sabato 18 marzo 2017

TRIDUO A SAN GIUSEPPE 2017/ 2


SAN GIUSEPPE UOMO, SPOSO, PADRE
Il progetto familiare di Dio nella storia di Giuseppe 


In questo triduo a san Giuseppe vi invito a riflettere sul tema della famiglia, prendendo spunto da due testi: l'«Amoris Laetitia di papa Francesco» e «Il signore dei sogni» di don Mauro Leonardi. Ricordo a tutti che quest'anno la solennità liturgica in onore di san Giuseppe si celebrerà lunedì 20 marzo, in quanto il 19 coincide con la terza domenica di quaresima.


Ave o Giuseppe uomo giusto, 
Sposo verginale di Maria e padre davidico
del Messia; tu sei benedetto fra gli uomini,
 e benedetto è il Figlio di Dio che a te fu affidato: Gesù.
San Giuseppe, patrono della Chiesa universale,
custodisci le nostre famiglie nella pace e nella grazia divina, 
e soccorrici nell'ora della nostra morte.
Amen



«La gravidanza è un periodo difficile, ma anche un tempo meraviglioso. La madre collabora con Dio perché si produca il miracolo di una nuova vita. Ogni bambino che si forma all'interno di sua madre è un progetto eterno di Dio Padre e del suo amore eterno. Ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio, e nel momento in cui viene concepito si compie il sogno eterno del Creatore. La donna in gravidanza può partecipare a tale progetto di Dio sognando suo figlio: tutte le mamme e tutti i papà hanno sognato il loro figlio per nove mesi. Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l'amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne".».

(Amoris Laetitia, nn. 168-169)



La dimensione del "sogno" può rivestirsi di molte sfaccettature, assumendo tante e diverse interpretazioni. La psicanalisi ce ne darebbe una spiegazione, la razionalità un'altra ancora, la fede, forse, una ulteriore. 
Si può sognare a occhi chiusi, come riflesso e liberazione dell'inconscio o solo come espressione di fantasia; ma si può anche sognare qualcosa che ci aiuta a vivere meglio, a capire qualcosa in più della realtà che ci circonda. I santi hanno spesso visto in sogno qualcosa del futuro e non per caso, ma per permissione divina, di quel Dio che usa anche la modalità del sogno per comunicarsi; Giuseppe in sogno riceve la propria annunciazione e attraverso questo segno-sogno divino, capisce come agire nei confronti di Maria (e di conseguenza del bambino in arrivo).
Si può sognare anche a occhi aperti: desideri, speranze, progetti... tutto può passare nella mente e nell'animo umano, dando vita a qualcosa che prima può prendere corpo solo a livello "irreale", ma che poi può tradursi in fatti concreti. 
Giuseppe e Maria avranno sognato anche così, pensando alla loro vita di coppia, alla loro esperienza di genitori; guardando quel bambino così diverso dagli altri, eppure così uguale; pensando al futuro d'Israele, che passava anche attraverso le loro giovani, semplici vite di ordinarie creature di un popolo in attesa. 
Non perché sognatori, sono diventati meno concreti, meno reali, meno veri. Al contrario, il loro sogno è diventato creatività capace di generare qualcosa di buono, qualcosa di bello, qualcosa da comunicare agli altri. Dalla loro capacità di accettare la sfida che il sogno comporta, è nato il loro , personale e poi di coppia, al progetto di Dio, un progetto che hanno percorso e compreso passo passo, nella fede, come ogni credente in cammino. 
Sogno potrebbe tradursi allora con tante parole: speranza, fede, fiducia, positività, ottimismo, desiderio di migliorare le cose. 
Il sogno in sé non è negativo, lo diventa solo se si esce fuori dal binario del piano di Dio. Questo non accade a Giuseppe e Maria, anzi, il sogno e la preghiera, che nelle loro vite vanno di pari passo, rendono possibile l'equilibrio. La preghiera rende l'orecchio più capace di ascoltare la voce di Dio che parla anche attraverso il sogno.
«Giovanni Paolo II scrisse [che] "nelle parole dell'annunciazione notturna Giuseppe ascolta non solo la verità divina circa l'ineffabile vocazione della sua sposa, ma vi riascolta, altresì la verità circa la propria vocazione (Redemptoris Custos, n. 19). Egli aveva dinanzi a sé il Redentore e la prima redenta – che sono già "tutta la Chiesa" - e così ci mostra la strada che ciascuno di noi deve percorrere per entrare "nella Chiesa" cioè nel rapporto con Gesù e Maria. Egli è il primo a entrare in quella Comunione. Varca una soglia, apre la strada. Quello che vedremo in lui è ciò che deve compiersi in ciascuno di noi» [1].
La vita di ogni credente è una vita in cui Dio desidera che si realizzi il suo sogno più grande: quello della salvezza. Come Giuseppe, ciascuno di noi è chiamato a varcare la soglia della comunione, a vivere sempre più pienamente la propria dimensione di membri della Chiesa. Dobbiamo acquistare una sorta di sguardo trasognato al positivo: non vivere unicamente nella dimensione del sogno, tanto da dimenticare il presente, ma operare una trasfigurazione della realtà attuale, ben sapendo che essa è passaggio per una vita futura, più piena, per la realizzazione del sogno di Dio; ben sapendo che i volti e le cose che ci circondano sono già un riflesso dell'amore e della bellezza di Dio.
E questo implica accettare anche gli "imprevisti" dell'esistenza, le difficoltà che certe scelte impongono: «Non dobbiamo pensare che Giuseppe sia bravo nel trovare soluzioni, o docile. O, ancor più banalmente, che semplicemente "faccia ciò che deve fare" un uomo con una moglie, oltretutto una moglie come Maria. È vero che a noi sembra che la vita di Giuseppe abbia svolte inaspettate, ma ciò è dovuto alla nostra prospettiva. Noi vediamo dall'esterno la sua vita e ci sembra abbia svolte inattese. Per Giuseppe invece quella è semplicemente la sua vita. Vede la sua vita e quella vive.
Noi siamo il nome che portiamo, viviamo la vita che abbiamo, ci verrà chiesto conto della storia che abbiamo vissuto.
La vita di Giuseppe è contenuta nel Vangelo, cioè la vita dello sposo di Maria è buona novella, è Vangelo. E lui la vive così.
Vive la sua vita come una buona novella che non è suddivisa per capitoli da sottolineare e da applicare alle sue giornate, ma come una parte della storia che Dio ha con l'uomo. Quella parte è sua. Quella è la sua parte. 
E lui la vive come si presenta: Annunciazione di Maria, angeli che popolano le sue notti e i suoi pensieri. Coricarsi, alzarsi, parlare, ascoltare, lasciare andare, aspettare, sposarsi, andare di nuovo, cercare riparo, attendere Gesù, prenderlo, caricarlo, tornare indietro, Nazareth, Egitto. 
Insomma, vita» [2].

NOTE

[1] Mauro Leonardi, Il signore dei sogni, Ares, 2015, p. 86.
[2] Ibidem, pp. 86-87.

Nessun commento:

Posta un commento