martedì 31 marzo 2015

SETTIMANA SANTA - Meditazioni intorno alla Croce - IL FIGLIO


Le stesse parole di Gesù che ieri ci hanno aiutato a meditare sulla "presenza" del Padre attorno alla Croce, le ripropongo oggi, per meditare sul Figlio:
"Padre, perdona loro
 perché non sanno quello che fanno".
(Lc 23,34)
"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" .
(Lc 23,46)
Ma nel grido di Gesù sulla Croce ritroviamo, implicitamente, ancora una volta la stessa parola:
"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 
(Mt 27,46)
 
 
E' semplicemente "strabiliante", il Figlio di Dio. 
Sorpassa ogni logica umana, ci dona la chiave del VERO AMORE che da' anche quando apparentemente sembra non ricevere.
 
Il Figlio è avvolto dal silenzio del Padre, eppure Lo invoca.
Non Lo sente, ma Lo chiama.
Non Lo percepisce proprio nel momento in cui, per amore Suo e nostro sta patendo ogni sofferenza, ma non scende dalla Croce, al contrario, Gli vuole donare tutte le nostre anime, implorando per noi  - tutti Suoi aguzzini - il perdono.
Si sente abbandonato, ma a Lui consegna il Suo Spirito, il SUO AMORE DI FIGLIO.
 
Qui Gesù dimostra, ancora una volta, di essere l'Unico Uomo a voler rispettare veramente le "regole" del piano della Salvezza.
Così come il Padre lo fa mantenendo il silenzio, per fare giustizia dei tanti rifiuti dell'uomo di ogni tempo, così il Figlio lo fa affidandosi a Colui che ha subito il disprezzo, la negazione, il vilipendio.
La storia ci insegna che questo accade ancora: l'Europa ha negato le sue radici cristiane, nonostante i ripetuti appelli del Vicario di Cristo Giovanni Paolo II; la creazione uscita dalle mani di Dio viene snaturata per interessi economici e di potere; la stessa dignità maschile e femminile subisce una perversione che sembra non trovare limite, nel principio di un'invocata "autodeterminazione" che corrompe il progetto della dualità voluta dalla Trinità.
L'uomo non risponde all'appello del Padre.
Il Figlio, che si grava del rifiuto ostinato di tutta l'umanità, si getta invece a braccia aperte nell Suo Amore.
 
Quale insegnamento per l'uomo "moderno", abituato agli amori usa e getta, in cui conta solo il "sentire", il "godere", e non il "costruire", l'aspettare, il darsi per primo, il fidarsi.
 
La Croce ci dona una stupenda dimostrazione e dichiarazione d'amore.
 
Dicendo 
"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
il Figlio non fa altro che dire:
"Padre, ti dono tutto il mio amore. 
Ti amo anche se non Ti sento.
So che Tu mi ami, anche se non Ti fai sentire.
Mi fido di Te, anche se non Ti percepisco accanto a me.
Credo che Tu sei con me.
So che non mi abbandonerai alla morte eterna.
Risorgerò, perché Tu mi ami di amore eterno".
 
 

lunedì 30 marzo 2015

SETTIMANA SANTA - Meditazioni intorno alla Croce - IL PADRE


La scena del Calvario vede risuonare la parola "Padre" per due volte:

"Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".
(Lc 23,34)

"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" .
(Lc 23,46)

Ma nel grido di Gesù sulla Croce ritroviamo, implicitamente, ancora una volta la stessa parola:

"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 
(Mt 27,46)


Il Padre, dunque, è "presente" sul Golgota: è nel silenzio della notte oscura che avvolge Gesù, perché come ci insegnano i dottori mistici, è proprio in quell'oscurità che l'anima è maggiormente vicina a Dio; è presente nel momento in cui il Figlio Lo invoca per implorare perdono sui Suoi crocifissori e per affidarGli il Suo Spirito.

La Croce offre il miracolo di un Figlio che muore per amore: potrebbero mancare ad assisterLo Suo Padre e Sua Madre?
Così come Maria è ai piedi della Croce, così il Padre è presente.
Anzi, il Legno che ci salva è il culmine del compiacimento di Dio Padre nel Figlio, perché è esattamente il Sacrificio della Crocifissione e Morte di Gesù che manifesta non solo l'amore del Verbo verso gli uomini, ma anche del Verbo verso il Padre.
Per quale motivo, infatti, Gesù accetta di morire?
Per salvarvi...e per condurci a Dio Padre; per dare al Padre la grande gioia di riaccogliere tra le Sue braccia misericordiose i figli che erano dispersi.

