martedì 4 febbraio 2014

SIAMO VENUTI PER....ADORARE: Liturgia sorgente di santità


Se quest'oggi ho deciso di condividere con voi un pensiero di riflessione "liturgica" non è un caso.
Non è casuale neanche la scelta di farlo anche attraverso le parole di Mons.Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni pontificie: quest'oggi ricorre infatti il suo 25° anniversario di ordinazione sacerdotale.
Ne rendiamo lode al Signore, accompagnandolo con la preghiera per il suo prezioso servizio alla Liturgia, al Papa, alla Santa Chiesa.


(Per completezza, riporto i link ai post nei quali ho affrontato l'argomento della "Partecipazione attiva alla S.Messa" prima parte  -   seconda parte -    terza parte




 SIAMO VENUTI PER ADORARE: riflessioni liturgiche

Uno dei primi "slogan" cui mi sono imbattuta quando, anni fa, cominciai ad approfondire il tema della Sacra Liturgia, fu quello di "Liturgia creativa".
E' un concetto che si comprende soltanto addentrandosi un po' nelle varie norme liturgiche, ma soprattutto nello studio dei testi conciliari riguardanti la Celebrazione Eucaristica.
Solo così facendo si riesce ad avere cognizione del "come" dovrebbe svolgersi il Sacro Rito e come a volte invece viene celebrato, allorché irrompe la "falsa"ed erronea creatività: dai casi limite di vere e proprie "creatività cinematografiche" ad abusi liturgici più o meno gravi.
Fino a -e non mi pare sia poco- quella sorta di "sciatteria" che  in alcuni casi si può "toccare con mano" allorché capiti di avere a che fare con assemblee distratte, lettori poco o per niente preparati, improvvisazioni e monizioni fiume....

Una Messa poco "curata" o molto "caotica" sarà una Messa poco..."sentita".
Non farà accendere l'interrutore della corrente elettrica che dovrebbe collegare l'uomo a Dio.
Mancheranno i presupposti perché ciò accada.
E' facile sperimentare quanto ciò sia vero: i casi più semplici di un disturbo (come un chiacchericcio inopportuno, lo schiamazzo eccessivo di bambini) dimostrano proprio come la capacità di "addentrarsi" nel Mistero, di "concentrarsi", di "raccogliersi" vadano di pari passo anche con tutto ciò che è liturgico, teologico, ma anche "pratico", nella S.Messa.



Scrive Mons. Marini nel suo libro "Liturgia- Mysterium salutis":

"Tutto nella liturgia, e in specie nella Liturgia eucaristica, deve tendere all'adorazione, tutto nello svolgimento del rito deve aiutare a entrare dentro l'adorazione che la Chiesa fa del suo Signore.

Considerare la liturgia come luogo dell'adorazione, dell'unione con Dio, non significa perdere di vista la dimensione comunitaria della celebrazione liturgica, né tanto meno dimenticare l'orizzonte della carità.

Al contrario, soltanto da una rinnovata adorazione del mistero di Dio in Cristo, che prende forma nell'atto liturgico, potrà scaturire un'autentica comunione fraterna e una nuova storia di caarità, secondo quella fantisia e quell'eroicità che solo la grazia di Dio può donare ai nostri poveri cuore".


Questo "adorare" Dio nella Liturgia non fa smarrire dunque la "partecipazione attiva" alla S.Messa (nel senso corretto del termine, secondo quanto ben definito già da Pio XII nella Lettera Enciclica Mediator Dei), che comporta non solo l'esteriorità del "servizio" che il laico può offrire nella Liturgia, ma anche e soprattutto l'adorazione a Dio, la preghiera di intercessione per gli altri -oltre che per sè stesso-, l'offerta del proprio sacrificio assieme a quello di Cristo a beneficio di tutti: è qui la dimensione "spirituale" e comunitaria della Messa.
Ciascuno partecipa adorando e offrendosi, mentre Cristo rinnova la Sua offerta!

Mons. Marini rammenta:

"Giustamente il Concilio Vaticano II ha insistito tanto sulla necessità di favorire un'autentica partecipazione dei fedeli alla celebrazione dei santi misteri, nel momento in cui ha ricordato la chiamata universale alla santità.
Tale indicazione ha trovato conferma e rilancio nei tanti documenti successivi del magistero fino ai nostri giorni.
Tuttavia, non sempre vi è stata una comprensione corretta della partecipazione attiva.
Certo, si partecipa attivamente anche quando si compie, all'interno della celebrazione liturgica, il servizio che è proprio di ciascuno; si partecipa attivamente anche quando si ha una migliore comprensione della parola di Dio ascoltata e della preghiera recitata; si partecipa attivamente anche quando si unisce la propria voce a quella degli altri nel canto corale...
Tutto questo, però, non significherebbe partecipazione veramente attiva se non conducesse all'adorazione del mistero della salvezza in Cristo Gesù, morto e risorto per noi: perché solo chi adora il mistero, accogliendolo nella propria vita, dimostra di aver compreso ciò che si sta celebrando e, dunque, di essere veramente partecipe della grazia dell'atto liturgico" .

