domenica 3 gennaio 2016

Riflessioni sulla Parola


LA «PRE - POTENZA» DELL'AMORE
Un Dio che salva con la forza della debolezza

Nella Scrittura ricorrono molte volte termini quali «potenza» e «forza». Oltre che nel loro significato secondo l'uso comune, essi compaiono anche in un'altra accezione, per indicare qualcosa che è proprio di Dio, ma che va ben oltre l'uso della brutalità, della «prepotenza» intesa come prevaricazione sull'altro con egoismo e violenza.
Qual è, allora, la potenza di Dio? Si può dire che Egli sia pre-potente, secondo il significato originario del termine, cioè che intervenga - nella storia collettiva e personale - come Colui che è prima della forza intesa come egemonica e soverchiante?





POTENZA E PRE-POTENZA

Un Dio che si fa Bambino per amore, che assume la natura umana affinché gli uomini possano assumere quella divina, che si fa debole, affinché gli uomini si facciano forti, permette di spostare l'attenzione dalla potenza alla pre-potenza. Non alla prepotenza cui spesso si è automaticamente portati a pensare (la forza che genera sopruso, la brutalità egoistica), ma a ciò che viene prima della potenza. La pre-potenza, dunque.

Prepotente: una definizione semantica ed etimologica


Dal Dizionario Treccani on line:

prepotènte agg. [dal lat praepotens - entis, comp. di prae - «pre-» e potens -entis «potente»]

1. letter. ant. Molto potente, dotato di grande forza e potere, spec. in rapporto ad altri, quindi anche, talora, soverchiante o egemonico. 

2. Nell’uso com., detto di chi tende a imporsi a ogni costo sugli altri, a far prevalere il proprio punto di vista, la propria volontà, il proprio interesse, anche con atti di prevaricazione e di coercizione della volontà altrui. 

3. fig. 
a. Con riferimento a desiderî, bisogni, stimoli, sentimenti e sim., così forte e impellente da non poter essere trattenuto, frenato; irresistibile, insopprimibile: sentiva un p. desiderio di piangere e di sfogarsi; avere un p. bisogno di affetto, di calore umano. 

b. letter. Molto forte, violento, detto di elementi naturali, di agenti atmosferici, o anche d’altre manifestazioni: una luce p. invase la stanza quasi abbagliandomi; con p. squilli mi diedi ad avvertire la gente del mio passaggio (Panzini). 


Il vero - e più antico - significato della parola è diverso da quello che si tende a darle nell'uso comune. Prepotente, dunque, è qualcuno molto potente, ma non necessariamente un prevaricatore egoista e superbo.
D'altro canto, l'etimologia del vocabolo spinge a guardare ancora oltre le definizioni: prepotente è qualcuno che è «pre- potente», cioè prima della potenza, che agisce in modo da porsi prima, al di là, oltre, senza bisogno di esercitare la potenza per come la intende il mondo.


UN SALVATORE POTENTE

La Scrittura definisce Dio quale «Salvatore potente»:

«Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia»
(Sof 3,17).

«Benedetto il Signore, Dio d'Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni»
(Lc 1, 69-75).

Cristo è il «salvatore potente» che salva l'umanità peccatrice attraverso la sua apparente debolezza: quella di un Dio che si fa uomo, per vivere come tutti gli uomini, fino a morire crocifisso, esponendosi così alla derisione e alla pubblica infamia, oltre che alla sofferenza fisica. 
La modalità della salvezza che Egli offre è quella dell'amore. È l'amore, è la misericordia, la vera "potenza" di Dio, non la forza fisica umanamente intesa, la forza che si associa spesso al concetto di prevaricare sulla dignità altrui, di distruggere, di disfare; è l'amore che rende l'uomo pre-potente, ossia capace di agire prima della - potenza, al di là della brutalità (sia essa fisica, psicologica, verbale).
Che sia questo il tipo di pre-potenza scelto da Dio, lo conferma san Paolo, quando dice: «quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1 Cor 1,27).
Con la sua pre-potenza d'amore, Dio ha riscattato gli uomini dalla prepotenza del male, del peccato, della concupiscenza... della morte.