Eppure, in una misteriosa specularità tra Padre e Madre, così come Maria non proferisce parola ai piedi della Croce, così il Padre tace.
Agisce, perché al buon ladrone perdona in Gesù e per mezzo di Gesù, i peccati commesi fino ad allora; 
agisce perché accoglie lo Spirito del Figlio che muore;
ma nel silenzio in cui lo vediamo operare ritroviamo - ancora una volta - lo scotto che Cristo paga per tutti gli uomini.
Il silenzio del Padre non è soltanto una notte mistica, che Gesù affronta per sperimentare su di Sè il dolore delle purificazioni passive di tanti santi nel corso della storia.
E' anche il silenzio cosmico, universale, storico, di secoli e millenni di lontananza delle creature dal Creatore. E' il "riepilogo" in Cristo di tanti abbandoni, da parte degli uomini di tutti i tempi - passati, presenti e futuri - verso Dio Padre.
E' l'addossarsi di Cristo del peccato di idolatria e di indifferenza religiosa, in cui gli esseri umani o fanno di sé stessi e dei beni un dio, o - semplicemente - vivono senza fede alcuna, immersi nell'ateismo "razionale" e scientifico.

Il Padre non..."poteva" parlare: se in Cristo tutto il peccato del mondo doveva essere scontato...Dio "doveva" tacere.
Il Padre ha "rispettato" le regole della stessa Incarnazione: Cristo è nato per caricarsi delle colpe dell'uomo, Cristo ha patito per placare la giustizia divina.

Chi mai potrà immaginare il compiacimento doloroso del Padre verso un Figlio disposto a tanto, per amore Suo e nostro?

Riflettiamo su questa presenza silenziosa e operante del Padre attorno alla Croce.
Meditiamoci soprattutto quando ci capita di sentirci abbandonati da Dio ai nostri problemi, alle nostre preoccupazioni: impariamo da Cristo ad affrontare con fede i momenti in cui il Padre "tace", perché solo così ci potrà essere riservato quell' "abbraccio di Risurrezione" che certamente investì il Figlio Risorto, e poi asceso al Cielo, dopo tanto patire.
 

domenica 29 marzo 2015

SETTIMANA SANTA


La Settimana Santa comincia con l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, ma all'Osanna iniziale che la Liturgia ci presenta, segue la Parola tutta centrata sulla Passione di Gesù: Gerusalemme è il luogo dove si consumerà la più grande tragedia umana di ogni tempo, ma anche quello in cui si celebrerà la più assoluta vittoria sul male e sulla morte.

Il mistero della Croce ci proietta in una dimensione fortemente trinitaria, ma che a volte sottovalutiamo.
Sotto la Croce c'era Maria, sulla Croce c'era Gesù.
Il Padre rimane nel silenzio della notte oscura che avvolge il Figlio.
Lo Spirito Santo dov'era, come operava sul Monte Calvario?
Alla fine della Passione sappiamo che Cristo emette lo Spirito, e morendo lascia veramente tutto Sé Stesso all'umanità, pur ritornando al Padre.

Gesù che torna al Padre, consegnandogli lo Spirito, poco dopo lo emette. 
Siamo alla nuova Genesi, con lo Spirito che ancora aleggia sulle acque.
In questa "emissione di Spirito" che torna al Padre, noi possiamo già cogliere - simbolicamente  - un piccolo anticipo di Pentecoste.
Lo Spirito di Gesù che aleggia sulla Terra fa ancora nuove tutte le cose.
Il Sacrificio di Cristo è compiuto: ci ha donato tutto. 

BUONA SETTIMANA SANTA A TUTTI!

 

giovedì 19 marzo 2015

SOLENNITA' DI SAN GIUSEPPE


 O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione
 concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN 
Il grande quadro di San Giuseppe presso la Basilica del Sacro Cuore a Roma.
L'opera è di G. Rollini, che nella Chiesa romana si occupò anche di realizzare la tela di Maria Ausiliatrice, posta di fronte a questa Sacra Famiglia




 DALLA VITA DI SAN GIUSEPPE, di don Bosco:


Ite ad Joseph.

"Andate a Giuseppe e fate tutto quello che egli vi dirà". 



            "Non sempre la gloria e la potenza dei giusti sopra la terra sono la misura certa del merito della loro santità; ma non è così di quella gloria e di quella potenza di cui essi sono rivestiti nel cielo, ove ognuno è ricompensato secondo le sue opere. Più essi sono stati santi agli occhi di Dio, più sono innalzati ad un grado sublime di potenza e di autorità.

