sabato 30 gennaio 2016

Don Bosco e le opere di misericordia - Novena 2016 / 9


PREGARE PER I VIVI E PER I MORTI


L'esperienza della misericordia nella vita di don Bosco è quella di una grazia ricevuta e donata, sperimentata su di sé, e dispensata agli altri. È come trovarsi dinanzi a un bene che scorre "in circolo": si riceve nel dare e si dona nel ricevere.
Non è qualcosa di semplicemente spirituale, ma anche materiale, così da poter vedere quanto realmente, il santo torinese, abbia vissuto la misericordia nella sua totalità che coinvolge l'essere umano in tutte le sue dimensioni. D'altronde, è questo il modo in cui Dio usa misericordia verso le sue creature: provvedendo al necessario per la loro esistenza corporale, ma anche - e soprattutto - per quella spirituale.


PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Nel 1857 don Bosco pubblicò un libretto dal titolo Due conferenze tra due ministri protestanti ed un prete cattolico intorno al Purgatorio e intorno ai suffragi dei defunti. È un'opera catechetica che non si sofferma semplicemente sulla "dottrina", ma che invita anche all'opera di misericordia del pregare per i defunti, ricordando inoltre al lettore, che ciascuno è tenuto a pensare allo stato in cui  si ritroverà dopo la morte. In sostanza, pregare per le anime purganti e riflettere sul Purgatorio è un monito a essere caritatevoli con chi ci precede nella via della purificazione finale, prima dell'incontro con il Signore, perché ogni anima, si troverà ad affrontare il giudizio particolare.
Così si espresse don Bosco:
«La credenza universale intorno all'esistenza del Purgatorio, la sollecitudine che gli stessi Gentili e Pagani ebbero di suffragare i trapassati, la certezza di questi suffragi devono animar ogni fedel cristiano di adoperarsi a sollevare quelle anime secondo le forze del proprio stato.
Iddio nella Sacra Scrittura ci avvisa essere cosa santa e salutevole il pregare pei fedeli defunti a fine di suffragarli e che così sciolti dalle pene che patiscono pei loro peccati possano giungere a quella eterna felicità che loro sta preparata. Iddio riguarda le anime purganti come sue amiche e sue spose destinate a goderlo e lodarlo in cielo, e come tali le ama con amore infinito. Ma poiché in quel regno di beatitudine non vi può entrare alcuno che abbia in sé la più piccola macchia; egli è perciò che quelle anime si rivolgono a noi con gemiti e sospiri, affinché con preghiere, limosine, digiuni ed altre opere di carita, ci affrettiamo di portar loro soccorso. Il suffragare i defunti non è solo il far del bene a quelle anime, anticipando loro il Paradiso, ma è fare un bene a noi medesimi, poiché colla carità che loro usiamo nel suffragarle acquistiamo merito presso Dio e ci rendiamo benevole quelle anime le quali giunte in cielo certamente porgeranno a Dio calde preghiere per noi e ci assisteranno colla loro valida protezione in tutti i nostri bisogni spirituali e temporali.
Se i gravi tormenti che quelle anime soffrono in purgatorio ci devono muovere a recar loro soccorso, dobbiamo tanto più esserne solleciti, perché molte di esse sono a noi congiunte per amicizia o parentela, come sono i genitori, fratelli, sorelle ed altri: verso ad altri siamo obbligati pei benefizi da loro ricevuti, e forse alcuni si trovano a patire quelle pene per averci troppo amati, o per essersi data troppa sollecitudine a procurarci quelle medesime sostanze, che noi ora godiamo. Quelle anime, a cui per tanti titoli siamo obbligati, sono quelle stesse che dal mezzo dei tormenti alzano la voce, e colle parole del santo Giobbe c'invitano a suffragarle gridando: Oh almeno voi che mi siete obbligati o per amicizia o per parentela, movetevi a pietà di me e soccorretemi; perché là potente e giusta mano del Signore mi percuote» [1]. 



Illustrazione che ritrae don Bosco morente, attorniato dai suoi figli



Don Bosco sperimentò l'opera di misericordia del "pregare per i vivi e per i morti" in varie circostanze (egli stesso, per esempio, chiedeva ai suoi ragazzi di rimanere in cappella a pregare, quando abbisognava di risolvere positivamente qualche commissione), ma in modo particolare quando si trovò ad affrontare l'ultima infermità, quella che nel 1888 lo portò alla morte. Salesiani, religiosi, laici... furono in molti a elevare al Cielo ferventi orazioni per lui, non solo a Torino, ma in tutto il mondo.
«Arrivarono tre signori belgi, desiderosi di vederlo. Permise che entrassero, purché promettessero di pregare per lui. Li benedisse e: 
- Promettetemi, disse, di pregare per me, per i Salesiani e specialmente per i Missionari
Partiti i medici, ecco affacciarsi la maestosa figura del cardinale Alimonda, che, appressatosi, lo abbracciò e baciò teneramente. Don Bosco si tolse il berrettino da notte e disse: 
- Eminenza, le raccomando che preghi, perché possa salvare l'anima mia. - 
Poi soggiunse: - Le raccomando la mia Congregazione. Sia il protettore   dei Salesiani. 
- Ma lei, Don Giovanni, riprese il Cardinale, non deve temere la morte. Ha raccomandato tante volte agli altri di star preparati! - Ce ne parlò tante volte! confermò Monsignore. Era anzi il suo tema principale.
 - L'ho detto agli altri, soggiunse tutto umile Don Bosco. Ora ho bisogno che gli altri lo dicano a me.
Egli volle quindi la benedizione del Cardinale, che nel congedarsi lo riabbracciò e ribaciò con profonda commozione [2]».
Al peggiorare delle condizioni, don Rua non mancò di chiedere preghiere a tutti i Salesiani, inviando loro una prima circolare ufficiale sulla salute del loro padre fondatore. 
Il 29 gennaio, il santo lasciò una sorta di testamento ai suoi cari figli, e in esso vi è uno splendido invito alla misericordia reciproca, che, sebbene indirizzato ai salesiani, bene si può adattare a ogni cristiano, chiamato a vivere in comunione con i propri fratelli in Cristo, e destinati tutti ad affrontare l'ultimo viaggio da questa vita terrena a quella eterna: «Sull'imbrunire fece chiamare Don Rua e monsignor Cagliero e raccogliendo le poche forze che aveva disse per loro e per tutti i Salesiani: 
- Aggiustate tutti i vostri affari. Vogliatevi tutti bene come fratelli; amatevi, aiutatevi e sopportatevi a vicenda come fratelli. L'aiuto di Dio e di Maria Ausiliatrice non vi mancherà. Raccomandate a tutti la mia salvezza eterna e pregate [3]».


NOTE

[1] OE IX, II, pp. 131-133.

[2] MB XVIII, 488; 491.

[3] MB XVIII, 502.

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