lunedì 31 marzo 2014

TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA - secondo giorno: l'ascetica è forza liberatrice da esercitare verso gli altri


TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA, IL SANTO DELLA QUARESIMA
Secondo giorno: "L'ascetica è forza liberatrice da esercitare verso gli altri"


O Dio, con la vita povera di Cristo, 
Santuario di San Francesco di Paola,  Paola (Cs)




ci hai voluto arricchire dei beni 
celesti: 

concedici che, 
sull'esempio del nostro protettore
san Francesco, 

possiamo vivere col cuore distaccato 
dai beni di quaggiù 

e rivolto sempre ai beni del tuo Regno.

AMEN



Dal libro "Scritti su San Francesco di Paola" di Mons. Giuseppe Morosini:
«La vera forza liberatrice dell'ascesi S. Francesco di Paola l'ha esercitata nei confronti degli altri.
La sua umanità, l'accoglienza esercitata verso tutti, la sensibilità dimostrata verso i problemi e le difficoltà degli altri, sono state frutto di quella purificazione interiore che l'ascesi porta con sé: "Il digiuno rende il cuore contrito ed umiliato", ha scritto nella Regola per i frati.
Il culto dell'umiltà, legato a filo doppio con il digiuno, rende capaci "di essere benigni, modesti ed esemplari", "di onorarsi a vicenda nella carità", "di perdonarsi scambievolmente fino a dimenticare il torto ricevuto": sono le semplici ma grandi racomandazioni lasciate da S. Francesco nelle sue Regole per costruire la comunione nella comunità.
S. Francesco non si tira indietro e accetta la sfida della vita, superando gli spazi angusti della solitudine contemplativa per prendere il largo della storia, interpretando l'incalzare degli avvenimenti come il segno di una missione che Dio gli affida.
L'umile e austero eremita si trasforma in profeta severo, esigente, coraggioso, non disponibile a compromessi.
Il cronista di corte francese nota questa trasformazione, anche se solo da un punto di vista umano: "Si muoveva come uno educato da sempre alla vita di corte"»  
L'ascesi apre il cuore agli altri, rende capaci di stare "meglio" con tutti, trasforma la capacità "qualitativa" dell'essere con Dio e con il prossimo, chiunque esso sia.
Guardando al modello, che è Cristo, si ritrova esattamente in Lui questa capacità di vivere il rapporto interpersonale in maniera molto naturale, spontanea: Cristo sa stare con tutti e così Lo ritroviamo a pranzo con pubblicani, peccatori, come pure dagli sposi di Cana, dagli amici Marta, Maria e Lazzaro, con i Suoi discepoli e con le folle, come nell'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Gesù Signore sa come relazionarsi con il Padre nella preghiera solitaria, così come in quella collettiva (il Padre Nostro, l'istituzione dell'Eucaristia); è capace di parlare con i capi religiosi del Suo tempo, con i poveri, con i ricchi.
Per ciascuno ha modi, sfumature linguistiche e psicologiche differenti, ma non in base ad un capriccio personale, ma tenendo conto di quanto l'altro necessita per essere avvicinato a Dio, ora con una parola dolce, ora con un rimprovero.
Qual è il "segreto" che nasconde l'ascesi, come rende possibile tutto questo?
Credo che occorra tornare alla derivazione etimologica già chiarita ieri: ascesi-esercizio, esercitarsi.
L'ascesi esercita nella vicinanza sempre maggiore a Dio e, attraverso il distacco dalle cose non necessarie, anche ai bisogni degli altri.
E' in sostanza un progressivo allenamento alla "Verità": più si avanza nel percorso ascetico, maggiormente si percepisce l'intensità e la forza di questa Verità.
Solo in nome della Verità e dalla Verità, l'uomo trova la forza di "denunciare" il male, senza temere di parlare davanti al ricco, al potente, al dotto.
Solo per amore della Verità si impara a stare con tutti, in ogni ambiente, nella certezza di essere tutti fratelli in Cristo, e di avere la responsabilità di condurre a Lui chi è ancora lontano.
Solo attirati dalla Verità è possibile sentire slanci d'amore verso i derelitti, i più poveri, i più abbandonati, chinarsi sulle miserie umane come hanno fatto tanti santi, da S. Francesco d'Assisi al nostro Santo paolano, fino a Madre Teresa di Calcutta.
L'ascesi diventa allora necessario pane quotidiano per tutti, perché solo coltivando in noi uno spazio per l'unica ricchezza, che è la Verità, è possibile imparare a sentirsi sorretti da Dio in ogni ambiente e a portare Lui in ogni luogo, a persone di ogni ceto, a portare l'Amore anche ai non credenti.

  

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