzo; mariti così gelosi delle proprie mogli, da essere infastiditi da chiunque le avvicini, anche per semplici e leciti contatti di lavoro, conoscenza, vicinato.
Dalle piccole alle grandi gelosie, spesso nessuno di noi è esente.

Il distacco, che ci consente di amare veramente, lasciando "libertà" all'altro, e soprattutto accordando fiducia alla persona e a Dio, è l'unica cosa che ci può aiutare nel passaggio da un amore puramente umano a quello spirituale.

In questo modo, anche la lontananza fisica diventa più facilmente sopportabile, e alla fine, in un certo senso, si annulla: se viviamo in Dio, che ci "contiene" tutti, allora riusciremo a sentirci realmente vicini anche ai nostri cari lontani, e la stessa cosa accadrà con il distacco più duro, quello della morte.

Pensiamo all'esempio di due persone che si amino molto e che, pur in una stessa casa, si trovino in stanze diverse, a sbrigare dei lavori.
A separarle c'è un muro, eppure, anche al di là della distanza fisica, dei mattoni che impediscono loro di vedersi fisicamente, quelle due persone sentono la presenza l'uno dell'altra, perché si amano e rimangono come in un "cuore a cuore", pensandosi e amandosi anche nella separazione.

Immaginiamo ora che la casa sia il Cuore di Gesù, che ci "contiene" ed in cui vogliamo depositare, far custodire, tutti i nostri affetti.
Il muro di separazione sono invece le varie vicende della vita, gli interessi, le occupazioni che portano ciascuno di noi lontani dagli altri, per tempi diversi, o, ancora, la stessa morte.
Se abbiamo la certezza di abitare nella stessa casa, che è Dio, ci sentiremo realmente sempre uniti a coloro che amiamo, anche quando non riusciremo a vederci con gli occhi fisici.
Sapremo di essere tutti nello stesso "rifugio sicuro" (il Cuore di Gesù), e avremo la speranza di poterci incontrare anche realmente, di nuovo, quando anche noi raggiungeremo il Paradiso.

Chiediamo alla beata Elisabetta, che ci ottenga la grazia di amare gli altri in maniera puramente spirituale, per annullare le distanze fra di noi, pure quando esse, materialmente, sembreranno separarci!


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