venerdì 6 giugno 2014

PACE ARTIGIANALE, NON INDUSTRIA DEL PREFABBRICATO!


"La pace non si può comperare, non si vende. 
La pace è un dono da ricercare pazientemente
 e costruire artigianalmente
 mediante piccoli e grandi gesti 
che coinvolgono la nostra vita quotidiana. 
Il cammino della pace si consolida 
se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue 
e facciamo parte del genere umano; 
se non dimentichiamo di avere un unico Padre nel cielo 
e di essere tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza".




Ammetto di non aver pensato subito alla contrapposizione tra "industria ed artigianato", ascoltando le parole di Papa Francesco in Terra Santa, ma un pensiero raccolto ieri mi ha fatto meditare su questo concetto. (un grazie di cuore al sacerdote che si è reso così foriero di un ulteriore spunto di approfondimento!)
Le riflessioni personali che ne sono scaturite le inserisco allora a corredo di quanto inizialmente avevo progettato di scrivere, partendo dall'idea che avevo avuto a pochi giorni dalla conclusione del viaggio apostolico del Santo Padre: la differenza "sottile" tra arte ed artigianato.
Credo non sia da sottovalutare questo elemento: l'espressione artistica è la più elevata e sublime cui possa arrivare l'uomo, ma tende ad essere spesso associata mentalmente a quella che produce "pezzi da museo", oggetti belli da contemplare, capaci di suscitare riflessioni anche profonde e da cui farsi emozionare...ma poco adatti ad un uso pratico, per svariate ragioni.
Perché spesso l'arte crea oggetti da guardare e basta, perché il contatto con le mani o altri agenti esterni ne pregiudicherebbe la qualità e la durata o perché la preziosità eccessiva dei materiali ne renderebbe pericoloso ed imprudente un utilizzo frequente.
Al contrario, l'artigianato è fucina di oggetti belli ed utili, da osservare, ma anche da utilizzare.
Questo è il frutto di una mentalità che solo a partire dal XV secolo cominciò a distinguere nettamente arte ed artigianato.
Inizialmente entrambi erano due settori afferenti ad arti diverse: liberali le prime, meccaniche (manuali che dir si voglia) le seconde. Ma pur sempre "arti".
A ben vedere, nell'artigianato c'è un aspetto artistico: un prodotto viene interamente realizzato a mano, necessitando quindi di una totale conoscenza e padronanza di tecniche, materiali, ma c'è anche l'aspetto non prettamente artistico, quell'insieme di capacità intuitive per risolvere problemi legati ad un processo in cui niente è necessariamente "matematico" (un filo si può spezzare, una stoffa si può tagliare e via dicendo).
Questo determina però una preziosa combinazione tra il lato artistico (la qualità dei materiali e la maestria dell'artigiano) e quello pratico (la realizzazione di un prodotto di uso spesso quotidiano, o comunque frequente, che abbia una connessione con aspetti altrettanto pratici della vita comune).
Penso ad oggetti come i famosi lampadari di vetro: non solo opere d'arte, ma anche d'artigianato, a volte veri e propri capolavori, con una spiccata funzione pratica e di uso quotidiano.

Intendere allora la pace come un prodotto artigianale ci pone davanti ad una necessità: imparare a coniugare arte e manualità, conoscenze teoriche e praticità, abilità intellettiva e psicologia.
L'arte potrebbe stare nelle finissime doti e conoscenze che uno stratega, un "diplomatico" della pace dovrebbe possedere: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia. 
Sono le quattro virtù cardinali: come si può pensare di costruire la pace senza queste "doti" che consentono di dosare secondo verità, ma anche con moderazione, le parole, i gesti, i pensieri?
Questo consente di essere al "primo" livello di pace artigianale: la pace da "vivi e lascia vivere" che potrebbe avere anche un uomo non necessariamente cattolico, ma dotato di buone virtù "umane".
Occorre poi l'umiltà, perché senza di essa, l'uomo sarebbe pronto a replicare ad ogni torto subito con una finta giustizia, che non è sempre detto che corrisponda alla vera pace.
Questa permette di passare al "secondo" livello della pace". Senza di essa, si avrebbe la pace del "vivo e lascio vivere finché qualcosa non mi infastidisce al punto da farmi perdere le staffe, e farmi mandare a monte il bene comune".

