giovedì 12 dicembre 2013

"NON TEMERE"..... riflessioni sulla Parola di oggi



Quest'oggi la Liturgia (sia della Parola che delle ore) ci propone -quasi in sordina, da scoprire tra le righe- il tema dell'amore immenso di Dio per il Suo popolo e per ciascuno di noi.

Isaia, nell'Ufficio delle Letture (Is 26, 7-21) sottolinea il concetto della "gelosia" di Dio verso Israele, popolo prescelto nel qualche possiamo identificarci, sentendoci amati da Lui con questo sentimento stupendo, intenso, senza pari.

E' lo stesso argomento che ritroviamo anche nella prima Lettura della Santa Messa (Is 41, 13-20): come accade da vari giorni, per bocca del profeta, l'Altissimo ci dice di "non temere".

L'immensità di Dio non deve spaventare l'uomo, Egli è Tutto e noi niente, ma proprio in e con questo Suo Tutto ci ama, di amore infinito.

Mi appaiono come una poesia le parole "Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele", perché questa frase è come incorniciata tra queste due espressioni divine: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra" e "io vengo in tuo aiuto" .

La sublimità dell'essere amati da Dio è proprio in questa consapevolezza di essere "vermiciattoli, larva": un niente in confronto all'Altissimo, eppure desiderati ardentemente da Lui, tanto da sentirsi rassicurati di un aiuto che mai ci verrà a mancare.
L'uomo -insignificante in sé stesso- è amato di amore infinito dall'Infinito stesso.

Dio ci tiene per mano, Dio ci soccorre e, come altrove Isaia afferma: NOI APPARTENIAMO A LUI. 
"Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni".

(Is 41,3)

Sentirsi chiamati da Dio per quello che siamo (vermiciattoli, larve) non è essere "sminuiti": Dio sottolinea che la pochezza dell'essere umano non è impedimento alla sua donazione totale.
E' bello evidenziare come l'etimologia della parola "verme" sia quasi un invito a rispondere a questo amore:
verme rimanda, nella sua origine etimologica, a "correre, muoversi innanzi, procedere, camminare, incedere".

E', insomma, un termine di "movimento", quasi a dirci che all'amore di Dio occorre rispondere AMANDO a nostra volta, dirigendoci verso di Lui, avanzando verso la Meta.

Il Signore ci renda capaci di procedere, in questo cammino di avvento, con sempre maggiore speditezza incontro al Bimbo che viene, poggiando con sicurezza i nostri passi, sulla certezza del Suo Amore fedele.

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