lunedì 7 aprile 2014

SALVARE L'ALTRO - riflessioni a margine del Vangelo di oggi -


  "Mi viene da pensare alla tentazione, 
che forse possiamo avere noi e che tanti hanno, 
di collegare l’annunzio del Vangelo 
con bastonate inquisitorie, di condanna.

 No, il Vangelo si annunzia 
con dolcezza, 
con fraternità,
 con amore".




La Liturgia della Parola ci ha proposto quest'oggi due letture che si richiamano vicendevolmente e ci aiutano ad approfondire il ruolo di Gesù "mediatore" tra Dio e l'uomo.

Nel primo brano (Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62) viene raccontata la storia di Susanna e i vecchioni: Susanna è una donna sposata di sani ed irreprensibili consumi, ma due anziani - eletti come giudici dal popolo - l'accusano di adulterio, testimoniando il falso contro di lei.
Dio si serve di Daniele, un giovanetto, per scagionare la donna, riuscendo a far cadere i due anziani nella stessa trappola di malvagità che avevano inscenato a suo danno, spinti dalla passione verso la bella Susanna.

Nel Vangelo (Gv 8,1-11) viene invece raccontato l'episodio della donna adultera accusata dagli scribi e dai farisei e condotta da Gesù.
Qui è il Signore stesso che interviene, con la famosa frase  «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei», rivolta agli uomini già pronti per lapidarla.

Mi colpisce l'atteggiamento dello "stare in mezzo": è un'espressione che si ritrova tanto nella prima lettura, quanto nel Vangelo.
E' il gesto che compie Daniele, nel rapportarsi al popolo in difesa di Susanna; è quello che viene fatto assumere all'adultera del Vangelo, posta "in mezzo" da scribi e farisei.

Nell'agire di Daniele, che si pone "in mezzo" al popolo pronto a dare credito ai falsi accusatori, è possibile però "rileggere" la missione di Gesù "giudice giusto" (2Tm 4,8).
Gesù si pone in mezzo come "divisione" tra il farisaico modo di interpretare la legge - pur trasgredendola - e la vera Misericordia, il vero Amore.

Gesù, come "mediatore" tra Dio e gli uomini è esattamente colui che "sta in mezzo" (lo conferma anche l'etimologia della parola) e questo deve essere dunque l'atteggiamento di ogni buon cristiano: separare il bene dal male secondo quanto la Parola, la Chiesa, la Dottrina ci insegnano.
Solo quando l'uomo è "corrotto" dal suo peccato (accecato come i due anziani annebbiati dalla passione per Susanna), perde completamente la capacità di essere "spartiacque" tra ciò che è bene e ciò che non lo è.
A questo punto si innesca il meccanismo "perverso" per cui non è più Dio a dettare nella creatura la capacità di discernere apertamente, ma l'essere umano "mette in mezzo" l'altro, punta cioè il dito contro il fratello, contro la sorella, lo tira in ballo, lo accusa.

Gesù reca all'umanità la buona Novella e ci invita a fare un passo in avanti rispetto a quello che ci indica Daniele: quest'ultimo scagiona una donna innocente, Gesù porta la Sua misericordia ad una donna peccatrice, la salva dalla condanna di morte e la invita a non peccare più.
E' un monito per ciascuno di noi: non possiamo condannare il peccato "uccidendo" noi stessi gli altri (con la calunnia, con la mancanza di carità o finanche con sistemi di giustizia che contemplino la pena di morte).
Il nostro compito è di aiutare l'altro a "far luce" sulla sua condotta non coerente con il Vangelo e cercare di spingerlo verso le braccia di Gesù, l'Unico che può accordare il perdono di Dio Padre, nel sacramento della Confessione.

Quel "non giudicate per non essere giudicati" (Mt 7,1) risuona come un sottofondo nel Vangelo di oggi e ci spinge a guardare con occhio di fratello - non di nemico! - anche i "lontani".
Siamo noi ad avere il compito di collaborare con Cristo per riavvicinarli a Lui!
Dio è venuto per salvarci!

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