L'amore è la vera forza

Nelle epistole paoline il concetto di «forza» ricorre frequentemente. Non in senso di forza fisica e prepotente secondo l'accezione comune, ma quale forza che viene da Dio, dalla sua grazia, dal suo amore. Una forza ben diversa da quella del mondo.
Scrivendo a Timoteo, infatti, così si esprime san Paolo: «Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo» (2 Tm 1, 7-8).
Dove si parla di «forza» di Dio, nell'originale greco si legge, in realtà: «soffri con (me) per il buon annuncio secondo (la) potenza di Dio» [1].
Anche di potenza di Dio parla Paolo, nella seconda lettura che viene proclamata nella IIa Domenica dopo Natale, Anno C:

«Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo  illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere  e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose»
(Ef 1,1 7-22).

La manifestazione massima della potenza divina è la Risurrezione di Cristo: umanamente impossibile, possibile a Dio. Possibile per il sacrificio d'amore, perché la grazia vince il peccato, la vita sconfigge la morte. Il Risorto diventa così l'emblema della misericordia (dell'amore di Dio) che sbaraglia il peccato, nella maniera più assoluta, più totale e definitiva. 
È un concetto che ritorna anche nella visione escatologica dell'Apocalisse:

«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
perché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte»
(Ap 12,10).

UN INVITO E UNA SPERANZA PER OGNI UOMO

«Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora,
il regno dei cieli subisce violenza
e i violenti se ne impadroniscono»
(Mt 11,12).

Il Vangelo è molto più chiaro di quel che sembra, a una lettura solo superficiale. L'esegesi della pericope di Matteo ha dato luogo a varie interpretazioni, e una in particolare si ricollega al concetto di pre-potenza quale amore più forte della violenza. Anzi, di una violenza diversa da quella cui si è abituati a pensare. Il Vangelo ci parla di «quella che viene talora definita come “santa violenza” ed è praticata da coloro che sono “violenti” verso sé stessi: infatti, essi ingaggiano una dura battaglia ascetica contro i propri vizi e contro le seduzioni del male e, così, “s’impadroniscono” del regno di Dio. È, in pratica, la logica che Gesù aveva abbozzato nel Discorso della Montagna attraverso l’immagine "della porta stretta e della via augusta che conduce alla vita e che pochi riescono a trovare" (Matteo 7,13-14). La scelta del Vangelo non è agevole, esige coraggio e impegno, è come conquistare una cittadella attraverso un assedio paziente e resistente» [2]. 
Questa battaglia ascetica porta il discepolo di Gesù a essere capace di agire con sé stesso andando oltre la potenza negativa della concupiscenza e della tentazione (per amare se stessi), e il prossimo andando "oltre" la potenza intesa come forza, applicando il comandamento dell'amore verso l'altro, un amore che va esteso a tutti, anche ai nemici.
L'amore dimostra così, ancora una volta, tutta la sua capacità di essere la vera "potenza", la pre-potenza: qualcosa che è prima della forza egoistica, brutale, istintiva.
«Caritas Christi urget nos», «L'amore di Cristo ci spinge [3] al pensiero che uno morì per tutti e quindi tutti morirono; e morì per tutti affinché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro» (2 Cor 5, 14-15).
Questa certezza espressa da san Paolo diventa invito e speranza per ogni credente: non solo la potenza dell'amore di Cristo anima, possiede, spinge con forza, in maniera irresistibile (come nell'accezione 3a della parola prepotente, secondo la Treccani) il cristiano, diventando motore delle sue azioni, dei suoi pensieri, delle sue parole, ma essa diventa anche la salda speranza nella potenza d'amore divina che, così come ha risuscitato Cristo dai morti, allo stesso modo farà risorgere con lui e in lui anche gli uomini. 
Da qui la fiducia - e l'audacia - con cui il cristiano può dire:
«Tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4,13).


NOTE

[1] Nuovo Testamento Interlineare, San Paolo, 2014, p. 1738.

[2] Gianfranco Ravasi, Il regno e la violenza, Famiglia Cristiana on line, 29 marzo 2012.

[3] La traduzione CEI 2008 della Bibbia riporta «l'amore del Cristo ci possiede»; «spinge» è il vocabolo greco nella versione originale dell'Epistola, come riportato nel Nuovo Testamento Interlineare, San Paolo, 2014, pp. 1496-1497. Le pericopi paoline sono state estrapolate dalla citata versione.

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