martedì 24 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 3

FIDUCIA IN DIO
FIDUCIA NELL'UOMO


 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 

Ma lo ha fatto dimorando tra gli uomini e fidandosi di loro...




PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Don Bosco sa che con Dio o senza Dio non è la stessa cosa, ma sa anche che con o senza l'uomo non lo è. La scommessa che il Signore ha fatto sull'uomo è così la stessa scommessa che Giovanni mette in atto nei confronti dei suoi contemporanei e specialmente dei suoi interlocutori privilegiati: i giovani. 
«Fiducia» è una parola che risuona spesso nei discorsi su don Bosco, ed è una strategia a cui il santo ricorre fin dagli inizi della sua opera pastorale coi ragazzi, come quando incontra Bartolomeo Garelli nella sacrestia della Chiesa di San Francesco d'Assisi, a Torino.
Scrive don Francis Desramaut: [don Bosco] «diffidava di un uomo debole e peccatore e tuttavia nel contempo gli dava fiducia. Conosceva le debolezze della creatura. La buona volontà del giovane, come quella di Magone Michele, spesso è solo "una nube" che si dissipa sotto la pressione delle influenze. "Egli è proprio dell'età volubile della gioventù di cangiar sovente proposito". Anche nel mondo adulto le persone della tempra di Domenico Savio sono rare, non occorre essere profondi psicologi per accorgersene. Credeva anche all'esistenza del principe delle tenebre e alla sua azione sugli uomini. Ignorare che, secondo lui, il demonio era sempre in agguato, che si raggirava giorno e notte, sicut leo rugiens, significherebbe trascurare uno degli aspetti salienti del suo spirito e della sua vera dottrina.
Realista, non ignorava nemmeno il male insito nell'uomo. Fin dalla sua giovinezza ha considerato pericolosa la frequenza dei "cattivi compagni" in collegio e perfino nel seminario di Chieri. Poi, nelle prigioni di Torino, ha imparato a conoscere "quanto sia grande la malizia e la miseria degli uomini". La compagnia dei perversi viene denunciata nelle prime pagine del suo principale manuale di preghiere, che ha ripetuto questa lezione a centinaia di migliaia di persone che se ne sono servite.  Detto questo, la sua spiritualità, come la sua pedagogia, si basava su due perni: la fiducia in Dio che non abbandona la sua creatura e la fiducia nella saggezza e nel cuore dell'uomo. Don Bosco non fu, dunque, né un sempliciotto che navigava nell'illusione, né un pessimista sprezzante dei più evidenti capolavori di Dio sulla terra. Cosciente dei limiti della creatura, credeva alla sua bontà. Al suo ottimismo verbale corrispondeva una reale fiducia nell'uomo» [1].
Don Bosco vedeva, in ogni ragazzo, il volto visibile del Dio invisibile.

NOTE

[1] Francis Desramaut, Don Bosco e la vita spirituale, Elledici, 1967, pp. 56-59.
  

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