Ma l'adorazione non fa smarrire nemmeno la dimensione della carità.

Scirve sempre Mons. Marini:

"I santi hanno celebrato e vissuto l'atto liturgico partecipandovi attivamente.
La santità, come esito della loro vita, è la testimonianza più bella di una partecipazione davvero viva alla liturgia della Chiesa".


La Messa si conclude con un..."mandato": ITE, MISSA EST- Andate, la Messa è finita.
E' un invito a vivere la Messa fuori dalla Messa: a lodare, amare Dio nel quotidiano, nei fratelli, nell'offerta "spicciola" di noi stessi e delle nostre attività.

Mi vengono in mente tre grandi santi che hanno realizzato proprio questo, nella loro intensissima vita: Santa Teresa d'Avila, San Francesco di Sales e San Giovanni Bosco.
Della prima, basterebbe dire che, proprio lei che è stata proclamata "Dottore della Chiesa" per i suoi scritti sulla mistica (in particolare sull'orazione mentale) spese la sua attività di riformatrice del Carmelo viaggiando quasi ininterrottamente, per fondare i nuovi monasteri o visitare quelli già eretti.
In un'esistenza di tale "avventurosità" la sua santità non diminuì, ma aumentò.
La sua vita era preghiera anche quando non si snodava negli spazi "classici" dell'orazione, ma negli spostamenti, negli incontri con nobili, benefattori, monache, religiosi e sacerdoti.

Di San Francesco di Sales, anche lui dottore della Chiesa, anche lui autore di testi di mistica (come il "Trattato dell'Amor di Dio") e altre opere di ascetica che alla sua epoca furono dei veri e propri best-seller -e oggi dei classici della spiritualità- mi piace riportare una "pennellata" uscita dalla penna del biografo francese Trochu:

"Vive una santità più che mai diffusiva: profonda e comunicante.
Accade che la sua preghiera sia breve quanto intensa e, poi, si dia in pasto a quelli che l'attendono.
Come da una pubblica fontana, tutti possono attingere da lui".

Non si può che dire, anche in questo caso, che la vita liturgica intensa è la "sorgente" della santità e della spiritualità del santo, e si trasfonde poi in tutta la sua vita, anche nelle occupazioni pastorali.

Infine, su don Bosco, che consigliava (non a caso!) la partecipazione alla S.Messa frequente
-se possibile quotidiana-, mi piace lasciare la parola a don Ceria, autore del libro "Don Bosco con Dio":

"In don Bosco lo spirito di preghiera era ciò che nel buon militare è lo spirito marziale, ciò che in un bravo artista è il gusto e in uno scienziato lo spirito di osservazione: una disposizione abituale dell'anima che si attua con facilità, costanza e grande diletto".

In lui si vedeva ciò che oggi, nella spiritualità salesiana, diventa la "contemplazione nell'azione", la "liturgia della vita".
"Lavoro e preghiera sono fusi nel sacramento totale della vita verso Dio e mossa dalla carità.
Unione di preghiera e unione di vita con Dio sono due movimenti dello stesso cuore.
L'unione di preghiera celebrata interrompe le relazioni con le creature per concentrare tutta l'attenzione direttamente sulla luce e sulla vita intima di Dio.
L'unione pratica si attua nel cuore stesso della vita corrente, nel tessuto delle relazioni umane" (Rettor Maggiore Juan Vecchi, sdb- "Spiritualità salesiana-temi fondamentali")

Santità e Liturgia non possono essere separate: nella Liturgia la santità si alimenta del Santo dei Santi, del Corpo e Sangue di Gesù Cristo.

"Così la vera azione che si realizza nella liturgia è l'azione di Dio stesso, la sua opera salvifica a noi partecipata.
Questa è, tra l'altro, la vera novità della liturgia cristiana rispetto a ogni altra azione cultuale: Dio stesso agisce e compie ciò che è essenziale, menter l'uomo è chiamato ad aprirsi all'azione di Dio, al fine da rimanerne TRASFORMATO.
Il punto essenziale della partecipazione attiva è che venga superata la differenza tra l'agire di Dio e il nostro agire, che possiamo DIVENTARE UNA COSA SOLA CON CRISTO".

 (Mons. Guido Marini -Liturgia Mysterium salutis)

 "DIVENTARE UNA COSA SOLA CON CRISTO": "SIATE SANTI, PERCHE' IO, IL SIGNORE VOSTRO DIO,  SONO SANTO" ! (Lv 19,2)
 

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