domenica 16 marzo 2014

TRIDUO A SAN GIUSEPPE - primo giorno -


Per il triduo di quest'anno sarà utilizzata l'esortazione apostolica  "Redemptoris Custos", di Giovanni Paolo II, pubblicata nel 1989, e dedicata alla "figura e alla missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa".

Buona preghiera a tutti!


TRIDUO A SAN GIUSEPPE - primo giorno -
La collaborazione fra uomo e donna nella Chiesa, a partire dalla presenza di S. Giuseppe nella Sacra Famiglia




O Dio    onnipotente, 
che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente 
al compimento dell'opera di salvezza.

AMEN



Dall'esortazione apostolica "Redemptoris Custos" di Papa Giovanni Paolo II: 

"Ritengo, infatti, che il riconsiderare la partecipazione dello sposo di Maria" all'economia della salvezza "consentirà alla Chiesa, in cammino verso il futuro insieme con tutta l'umanità, di ritrovare continuamente la propria identità nell'ambito di tale disegno redentivo, che ha il suo fondamento nel mistero dell'Incarnazione. Proprio a questo mistero Giuseppe di Nazaret «partecipò» come nessun'altra persona umana, ad eccezione di Maria, la madre del Verbo incarnato.
Egli vi partecipò insieme con lei, coinvolto nella realtà dello stesso evento salvifico, e fu depositario dello stesso amore, per la cui potenza l'eterno Padre «ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo» (Ef 1,5)".

Riconsiderare il ruolo e la partecipazione di Giuseppe accanto a Maria nel mistero della economia della salvezza: se ne potrebbero dare molteplici interpretazioni, ma allo stato attuale, è soprattutto una che balza ai nostri occhi ed è quella che conduce alla riaffermazione della centralità della famiglia come fondata sull'unione tra uomo e donna.
Questo implica andare al di là delle "capacità generative fisiche": Giuseppe e Maria crescono con amore un figlio che non ha la "carne umana" di Giuseppe.
Questo significa superare le concezioni egoistiche dell'amore come possesso: Giuseppe non si unisce carnalmente alla sua sposa, eppure l'amore della Santa Coppia supera ogni altro amore umano.
Questo significa oltrepassare sia le ideologie maschiliste di predominio dell'uomo sulla donna (indubbiamente la dignità di Maria è superiore a quella di Giuseppe), che quelle di sfrenata emancipazione femminile (Maria rimane pur sempre sposa fedele, che riconosce al marito il suo ruolo di capofamiglia, come dimostrano le sue parole al momento del ritrovamento di Gesù nel Tempio).
Questo può essere il punto di avvio per l'equilibrio partecipativo alla vita della Chiesa fra uomo e donna, che già avviato con le riflessioni di Giovanni Paolo II, con alcuni suoi atti magisteriali e la lunga collaborazione per la sua pastorale matrimoniale a fianco della figlia spirituale Wanda Poltawska e poi  preseguito da Papa Benedetto XVI, è ora fortemente asupicato anche da Papa Francesco.

La collaborazione fra uomo e donna, che nella vita cristiana passa attraverso molteplici modalità, dal matrimonio, alla cofondazione di ordini religiosi, al lavoro in settori di volontariato e quanto altro si possa enunciare, è una fonte di ricchezza.
Può essere feconda se realizzata con l'obiettivo di far "ri-nascere" giorno dopo giorno ciò che è il Verbo Incarnato: l'amore verso gli altri e verso Dio.
Tanto che il "Prossimo" sia il figlio da far nascere e da educare, quanto che sia il malato di un'opera religiosa assistenziale, tanto che si tratti dei religiosi da formare in nuove congregazioni.

Guardare a Giuseppe - senza scinderlo da Maria e da Gesù - è ritornare all'incipit biblico: "a immagine di Dio li credo, maschio e femmina li creò". (1 Gn, 27)
Paradossalmente, ricordare il ruolo di un uomo nel mistero della Salvezza è rivalutare nella giusta misura anche quello della donna.


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