            Stabilito una volta questo principio, non dobbiamo noi credere, che fra i beati che sono l'oggetto del nostro culto religioso, s. Giuseppe sia, dopo Maria, il più potente di tutti presso Dio, e colui che merita a più giusto titolo la nostra confidenza ed i nostri omaggi? Di fatto quanti gloriosi privilegi lo distinguono dagli altri santi, e devono inspirarci per lui una profonda e tenera venerazione!

            Il figliuol di Dio che ha scelto Giuseppe per suo padre, per ricompensarne tutti i servigi e dargli in cambio le dimostrazioni del più tenero amore nel tempo della sua vita mortale, non l'ama meno in cielo di quello che lo amasse sopra la terra. Felice di aver l'intiera eternità per compensare il diletto suo padre di tutto quello che egli ha fatto per lui nella vita presente, con uno zelo così ardente, con una fedeltà così inviolabile ed un'umiltà tanto profonda. Ciò fa che il divin Salvatore è sempre disposto ad ascoltar favorevolmente tutte le sue preghiere, ed a soddisfare a tutti i suoi desiderii.

            Troviamo nei privilegi e nei favori di cui fu ricolmato l'antico Giuseppe, il quale non era che l'ombra del nostro vero Giuseppe,una figura del credito onnipossente di cui gode nel cielo il santo sposo di Maria.

            Faraone per ricompensare i servigi, che da Giuseppe figliuolo di Giacobbe aveva ricevuto, lo stabilì intendente generale della sua casa, padrone di tutti i suoi beni volendo che ogni cosa si facesse secondo il suo cenno. Dopo averlo stabilito vicerè dell'Egitto gli affidò il sigillo della sua autorità reale, e gli donò il pieno potere di concedere tutte le grazie che volesse. Ordinò che fosse chiamato il salvatore del mondo, affinchè i suoi sudditi riconoscessero che a lui dovevano la loro salute; insomma mandava a Giuseppe tutti coloro che venivano per qualche favore, affinchè li ottenessero dalla sua autorità, e gli dimostrassero la loro riconoscenza: Ite ad Ioseph, et quidquid dixerit vobis, facile; Andate da Giuseppe, fate tutto quello che egli vi dirà, e ricevete da lui quanto egli vorrà donarvi.

            Ma quanto più ancora sono maravigliosi e capaci d'inspirarci un'illimitata confidenza i privilegi del casto sposo di Maria, del padre adottivo del Salvatore! Non è un re della terra come Faraone, ma è Dio onnipotente colui che ha voluto ricolmare de' suoi favori questo nuovo Giuseppe. Comincia per istabilirlo padrone e capo venerabile della santa famiglia; vuole che tutto gli obbedisca e gli sia sottomesso, perfino il proprio suo figlio a lui eguale in ogni cosa. Lo fa qual suo vicerè, volendo che rappresenti la sua adorabile persona sino a dargli il privilegio di portare il suo nome e di essere chiamato il padre del suo Unigenito. Mette nelle sue mani questo figlio, per farci conoscere che gli dà illimitato potere di far ogni grazia. Osservate come fa pubblicare nel vangelo per tutta la terra ed in tutti i secoli, che s. Giuscpppe è il padre del re dei re: Erant pater et mater eius mirantes
Vuole che egli sia chiamato il Salvatore del mondo essendo che egli alimentò e conservò colui che è la salute di tutti gli uomini. Finalmente ci avverte che se desideriamo grazie e favori, a Giuseppe dobbiamo rivolgerci: Ite ad Ioseph, poichè egli è che ha ogni potere presso il re dei re per ottenere tutto ciò che domanda".

Un caro augurio a tutti i papà e a quanti portano il nome di Giuseppe!

mercoledì 18 marzo 2015

Novena a san giuseppe - nono giorno -



Nell' anno del bicentenario della nascita di don Bosco ho deciso di preparare una breve novena a San Giuseppe che dia qualche cenno sulla grande devozione nutrita dal santo torinese per colui che è Sposo di Maria Vergine e Padre Putativo di Gesù.