Sono necessarie anche e soprattutto le tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Solo per fede si può credere che la pace di questo mondo, a volte frutto di compromesso con l'orgoglio ed all'interesse personale, è inferiore alla pace vera che aspetta il cristiano nella Gerusalemme Celeste, ma che tuttavia va costruita per preparare quella pace futura e duratura; solo con questa speranza proiettata nell'eternità, ci si può impegnare per la costruzione di una pace costosa, ricercata, perseverante.
Solo animati dalla carità che rende l'uomo capace di vedere nell'altro uomo un suo "simile", una creatura di Dio, è possibile "investire" sulla sfida della pace.
 Le tre virtù teologali consentono l'approdo ad una pace che non è solo dettata da "quietismo" sociale o da egoismo, ma che è radicata in Cristo, Cuore del mondo, la cui "Immagine e somiglianza" si ritrova in ogni uomo.
C'è poi un legame intenso tra "pace" ed "evangelizzazione", ed è questo un aspetto che merita approfondimento personale, anche alla luce della recente "Evangelii Gadium" di Papa Francesco.
Nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n 66, si legge:
"La dottrina sociale è parte integrante del ministero di evangelizzazione della Chiesa.
Tutto ciò che riguarda la comunità degli uomini - situazioni e problemi relativi alla giustizia, alla liberazione, allo sviluppo, alle relazioni tra i popoli, alla pace - non è estraneo all'evangelizzazione e questa non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell'uomo.
Tra evangelizzazione e promozione umana ci sono legami profondi: legami di orgine antrolopologico, perchè l'uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche.
Legami di ordine teologico, poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della Redenzione che arriva fino alle situazioni molto concrete dell'ingiustizia da combattere, e dalla giustizia da restaurare.
Legami dell'ordine eminemente evangelico, quale è quello della carità: come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella giustizia e nalla pace la vera, l'autentica crescita dell'uomo"?

Essere costruttori di pace è dunque essere un po' artisti, un po' scienziati, un po' studiosi....e non va dimenticato neanche l'aspetto "biblico": se il cattolico perdesse di vista il modello che Cristo stesso offre, la sua pace non corrisponderebbe a quella voluta da Dio.
Cristo è il Cristo pacificatore che sana l'orecchio di Malco e ordina a Pietro di rimettere la spada nel fodero; è quello che chiama Giuda "amico" fino all'ultimo, sperando in un suo ravvedimento; è l'Uomo di pace che perdona subito il ladrone pentito e gli offre addirittura la ricompensa del Paradiso.
Di più: Gesù è il Dio che accetta di prendere una natura umana per venire finalmente a riappacificare il genere umano con la divinità.

Ma il bello del prodotto artigianale - sotto il profilo pratico - è anche un altro: a volte l'artigianato comporta una sfida, perché l'originalità di ogni pezzo creato può portare alla necessità di accomodamenti di materiali, soluzioni, cose che in un certo senso vanno "improvvisate" man mano che ( e se!)  si presentano degli imprevisti di esecuzione.
La tecnica va affiancata al buon senso pratico, al buon senso comune, all'uso dell'intelligenza (anche e puramente umana).
E' il rovescio della medaglia in un'opera che non sia industriale: nell'industria ogni cosa è tagliata, assemblata, cucita, incollata in maniera perfettamente identica. Nessuna variazione di misure, materiali, tempi. E' tutto prodotto da una macchina.
Nell'artigianato (ma questo non è solo il rovescio, ma anche il lato sorprendentemente bello dell'attività!) ogni prodotto porta con sè un'alea di rischio, ma richiede anche l'impegno costante di chi lo realizza.
Occorre essere sempre pronti: pronti a riflettere prima di agire, pena errori anche non immediatamente riparabili, ma è necessario anche essere pronti ad andare "di fretta" dopo aver valutato tutto bene (penso al discorso di Papa Francesco su Maria che va "di fretta" da Elisabetta o che "di fretta" prende l'iniziativa in favore degli sposi di Cana).
Occorre essere un po' sapientemente psicologi, per adattare le soluzioni personali alla persona o alle persone con cui e verso cui si sta "costruendo" la pace.

Anche in questo la pace è artigianale: non la si può comprare in modello unico per tutti.
Va "tagliata e cucita addosso" a ciascuno in modo differente, tenendo conto di molteplici fattori: caratteriali, sociali, storici, culturali.

In questo c'è tutta la "fatica" di quei piccoli gesti quotidiani di cui scrive Papa Francesco.
Costerebbe meno una pace prefabbricata, da applicare in dosi identiche per ogni circostanza; è più delicata e più impegnativa la pace che si realizza con pazienza e sforzo costante, nella conoscenza di colui che sta di fronte al costruttore di pace e di quanto lo circonda.
Gesù stesso è stato "artigiano" della pace in tal senso e lo è tutt'ora: la storia di tanti santi che tali sono diventati proveniendo da esperienze di peccato, lo dimostra.
Per qualcuno è stata necessaria una "scrollata" vigorosa, per altri un percorso di accompagnamento più dolce, fino al completo cambiamento di vita.
Il Vangelo ce ne offre un assaggio: nei confronti di Pietro, Gesù ha spesso atteggiamenti forti, che tendono a riportarlo sulla strada giusta; con la Samaritana, il Maestro si dimostra affabile oltre ogni aspettativa sociale possibile per l'epoca, nei rapporti tra un uomo ed una donna, ed altrettanto fa con la Maddalena.
Con i venditori nel Tempio si arriva alla "sferzata pubblica", per cercare di riappacificare con Dio  una schiera di persone che onora il Signore solo con le labbra.
Tutta la vita di Gesù è stata un continuo costruire "ponti" con gli uomini, ma sempre "senza dimenticare Dio" (cfr. Papa Francesco, discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede).
Al cristiano viene chiesto di fare altrettanto: costruire ponti, realizzare un prodotto artigianale di qualità, giorno dopo giorno, senza stancarsi di porre, al centro di tutto, Colui che non Si stanca mai di tendere le braccia per fare il "primo passo" e per accogliere chi voglia ritornare a Lui.

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