lunedì 25 gennaio 2016

Don Bosco e le opere di misericordia - Novena 2016 / 4


PERDONARE LE OFFESE


L'esperienza della misericordia nella vita di don Bosco è quella di una grazia ricevuta e donata, sperimentata su di sé, e dispensata agli altri. È come trovarsi dinanzi a un bene che scorre "in circolo": si riceve nel dare e si dona nel ricevere.
Non è qualcosa di semplicemente spirituale, ma anche materiale, così da poter vedere quanto realmente, il santo torinese, abbia vissuto la misericordia nella sua totalità che coinvolge l'essere umano in tutte le sue dimensioni. D'altronde, è questo il modo in cui Dio usa misericordia verso le sue creature: provvedendo al necessario per la loro esistenza corporale, ma anche - e soprattutto - per quella spirituale.



PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.




Per don Bosco, il perdono delle offese non è l’unica opera di misericordia da compiere verso l’oltraggiatore. Egli insegnò ai suoi ragazzi che occorre non solo perdonare, ma pregare per chi ci fa del male. Questa preghiera ha una duplice finalità: placare il cuore di chi viene offeso o di chi non tollera le ingiustizie, e implorare salvezza per chi commette il peccato. 
Le Memorie Biografiche ce ne danno varie testimonianze, fra le quali, quella riportata da Giuseppe Brosio:

«Una domenica dopo le funzioni del pomeriggio non vedendo D. Bosco nel cortile e non sapendo il motivo della sua insolita assenza, andai a cercarlo in tutti gli angoli della casa. Finalmente l'ho trovato in una camera, contristato e quasi piangente. Vedendolo così abbattuto, lo pregai insistendo che mi dicesse il motivo di quella melanconia. Don Bosco, cedendo alle mie replicate istanze, mi narrò che un giovane lo aveva oltraggiato in modo da recargli grave dispiacere. - Ma riguardo a me, soggiunse, non me ne importa; ciò che mi duole è il trovarsi quel malcauto sulla via della perdizione.
Queste parole mi ferirono gravemente il cuore e mi avviai subito per chiedere ragione, e aspramente, a quel giovane, e fargli ingollare le sue insolenze. Ma D. Bosco, che si avvide della mia alterazione, mi fermò e fattosi tutto ridente mi disse: - Tu vuoi punire l'offensore di D. Bosco ed hai ragione; ma la vendetta la faremo insieme; sei contento?
- Sì, gli risposi; ma lo sdegno in quell'istante non mi lasciò travedere che D. Bosco intendeva vendicarsi col perdono. Infatti mi invitò a fare con lui, una preghiera per l'insultatore, e credo che egli abbia pregato per me, perché ho provato un subitaneo cambiamento nelle mie idee, e lo sdegno contro quel compagno si mutò in amore tale che se mi fosse stato vicino lo avrei perfino baciato.
Terminata la preghiera, narrai a D. Bosco l'interno mio mutamento ed egli mi disse: - Essendo la vendetta del vero cattolico il perdono e la preghiera per la persona che ci offende, così, avendo tu pregato per questo compagno, hai fatto ciò che piace al Signore, e perciò ora ti trovi contento. Se tu farai sempre così, passerai una vita felice» [1].
«Per don Bosco perdonare significa dimenticare per sempre. Egli raccomanda fervorosamente: “Se volete ottenere molto dai vostri allievi, non mostratevi mai offesi contro qualcuno. Tollerate i loro difetti, correggeteli, ma dimenticateli”
Don Bosco vuole che perdoniamo per davvero, come perdona Dio. Il Signore i peccati li distrugge; essi non esistono più nemmeno nella sua memoria. Don Bosco supplicava così i suoi salesiani: “Vi prego: non solo lasciate al ragazzo la speranza del vostro perdono, ma ancora quella che egli possa, con una buona condotta, cancellare la macchia a sé fatta con i suoi mancamenti”. Ogni cristiano deve saper perdonare. Gesù, sotto forma di preghiera al Padre, fa formulare a noi stessi la nostra condanna: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Il che significa: “Signore, se perdono molto, perdonami molto; se perdono poco, perdonami poco; se non perdono, tu non perdonarmi affatto”» [2]. 


Una delle sale del "Centro visite don Bosco" a Chieri,
città in cui il santo trascorse dieci anni di studio e formazione al sacerdozio


Don Bosco, oltre che sentirsi salvato (e dunque «perdonato») da Dio, aveva fatto - come tutti, del resto - l'esperienza di essere perdonato per qualche piccola "marachella", ma anche per dimenticanze non volute, di quelle che, tuttavia, mettono l'essere umano davanti al rischio di "beccarsi" una punizione... Come quando, a Chieri, stava per essere punito dal professore...
Narra nelle Memorie: «Ero da circa due mesi nella quarta classe, quando un piccolo incidente fece parlare di me. Il professore di latino spiegava la vita di Agesilao scritta da Cornelio Nepote. Quel giorno avevo dimenticato a casa il libro. Perché il professore non se ne accorgesse, tenevo spalancato davanti un altro libro, la grammatica.
I compagni se ne accorsero. Uno diede di gomito al vicino, un altro si mise a ridere, la classe cominciò ad agitarsi.
- Che cosa c'è? - domandò il professore - Che cosa capita? Voglio saperlo immediatamente!
Vedendo che molti guardavano nella mia direzione, mi comandò di rileggere il testo e di ripetere la sua spiegazione. Mi alzai in piedi tenendo in mano la grammatica, e ripetei a memoria il testo e la spiegazione. I compagni, quasi istintivamente, fecero un "oh" di meraviglia e batterono le mani.
Il professore andò su tutte le furie: era la prima volta - gridava - che non riusciva a ottenere ordine e silenzio. Mi diede uno scappellotto, che riuscii a scansare piegando la testa. Poi, mettendo una mano sulla mia grammatica, si fece spiegare dai vicini la causa di "quel disordine". 
- Bosco non ha il Cornelio Nepote. Tiene in mano la grammatica. Eppure ha letto e spiegato come se avesse sotto gli occhi il libro di Cornelio.
Il professore guardò allora il libro su cui aveva appoggiato la mano, e volle che continuassi la "lettura" del Cornelio ancora per due periodi. Poi mi disse:
- Ti perdono per la tua felice memoria. Sei fortunato. Procura di servirtene sempre bene»[3].
E don Bosco se ne servì... per ricordarsi di "dimenticare" sempre le offese perdonate.

NOTE

[1] MB IV, 311-312.

[2]  Adolfo L’Arco, Così d. Bosco amò i giovani, EDB, 1987, pp. 76;78.

[3] San Giovanni Bosco, Memorie, trascrizione in lingua corrente, Elledici, 1986, pp. 35-36.

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