   


 O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione
 concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN 
 
Il grande quadro di San Giuseppe presso la Basilica del Sacro Cuore a Roma.
L'opera è di G. Rollini, che nella Chiesa romana si occupò anche di realizzare la tela di Maria Ausiliatrice, posta di fronte a questa Sacra Famiglia 

Fra le tante opere devozionali-catechetiche redatte da don Bosco possiamo annoverare anche un libro interamente dedicato a San Giuseppe, la "Vita di San Giuseppe, Sposo di Maria Ss. e padre putativo di Gesù Cristo.
Don Bosco non redasse il testo completamente pensando ad un'opera totalmente "ex nova" nei contenuti: egli stesso lo dice nella prefazione.
Il testo voleva essere una vita del Santo attraverso quanto di lui avevano già scritto grandi autori cattolici (santi inclusi!), per offrire un excursus completo dell'esistenza terrena e dei privilegi e dignità di San Giuseppe.
Naturalmente lo scopo ultimo era di far conoscere per fare amare, quindi non potevano mancare le preghiere dedicate al santo.
Don Bosco introdusse in finale la novena in preparazione alla festa, per coniugare conoscenza, amore e devozione.
Interessante questo passaggio del libro:
"Il figliuol di Dio che ha scelto Giuseppe per suo padre, per ricompensarne tutti i servigi e dargli in cambio le dimostrazioni del più tenero amore nel tempo della sua vita mortale, non l'ama meno in cielo di quello che lo amasse sopra la terra. 
Felice di aver l'intiera eternità per compensare il diletto suo padre di tutto quello che egli ha fatto per lui nella vita presente, con uno zelo così ardente, con una fedeltà così inviolabile ed un'umiltà tanto profonda. 
Ciò fa che il divin Salvatore è sempre disposto ad ascoltar favorevolmente tutte le sue preghiere, ed a soddisfare a tutti i suoi desiderii".

Don Bosco conduce il lettore in una dimensione "divinamente affettiva" che coinvolge Gesù nei riguardi di San Giuseppe. L'intento è di far cogliere la delicatezza, la dolcezza, la riconoscenza del Figlio verso il padre. L'esistenza di un vero rapporto di filiazione che anima il cuore di Gesù nei confronti di colui che Dio Padre gli diede per padre...
Se Gesù, che è Dio, ama così tanto san Giuseppe, perché non dovremmo farlo anche noi?
Tanto più che, ci dice don Bosco, proprio in virtù di questo grande affetto il Figlio non nega nulla al padre.

Tutto il testo di don Bosco vuole sottolineare la dignità di un santo che non è un santo "a metà", ma che è pienamente inserito in quel grande mistero che è la Sacra Famiglia, in cui egli ebbe a custodire come vero sposo la più santa e la più pura delle donne - Sposa dello Spirito Santo - , ed il più santo ed il più puro dei figli -il Figlio di Dio -.
La dinamica della devozione a San Giuseppe non può prescindere da questo: se nessun santo esiste "a sé stante" rispetto a Dio, maggiormente san Giuseppe può essere realmente compreso e amato solo se lo si colloca in quella dimensione sublime che lo unisce per sempre - ed in modo unico - a Gesù e Maria.

martedì 17 marzo 2015

NOVENA A SAN GIUSEPPE - ottavo giorno -



Nell' anno del bicentenario della nascita di don Bosco ho deciso di preparare una breve novena a San Giuseppe che dia qualche cenno sulla grande devozione nutrita dal santo torinese per colui che è Sposo di Maria Vergine e Padre Putativo di Gesù.







   

 O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione
 concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN 
Il grande quadro di San Giuseppe presso la Basilica del Sacro Cuore a Roma.
L'opera è di G. Rollini, che nella Chiesa romana si occupò anche di realizzare la tela di Maria Ausiliatrice, posta di fronte a questa Sacra Famiglia 


