sabato 4 aprile 2015

SETTIMANA SANTA - Meditazioni intorno alla Croce - L'UMANITA' DEL VERBO


Il sipario è calato sul Golgota.
La Madre ha riabbracciato il Figlio e il Padre si è nuovamente stretto al Verbo (misteri di un Dio Uno e Trino che mai, in realtà, è stato diviso...).
Ora il silenzio sembra dominare la scena del mondo.
La Passione pare lasciare la traccia di uno spossamento senza pari: dopo tanto brusio, tante urla e tanto pianto, ognuno sembra svestirsi dei propri panni di aguzzino, di comparsa, di protagonista.
Come dopo una lunga fatica, in un silenzio tombale, rotto da pianti e sospiri, si odono rumori quasi sopiti, di chi ha consumato tutte le proprie forze: crocifissi schiodati dalle loro croci, passi pesanti, soldati che borbottano qualcosa, mentre tornano alle loro incombenze ordinarie.
La folla, che prima si accalcava con ferocia indicibile, si allontana con l'aria di chi ormai ha visto lo spettacolo tanto atteso e non ha più nulla da fare in quel luogo di morte.
Alla Madre consegnano il Figlio "svuotato" di tutto per amore, come dopo un travaglio lungo e doloroso.
La Madre ha partorito l'umanità nuova con dolore insuperabile, dopo il dolore insuperabile del Figlio.
E quel  Figlio, chiuso nel sepolcro nuovo, nel giardino, sembra essere ormai deposto nel luogo del silenzio.
Tutto tace.
I discepoli tornano pensierosi alle loro case.
In Maria arde la speranza, ma anche il fremito dell'angoscia
(ma MAI quello della disperazione!)​
.
E' anche questo un mistero: l'angoscia nella speranza, la speranza nell'angoscia.
Il sentire umanissimo nella fede incrollabile. La fede incrollabile nella carne umana che si strazia per aver perso quel Figlio, Carne della carne di Maria.
Saranno tre giorni...e poi risorgerà.
Ma tre giorni di attesa, di speranza, di distanza.
Il Figlio non parla più con la sua Voce Umana; non abbraccia più con le Sue braccia di Carne; non sorride più con la Sua Bocca.
La dimensione soprannaturale, che tanto ha penetrato l'essenza di Maria, albeggia sotto le pesanti ceneri di un dolore straziante, il più grande che mai essere umano, dopo il Cristo Dio, abbia potuto assaporare.

Eppure quel Cristo-Uomo è il Corpo del Cristo-Dio. E' la Carne della Parola, è legato al Verbo in un'unione ipostatica che neanche la morte può spezzare.
Quel Corpo "appartiene" al Verbo. Quel Corpo è il Corpo del Verbo.
E' il Corpo che Dio ha "preparato e scelto" per farSi vedere, per farSi amare, per essere Dio con noi.

Da quel giardino, con il sepolcro nuovo, dove tutto sembra silenzio, la Vita opera, la Parola compie, e porta la salvezza del Padre.
Quel Gesù discende agli inferi, libera dalle catene della morte.
Raggiunge Adamo, il primo uomo e gli ridona la libertà dei figli di Dio. 
Tutto è ora possibile perché la Carne del Dio Vivente ha patito per tutti noi.
E' per mezzo di quella Sacra Umanità, di quel Santo Corpo che ora giace senza vita, che la Vita può ridare la vita ad ogni uomo.

E ora anche il Verbo attende  di ritrovare il proprio Corpo in una veste nuova.
Di essere Uomo per sempre. Di essere Gesù Cristo....per sempre.
Di rimanere UOMO per sempre, Egli che è DIO dall'eternità. 

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