domenica 24 gennaio 2016

Don Bosco e le opere di misericordia - Novena 2016 / 3


AMMONIRE I PECCATORI


L'esperienza della misericordia nella vita di don Bosco è quella di una grazia ricevuta e donata, sperimentata su di sé, e dispensata agli altri. È come trovarsi dinanzi a un bene che scorre "in circolo": si riceve nel dare e si dona nel ricevere.
Non è qualcosa di semplicemente spirituale, ma anche materiale, così da poter vedere quanto realmente, il santo torinese, abbia vissuto la misericordia nella sua totalità che coinvolge l'essere umano in tutte le sue dimensioni. D'altronde, è questo il modo in cui Dio usa misericordia verso le sue creature: provvedendo al necessario per la loro esistenza corporale, ma anche - e soprattutto - per quella spirituale.




PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Per don Bosco, la confessione rappresentava spesso un traguardo cui condurre i giovani: vi portava dei ragazzi che avevano la «coscienza imbrogliata», che faticavano ad accostarsi al tribunale della grazia; ma sapeva anche che, non di rado, giovani (e non solo) tacevano – soprattutto per vergogna – alcuni peccati. Aiutato anche da particolari doni soprannaturali, non mancava allora di trovare le occasioni  per ammonire (anche dolcemente) quanti, pur confessandosi, non aprivano completamente le loro anime al confessore… Ecco cosa raccontano le Memorie Biografiche:
«Nella prima settimana di luglio, intrattenendosi di bel nuovo co' suoi preti, raccomandava loro una grande carità e pazienza nel confessare i fanciulli per non perdere la loro confidenza; e nello stesso tempo assicuravali come la prudenza necessaria e l'efficacia della parola per rendersi padroni dei cuori. Quindi venne a parlare delle confessioni sacrileghe dei giovani, cagionate specialmente dal tacere a bella posta cose che dovrebbero assolutamente palesarsi; e raccontava un fatto accaduto a lui stesso: Una notte sognai e vidi nel sogno un giovane che aveva il cuore rosicchiato dai vermi, che egli colla mano strappava e gettava via. Non diedi retta al sogno. Ma ecco che la notte seguente vidi il medesimo giovane, il quale aveva accanto un grosso cane che gli mordeva il cuore. Non dubitai più che il Signore avesse qualche grazia speciale per quel giovane e che il poveretto avesse qualche pasticcio sulla coscienza. Perciò lo teneva d'occhio. Un giorno lo presi alle strette e gli dissi: - Vuoi farmi un piacere?
                - Sì, sì; purch'io possa. 
                - Se vuoi, puoi farmelo.
                - Ebbene domandi pure che io glielo farò.
                - Ma sicuramente?
                - Sicuramente!
                - Dimmi: non hai mai taciuto niente in confessione?
                Egli voleva negare, ma subito gli dissi: - Ma questa è quell'altra cosa perché non la confessi? - Allora mi guardò in faccia e si mise a piangere e rispose: - Ha ragione: sono due anni che voglio confessarla e da una volta all'altra non ho mai osato! - Allora gli feci coraggio e gli dissi quello che doveva fare per mettersi in pace con Dio”» [1].




Don Bosco in uno scatto fotografico che lo ritrae
attorniato dai suoi ragazzi



Don Bosco riesce ad aiutare i suoi giovani a fare “ordine” nelle loro coscienze. Li ammonisce quando sbagliano, per guidarli sul cammino della santità. A sua volta, da giovane, anche il santo aveva sperimentato l’aiuto di qualcuno, un suo compagno di studi a Chieri, che, come lui, desiderava diventare sacerdote. Si trattava di Luigi Comollo, «nipote del parroco di Cinzano», preceduto, prima del suo arrivo, dalla sua fama di «ragazzo santo». 
Don Bosco conobbe Luigi tra i banchi di scuola, vedendolo per quello che era, un ragazzo mite, buono, umile, animato da vero spirito cristiano. Davanti alle burle di alcuni suoi compagni, che finirono anche per schiaffeggiarlo, Luigi rimase sereno e disse «Sei contento? Allora lasciami in pace. Ti perdono». Da quel momento Luigi e Giovanni divennero grandi amici. Nelle sue Memorie, don Bosco scrisse: «Ci siamo capiti e stimati immediatamente». Giovanni era ancora un ragazzo un po’ “irruento”, che non disdegnava di lasciarsi «trasportare dalla rabbia» davanti alle prepotenze e alle ingiustizie. Luigi trovò il modo di ammonirlo, dicendoli «”Giovanni, la tua forza mi spaventa. Dio non te l’ha data per del male ai tuoi comoagni. Egli vuole che perdoniamo, che ci vogliamo bene, che facciamo del bene a quelli che ci fanno del male”. Aveva una bontà veramente incredibile – sottolinea don Bosco – Finiì per arrendermi alle sue parole e per lasciarmi guidare da lui» .


NOTE

[1]    MB VII, 193-194.

[2] San Giovanni Bosco, Memorie, trascrizione in lingua corrente, Elledici, 1986, pp. 44-46.

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