Le Memorie Biografiche, nel volume 12, riportano il racconto di una delle feste in onore di San Giuseppe, con la descrizione di una delle tante "accademie" che erano frequenti nell'oratorio, e che altro non erano se non festeggiamenti con musiche, poesie (uno spettacolino, insomma), organizzata dalla Compagnia degli artigiani.
Una delle frasi pronunciate da uno degli "attori" ci fa comprendere lo stile della devozione al santo inculcata da don Bosco:
"Gesù obbediva! Quanto più prontamente di noi, a San Giuseppe"!
Ad un orecchio poco allenato potrebbe sembrare una frase troppo forte: dovremmo obbedire a san Giuseppe?
Ma se ritorniamo all'etimologia della parola, che indica "ob-audire", "prestare ascolto a", il senso di questa affermazione si rende più chiaro.
L'ite ad Joseph tanto caramente raccomandato da don Bosco non è solo un andare da lui per affidargli delle intricate matasse da sbrogliare, siano esse materiali o spirituali.
E' invece ed anche un porgere l'orecchio per ascoltare quanto egli ci dice.
I santi non sono maghi che risolvono attraverso qualche gioco di prestigio nostri difficili problemi.
I santi intervegono - Dio permettendo - anche per offrirci soluzioni inattese ed immediate a questioni di maggiore o minore gravità, ma il più delle volte ci "illuminano" interiormente su come comportarci, su cosa dire o non dire; insomma, ci dirigono, più che prenderci in braccio.
In casi straordinari possono far tutto loro, tirandoci improvvisamente fuori dalle brutte acque in cui navighiamo; in quelli più ordinari, invece, il Signore dispone che siano per noi dei compagni di viaggio, che ci aiutino rendendo la nostra mente e la nostra anima più capace di trovare personalmente la soluzione ai problemi, di capire quale sia la volontà di Dio in determinate circostanze, o di accettare pazientemente quanto Egli dispone per noi.
In questo senso Gesù come "figlio di Giuseppe" ci insegna la vera "devozione".
Lasciarsi guidare da colui che fu scelto come per Lui come padre sapiente, umile, casto...santo!
Che dono potremmo fare al Santo Patriarca, a pochi giorni dalla sua festa, se non quello di dirgli: San Giuseppe, Padre e Custode di Gesù, Sposo di Maria Santissima, da quest'oggi in poi voglio obbedirti, cioè prestare ascolto a tutto quello che vorrai suggerirmi per guidarmi sulla via che conduce a Dio, nostra vera felicità per sempre! 

lunedì 16 marzo 2015

NOVENA A SAN GIUSEPPE - settimo giorno -

 
 
 
Nell' anno del bicentenario della nascita di don Bosco ho deciso di preparare una breve novena a San Giuseppe che dia qualche cenno sulla grande devozione nutrita dal santo torinese per colui che è Sposo di Maria Vergine e Padre Putativo di Gesù.
   



 O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione
 concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN 
 
Il grande quadro di San Giuseppe presso la Basilica del Sacro Cuore a Roma.
L'opera è di G. Rollini, che nella Chiesa romana si occupò anche di realizzare la tela di Maria Ausiliatrice, posta di fronte a questa Sacra Famiglia 
 
 

Don Bosco cercò di potenziare la devozione a San Giuseppe tra quanti beneficiavano dell'Opera Salesiana anche attraverso l'istituzione di una "Compagnia" di artigiani intitolata al santo, modello del "buono, laborioso e cristiano operaio".
La Compagnia aveva un regolamento proprio, si riuniva periodicamente, approfondiva la conoscenza della figura di San Giuseppe e praticava una vita sacramentale intensa.
Lo scopo di don Bosco era, attraverso questa aggregazione, quello di condurre maggiormente la categoria degli artigiani iscritti ad una vita di pietà ottimale, da buon cristiano e onesto cittadino, come egli amava dire in genere, riferendosi a tutti.
Il "tramite" era la figura di San Giuseppe, infatti, uno dei punti del regolamento riportato (insieme agli altri) nelle Memorie Biografiche, invitava i soci a: “mortificare i sensi esterni per potersi conservare puri e casti nei pensieri, nelle parole e nelle opere, ad imitazione di S. Giuseppe, che fu il primo ad offrire a Dio con voto la sua purità, e meritò d’essere Custode della stessa purezza, Gesù Cristo”.
In realtà il binomio San Giuseppe - purezza era frequente sul labbro di don Bosco, anche quando egli si rivolgeva ai ragazzi dell'Oratorio.
Forse ci farebbe bene "rispolverare" l'affidamento a questo grande santo per conservare e praticare la purezza, ciascuno secondo il proprio stato di vita.
Siamo tempestati da messaggi più o meno direttamente impregnati di declinazioni sessuali, in cui tutto viene ridotto al piacere dei sensi. Stampa, televisione, radio...nessun mezzo di comunicazione ne è esente.
Per resistere alla concupiscenza della carne (1 Gv 2,16) occorrono preghiera, vita interiore intensa, umiltà, ascesi.
San Giuseppe è maestro in tutte queste cose, lui che è protettore delle anime contemplative, lui che è stato così umile da non lasciare traccia di una sola parola nel Vangelo, lui che è stato così ascetico da arrivare ad un grado di santità inferiore solo a quello della sua sposa.
Allora affidiamoci a lui e soprattutto affidiamogli i tanti giovani che spesso sono travolti dalle idee del divertimento senza freni, della sensualità per gioco, e che così sviliscono il senso del vero amore cristiano, della verginità e anche del matrimonio.



