domenica 31 gennaio 2016

Don Bosco e le opere di misericordia - 31 gennaio 2016


DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI
(in collaborazione con Enza, foodblogger su Foodtales)



Quale opera di  misericordia, più del «dare da mangiare agli affamati», si presta a una rilettura che comprenda tanto l'aspetto corporale in essa principalmente contemplato, quanto quello spirituale che essa richiama metaforicamente?
Chiamatiallasperanza e Foodtales vi invitano a compiere un breve viaggio, "saporito e celestiale", in una delle consuetudini salesiane ancora oggi in auge e sempre apprezzata dai ragazzi.



PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



È tradizione, nelle case salesiane, festeggiare la solennità di don Bosco (o altre ricorrenze importanti) offrendo ai ragazzi un panino con la mortadella o con il salame, cibo semplice - ma gustoso - che riscuote ancora oggi "grande successo". La consuetudine deriva dalle abitudini che il santo introdusse all'Oratorio nei giorni festivi, per i quali era prevista, dopo la confessione e la Comunione, la distribuzione di pane e salame a tutti i giovani.
Piccolo gesto di carità materiale che, tuttavia, considerando i tempi e la povertà d'origine di molti degli oratoriani, acquistava un sapore e un "valore" ineguagliabili. Il panino con il salame diventava, infatti, segno tangibile di festa ed espressione della carità pastorale di don Bosco, attento tanto a nutrire lo spirito dei suoi ragazzi, quanto il loro corpo; quella pagnotta era finezza dell'educatore che invogliava i giovani a essere sempre più dei "buoni cristiani" anche attraverso la pedagogia... dell'appetito, specialmente quando si trattava di distorglierli da divertimenti pericolosi [1].
E poi, quel panino rappresentava, non di rado, il frutto diretto o indiretto della generosità dei benefattori delle opere salesiane. In una pagnotta con del buon salame, i giovani potevano gustare l'espressione di una carità in circolo, di un movimento di bene, di un affetto "condiviso" nello stile di Gesù, Pane spezzato per tutti.
Le Memorie Biografiche narrano, in proposito, il gesto di "amorevolezza" (don Bosco non esiterebbe a definirlo tale, ancor più che di carità o di misericordia) compiuto dal Marchese Fassati, catechista a Valdocco, in occasione dell'ultimo giorno di carnevale del 1855, «nel quale si compieva l'esercizio di buona morte in suffragio delle Anime del Purgatorio. 
Disse: - I figli di D. Bosco l'ultimo giorno di carnevale sogliono consolare le anime purganti, coll'offrire in loro sollievo la Confessione, la santa Comunione ed apposite preghiere, ed io voglio rallegrare essi medesimi; - e così fece. 
Era il 20 febbraio. Al mattino oltre un centinaio di giovanetti dell'Ospizio e molti altri dell'Oratorio festivo udirono la Messa, si accostarono ai SS. Sacramenti, risposero alle preghiere della buona morte recitate da D. Alasonatti, ed offersero a Dio per le anime sante non solo quelle pratiche di pietà, ma la pena di un freddo intenso, che intirizziva le membra. Ma all'uscire di Chiesa essi trovaronsi un premio inaspettato; ed erano due buone pagnotte, accompagnate da una grossa fetta di salame. Pareva che le Anime purganti li ricompensassero, per mano del signor Marchese, del sollievo loro portato coi loro suffragi» [2].
Il Marchese volle allietare, quell'anno, anche la festa di san Luigi Gonzaga e fece in modo di «procacciare ai giovani una non comune allegria. La sera di quel dì, che fu la prima domenica di luglio, dopo le sacre funzioni, egli provvide pane e salame a tutti i convenuti all'Oratorio, i quali, compreso il gran numero di esterni, superavano gli ottocento. Siccome era molto generoso, così ei volle che il companatico fosse piuttosto abbondante; onde era un divertimento il vedere i giovani che, ricevuta la propria porzione, se la mettevano dinanzi agli occhi, e mirandola gridavano in tono di giubilo: Non si vede Soperga, non si vede Soperga [3]. È  questa una frase famigliare per dinotare la grossezza di una fetta di salame o di cacio: in quanto che se lascia vedere Soperga, collina al nord-est di Torino, è segno che è sottile e trasparente; se no, è prova che è spessa ed opaca, e vi ha molto a godere. 
Questi ed altrettali atti di carità, esercitati ora da questo, ora da quell'altro dei signori di Torino, erano di efficace stimolo ai giovanetti esterni ad intervenire al catechismo e alle religiose funzioni dell'Oratorio. Essi vi scorgevano come un avveramento di quella sentenza del santo Vangelo: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato per giunta. Ricevendo a quando a quando questa giunta in modo loro adattato, attendevano più spesso e volentieri alle cose di Dio e dell'anima, a poco a poco si fondavano nella religione, si fortificavano nella virtù, e così rendevansi buoni cristiani, savii ed onorati cittadini» [4].
Così, il panino con il salame rammenta che la gioia cristiana passa, oltre che dal principale e indispensabile nutrimento dell'anima, anche attraverso un semplice pane con companatico condiviso con cuore generoso, accettato con buon appetito, gustato con riconoscenza verso quel Padre celeste che si preoccupa - nella sua misericordia e attraverso la carità umana - di tutto ciò di cui i suoi figli hanno bisogno. Don Bosco, specchiandosi nel Volto di Cristo - Volto della misericordia - offre così un ritratto di felicità che si snoda anche attraverso le cose più semplici. Quelle cose che servono a dare sapore alla vita dell'uomo, affinché l'uomo sappia dare sapore al mondo (cfr. Mt  5, 13).


NOTE

[1] Così raccontò Giovanni Villa, oratoriano: «In alcune feste dava a tutti colazione con pane e salame. Ricordo che un anno, nella festa dello Statuto, perché noi non andassimo in città a prendere parte a divertimenti pericolosi, comprò salami, pane e piccole bottiglie di vino, e appese tutto a una corda. Poi disse: "Un signore mi ha dato qualche cosa per far un po' d'illuminazione per la festa dello Statuto. E io ho pensato di comprare questo per voi. Ora ognuno estrarrà un numero: il primo prenderà il pane, il secondo il salame, il terzo la bottiglietta del vino". Così abbiamo fatto, e per gruppi di tre, lieti e contenti facemmo merenda. Con queste industrie egli ci chiamava attorno a sé». Testimonianza tratta da Teresio Bosco, Don Bosco visto da vicino, Elledici, 1996, in http://www.elledici.org/section/tutto-don-bosco/testimonianze

[2] MB V, 199.

[3] Don Bosco  condusse varie volte i suoi ragazzi a Superga (dove sorge la Basilica omonima); le "passeggiate" si svolgevano tra canti e preghiere. Cfr. MB III, 160.

[4] MB V, 257-258.

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