giovedì 17 aprile 2014

SETTIMANA SANTA: tempo per meditare - Nell' Eucaristia riceviamo Tutto!



"Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli".

Pascal Dagnan-Bouveret, Ultima Cena

Fra qualche ora ci ritroveremo davanti all'Altare, per la celebrazione della Messa in Coena Domini. Faremo memoria dell'Ultima Cena, istituzione dell'Eucaristia e del Sacerdozio.
Rivivremo la "lavanda dei piedi", ci nutriremo del "pane dei forti, degli angeli, dei pellegrini, dei figli".
La sequenza ci porta su un tema di fondamentale importanza se pensiamo a quello che il Venerdì Santo ci presenterà: la Passione del Signore, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, la presenza di Maria, Giovanni, della Maddalena e delle pie donne sotto la Croce.
Circa la partecipazione di Maria all'Ultima Cena, le opinioni degli autori sono divergenti, taluno non la esclude, altri la negano.

Fermiamoci allora a quella che è certezza: la partecipazione dei discepoli.
Gesù ha preparato tutti i Suoi alla Sua morte, adesso però dona loro Sé stesso, dona loro il Pane Vero che fortifica e sostiene.
Eppure, nonostante quel Pane, nonostante il Vino che è il Sangue di Cristo Agnello Immolato, Giuda tradisce il Signore, gli apostoli si addormentano nell'Orto degli Ulivi, Pietro rinnega Cristo per tre volte,  tutti - eccezion fatta per Giovanni, la Maddalena e Maria - disertano il Calvario.
C'è da chiedersi dove fosse l'amore per Cristo, in quel momento, in quella situazione in cui l'Amico aveva bisogno degli amici, del loro sostegno, del conforto, della compartecipazione, semplicemente della presenza.
Eppure potremmo porci anche un'altra domanda, forse più sottile, meno lampante nell'evidenza dei fatti: se essi non avessero ricevuto quella Santa Eucaristia, che fine avrebbero fatto?
Quanto più si sarebbero macchiati di tradimento, abbandono, diserzione, infedeltà?
A ben pensarci, lo scenario che si prospetta loro nel passaggio dall'Ultima Cena all'arresto di Gesù, non è dei più facili da gestire.
Si presenta ai loro occhi una commistione di situazioni complicate, in cui si intersecano fattori diversi: dal "crollo" delle loro sotterranee aspettative in un Messia di gloria terrena - aspettative magari ancora coltivate quasi nell'inconscio -, alla possibilità di andare incontro alla morte anche per loro, fino alla ....banale, umanissima paura. Paura davanti ai soldati che arrivano a frotte a catturare il Cristo, paura nel vedere fin dove può giungere il tradimento di uno di loro, paura nel sentirsi non solo il Sinedrio contro, ma finanche quasi tutta la folla che grida "Ridacci Barabba!".
Indubbiamente, l'evolversi rapidissimo degli eventi non facilita le decisioni pacate e riflessive.
Gli apostoli, i discepoli, reagiscono quasi d'istinto.
L'istinto li porta a scappare, mentire, colpire di spada (come nel caso di Pietro che stacca l'orecchio a Malco).
E tutto questo, dopo aver ricevuto la Prima Santa Eucaristia della loro vita.
E' un particolare da non sottovalutare: le anime dei seguaci di Cristo erano terreni che con pazienza il Maestro aveva dissodato e coltivato, fino a donarSi completamente nell'Ultima Cena.
Eppure tutti in un modo o nell'altro "cadono" (certamente eccezion fatta per Maria Santissima, seppure il suo ruolo sia diverso da quello degli apostoli e il Vangelo non dica molto su di lei, in questo contesto).
Giuda è la dimostrazione che si può ricevere il Corpo e Sangue di Cristo, ma vivere in palese contraddizione con la santità di quel Gesù che si riceve. Il Suo tradimento è la caduta totale dell'uomo...infedeltà dopo infedeltà.
Pietro, che prima - a parole - sembra paventare un coraggio fuori dal comune, con il suo sonno ed il suo triplice rinnegamento, ci stimola ad invocare sempre con costanza il dono della fortezza e quello della fede che sia capace di giungere fino all'eroismo del martirio.
Dio opera in noi se al Sacramento che riceviamo accompagniamo la preghiera e la vita ascetica, la fedeltà nel poco e nel molto.
Giovanni, l'apostolo prediletto, con il suo addormentarsi nell'Orto degli Ulivi è un po' il simbolo della "santità umana" fatta di imperfezioni, perchè tutti siamo esseri umani e finanche i più santi, i più fedeli, a volte cadono in piccole mancanze, o, appunto, in imperfezioni. 

Quando riceviamo la Santa Eucaristia fermiamoci a contemplare Colui che riceviamo: Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
Lui ci trasforma: la Sua Umanità perfettissima ci dà un'umanità perfezionata, capace di maggiore resistenza al dolore spirituale, psicologico e fisico, e tutte le altre doti umane che rendono l'uomo "umile e mite" già sul piano puramente umano.
La Sua Divinità ci consente di accostarci - in Lui, con Lui, per mezzo di Lui - al Padre ed allo Spirito con il quale è Unito nella Santissima Trinità.
Ricevendo Gesù abbiamo tutto: la perfezione dell'Uomo, la Volontà del Padre, la Parola del Figlio, i Doni e l'Amore dello Spirito.
Ricevendo la Santa Eucaristia abbiamo - se vogliamo farne buon uso! - la possibilità di diventare uomini capaci di discernere il volere del Padre, seguire la Parola del Figlio e tutto questo attraverso i doni del Paraclito.
Il dono di Cristo non è mai "forzatura" sulla nostra anima e sulla nostra corporeità: Egli ci chiede di cooperare con Lui, di lasciarci trasformare da Lui, dal dono di Sé Stesso.

Che grandezza, un Dio che si dona completamente all'uomo!
La scena dei discepoli riuniti attorno al Cristo nell'Ultima Cena, quella della loro diserzione, quella dei pochi fedeli, quella del ritorno di quasi tutti, dopo il Sabato Santo, siano per noi l'incentivo a fare TESORO del PIU' GRANDE DEI TESORI: la Santa Eucaristia, vero cibo dei forti!

Un augurio ed una preghiera per tutti i sacerdoti, che oggi veramente festeggiano il loro essere stati scelti per conformarsi maggiormente a Cristo, affinché siano santi e santificatori, sul modello del Cuore sacerdotale di Cristo!

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