 
 

domenica 15 marzo 2015

NOVENA A SAN GIUSEPPE - sesto giorno -


 
Nell' anno del bicentenario della nascita di don Bosco ho deciso di preparare una breve novena a San Giuseppe che dia qualche cenno sulla grande devozione nutrita dal santo torinese per colui che è Sposo di Maria Vergine e Padre Putativo di Gesù.
   



 O Dio onnipotente, 
che hai voluto affidare 
gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione
 concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN


  Vetrata che raffigura San Giuseppe morente, assistitito da Gesù e Maria.
L'opera si trova nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino. 




Le Memorie Biografiche di don Bosco riportano, nel VI volume,  un interessante episodio raccontato dal santo, che ancora una volta ci dimostra il suo grande affetto e la sua devozione a San Giuseppe, in questo caso quale patrono dei morenti.
Ecco come venne riportato il fatto:


"Una sera raccontava loro quanto S. Giuseppe amasse i giovanetti. 
- Or son pochi anni, ei diceva loro, un povero garzone della città di Torino, il quale non aveva ricevuto nessuna istruzione religiosa, andò un giorno a comperare un soldo di tabacco. 
Ritornato fra i suoi compagni, che lo aspettavano, volle leggere quel pezzetto di carta stampata nel quale il tabacco era stato involto dal bottegaio. 
Era un'orazione a S. Giuseppe per ottenere una buona morte. Stentava il buon giovane a comprenderne il senso, eppure era così commosso da quel poco che intendeva, da non poter staccare gli occhi dalla carta. I suoi amici, spinti dalla curiosità, avrebbero voluto ancor essi leggerla, ma egli se la nascose in seno e prese a divertirsi. 
Era per altro impaziente di rileggere quell'orazione tanta era l'ineffabile dolcezza, che aveva provato nel leggerla la prima volta. Infatti la studiò tanto che la ritenne a memoria e la recitava ogni giorno, ma quasi materialmente, senza intenzione formale di ottenere qualche grazia.

S. Giuseppe non fu insensibile a quell'omaggio, direi involontario: toccò il cuore di quel povero giovane, il quale, essendosi presentato a D. Bosco, gli procurò la fortuna inestimabile di ricondurlo a Dio. Il giovane corrispose alla grazia: ebbe il tempo d'istruirsi nella religione, che fino allora aveva trascurata non conoscendola, e potè far bene la sua prima comunione; ma poco dopo cadde in una malattia della quale morì, lodando ed invocando il nome di S. Giuseppe, che a lui aveva ottenuto pace e consolazione in quegli estremi momenti".

La cosa più stupefacente della narrazione, se ben ci pensiamo, non è tanto la conclusione: di questi casi ne avvengono da sempre, nella storia della Chiesa Cattolica. A cominciare dal buon ladrone, che addirittura si pente letteralmente "all'ultimo minuto".
L'aspetto straordinario, al quale forse non riflettiamo troppo spesso, è che i santi ci vengono a cercare.
Non siamo sempre noi a volere fare per primi amicizia con loro.
Sono loro, che dall'Alto, ci vengono incontro.
San Giuseppe agisce allo stesso modo e questo aneddoto riportato da don Bosco lo sottolinea con forza.
Non aspettiamoci che i santi scendano dal Cielo in forma di visioni mistiche: queste sono cose straordinarie, che non a tutte le anime è dato sperimentare, e che Dio predispone per i Suoi fini, in casi particolari.
No, i santi ci vengono incontro con modalità ordinarie, feriali, perché vogliono esserci vicini tutti i giorni, nel tessuto normale della nostra esistenza, nelle cose quotidiane, spicciole, che magari facciamo sempre.
Ecco perché sarebbe bene, nelle case, trovare degli spazi da destinare a qualche icona religiosa.
Don Bosco dedicò metri e metri delle sue Chiese alle opere che raffigurano san Giuseppe.
Cerchiamo anche noi un punto delle nostre case in cui porre una sua statuetta, un quadretto, una sua effige. 
Guardandola e invocando il santo, ci ricorderemo di quanto egli faccia per assisterci in vita, preparandoci così giorno dopo giorno ad essere un po' più buoni e fedeli al Signore, in attesa dell'incontro finale con Lui.

Buona e santa Domenica a tutti!