martedì 22 ottobre 2013

"SE QUALCUNO HA DEI BENI IN QUESTO MONDO"....


Un canto moderno ("Se qualcuno ha dei beni"), spesso utilizzato nelle nostre Liturgie, riprende e riadatta i concetti espressi nella prima lettera di San Giovanni Apostolo, il quale afferma:

"Ma se uno ha ricchezze di questo mondo
 e vedendo il suo fratello in necessità
 gli chiude il proprio cuore, 
come dimora in lui l'amore di Dio"?  
(1Gv 3,17)

Il Vangelo proclamato sia ieri che oggi, mi ha fatto ripensare proprio a questo canto e a questo passo di San Giovanni.

I due brani che la Liturgia ci ha infatti proposto (Lc 12,13-21 e Lc 12,35-38) ci presentano due "padroni", due "proprietari"...ma quale grande differenza corre tra i due!

Ieri era la giornata dell'uomo ricco (Lc 12,13-21) che in sé e per sé non fa nulla di male: lavora, fa fruttificare quello che ha e produce molto.
Il male viene quando egli comincia a pensare solo all' "io"  in termini egoistici.
Accortosi infatti dei molti beni accumulati, in cuor suo ritiene di non dover condividere con altri i propri tesori, ma di goderne in via esclusiva.
Cosa che in realtà non potrà fare...perché il suo tempo terreno sta per scadere, anche se ancora non lo sa.

Il Vangelo di oggi ci porta invece  ad un altro "padrone", un Padrone che è anche lo Sposo...Colui che, dopo aver donato le Sue immense ricchezze ai Suoi servi -per farle fruttificare come ci insegna la parabola dei talenti- ritornando dalle nozze osa fare qualcosa che mai nessuno aveva fatto: SERVIRE I PROPRI SERVI!

Ripensavo allora ad altri personaggi evangelici: il ricco epulone e le vergini sagge.

Il ricco epulone (Lc 16,19-31) si trova nella medesima condizione di "padrone e proprietario", ma non opta per la via tracciata da Cristo, bensì per l'egoistica consumazione dei propri beni.
Al povero Lazzaro che mendica alla sua porta, non lascia nulla, nemmeno le briciole che cadono dai suoi lauti banchetti!
Come il ricco del Vangelo di ieri, anche Lazzaro fa una brutta fine: il suo rifiuto nella condivisione lo "divide", lo "separa" per sempre dall'Unico Ricco che Si è fatto Povero per noi!

Dicevo più sopra che ripensavo anche alla parabola delle vergini sagge (Mt 25,1-13): sì, perché oggi Cristo parla di Sè come dello Sposo ed in quella parabola è proprio lo Sposo Colui che è atteso dalle vergini, con le lampade accese, al cui interno c'è l'olio della CARITA'.

Le Vergini sagge vengono riconosciute dallo Sposo - a differenze di quelle stolte- e allora come non applicare anche ad esse le parole conclusive del Vangelo odierno:


"Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; 

in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro"! 


Questa beatitudine ci spinge a cambiare atteggiamento nei confronti del nostro rapporto con le ricchezze materiali: condivisione è la parola chiave...
che sia poco o molto quello che possiamo donare...
purché sia donato con il cuore...

Questa beatitudine ci promette il dono totale di un Dio che -per l'eternità- si "donerà" alle Sue creature! 

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