mercoledì 17 dicembre 2014

NOVENA DI NATALE - QUALCOSA DI NUOVO STA ACCADENDO! - secondo giorno



 La creazione stessa attende con impazienza 
la rivelazione dei figli di Dio; 
essa infatti è stata sottomessa alla caducità 
- non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - 
e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sappiamo bene infatti che tutta la creazione
 geme e soffre fino ad oggi 
 nelle doglie del parto".

(Rm 8, 19-22)


Gherardo delle Notti, Adorazione dei pastori
 
Qualcosa di nuovo sta accadendo: Dio che Si incarna apre la prospettiva futura - e realissima! - di una creazione intera che sarà rinnovata per sempre, resa stabile, eterna, come noi saremo eterni.
La Gerusalemme Celeste che ci accoglierà sarà questa "creazione nuova", quella che lo stesso San Paolo descrive 
"Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
queste ha preparato Dio per coloro che lo amano". (1 Cor 2,9)
 
Il passo paolino è la risultanza di versetti tratti dall'Antico Testamento, e da essi possiamo rintracciare ancora una volta il motivo di questa "creatività" del Dio che fa nuove - sempre - tutte le cose ed anche ciò che di splendido a noi riserva questa novità perenne:
 
 Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.

(Is 64,3)




"Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni - oracolo del Signore - non si parlerà più dell'arca dell'alleanza del Signore: non verrà più in mente a nessuno e nessuno se ne ricorderà, non sarà rimpianta né rifatta".
(Ger 3,16)
 
 
"Uno solo è il sapiente e incute timore,
seduto sopra il suo trono". 
(Sir 1,8)
 
Partiamo dal fondo, dal versetto del Siracide: Uno solo è il Sapiente. Dio è Unico, non ce n'è altri all'infuori di Lui. Lo professiamo nel Credo, lo attesta il primo dei Dieci Comandamenti.
Questo primo elemento ci da' una chiave di lettura importante: chi è sapiente non ha bisogno di niente e di nessuno, possiede la ricchezza più grande (secondo la stessa concezione biblica).
Dio, che è dunque il solo e vero Sapiente, non fa niente per interesse, per "tornaconto".
Se fa dunque nuove tutte le cose, se "partorisce" anche e nuovamente la creazione....non è perché abbia bisogno di un favore in cambio, come avviene nelle logiche umane.
Non solo: questo Sapiente, ci dice il Siracide, è Re. Siede su un trono. E' dunque doppiamente ricco, doppiamente "autosufficiente".
Il versetto ci dona un'ulteriore informazione: questo Re Sapiente "incute timore". 
E' un'affermazione che non va presa in senso negativo. La ritroviamo in un libro sapienzale, ed è proprio la Scrittura, che tra Salmi e Proverbi, sentenzia: "Principio della sapienza è il timore del Signore" (Sal 111,10; Pr 1,7).
Nell'Angelus dell'11 giugno 1989, San Giovanni Paolo II così ne parlò:
 
"Ma di quale timore si tratta? Non certo di quella «paura di Dio» che spinge a rifuggire dal pensare e dal ricordarsi di lui, come da qualcosa o da qualcuno che turba e inquieta. 
Fu questo lo stato d'animo che, secondo la Bibbia, spinse i nostri progenitori, dopo il peccato, a «nascondersi dal Signore Dio in mezzo agli alberi del giardino» (Gen 3,8); fu questo anche il sentimento del servo infedele e malvagio della parabola evangelica, che nascose sotterra il talento ricevuto (cfr. Mt 25,18.26).
Ma questo del timore-paura non è il vero concetto del timore-dono dello Spirito. Qui si tratta di cosa molto più nobile e alta: è il sentimento sincero e trepido che l'uomo prova di fronte alla «tremenda maiestas» di Dio, specialmente quando riflette sulle proprie infedeltà e sul pericolo di essere «trovato scarso» (Dn 5,27) nell'eterno giudizio, a cui nessuno può sfuggire.  
Il credente si presenta e si pone davanti a Dio con lo «spirito contrito» e col «cuore affranto» (cfr. Sal 51[50],19), ben sapendo di dover attendere alla propria salvezza «con timore e tremore» (Fil 2,12). 
Ciò, tuttavia, non significa paura irrazionale, ma senso di responsabilità e di fedeltà alla sua legge.
E' tutto questo insieme che lo Spirito Santo assume ed eleva col dono del timore di Dio. Esso non esclude, certo, la trepidazione che scaturisce dalla consapevolezza delle colpe commesse e dalla prospettiva dei divini castighi, la addolcisce con la fede nella misericordia divina e con la certezza della sollecitudine paterna di Dio che vuole l'eterna salvezza di ciascuno. Con questo dono, tuttavia, lo Spirito Santo infonde nell'anima soprattutto il timore filiale, che è sentimento radicato nell'amore verso Dio: l'anima si preoccupa allora di non recare dispiacere a Dio, amato come Padre, di non offenderlo in nulla, di «rimanere» e di crescere nella carità (cfr. Gv 15,4-7).

Da questo santo e giusto timore, coniugato nell'anima con l'amore di Dio, dipende tutta la pratica delle virtù cristiane, e specialmente dell'umiltà, della temperanza, della castità, della mortificazione dei sensi".
 

L'Avvento ci ricorda allora una prima cosa: se vogliamo guadagnare la "creazione nuova" che Dio ha partorito in Cristo, preparando il Paradiso per gli uomini santi, è necessario riconoscerlo Re Sapiente ed invocare anche per noi la sapienza del Signore, che comincia proprio con il santo timore di Dio e con l'osservanza della Sua legge di amore.
 
Il versetto tratto da Geremia ci offre una visione stupenda: quando avremo finalmente raggiunto questa meta, la nuova Terra ed i nuovi Cieli, l'Alleanza sarà "stabile per sempre", immutabile, eterna. 
Non avrà bisogno di essere "ricordata" (come facciamo ad es. nella Celebrazione Eucaristica) né rinnovata. Saremo per sempre "uniti" a Dio, nell'Uomo-Nuovo e Dio Figlio Cristo Gesù.
 
Isaia, infine, ci incoraggia a non lasciarci abbattere o sviare dalla nostra debolezza: mai si è udito, mai si è visto che altri, a parte Dio, il nostro Dio, abbia preparato una cosa così nuova e così bella, come Dio fa per noi.
 
L'Avvento è il tempo in cui rafforzare il nostro desiderio, la nostra speranza, la nostra fede. Perché l'aspettativa ardente, l'attesa impaziente della creazione di essere rinnovata ha già cominciato il suo conto alla rovescia, da quando l'Uomo Nuovo - il Dio Eterno è venuto ad abitare in mezzo a noi, cominciando quel cammino di condivisione delle sorti umane:
 
"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 
Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. 
Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi.
E del luogo dove io vado, conoscete la via".
(Gv 14,1-4)

Questa via è la Sacra Umanità del Nostro Salvatore, fattoSi Uomo come noi, in quel Santo Natale di duemila anni fa...quel Natale di cui anche quest'anno, faremo memoria, per ricordarci la grande gioia che ci attende per sempre!

Nessun commento:

Posta un commento