mercoledì 15 maggio 2013

CONSACRALI NELLA VERITA' - riflessioni a margine del Vangelo di oggi e dell'omelia odierna di Papa Francesco


Gesù Buon Pastore

"Consacrali nella verità" (Gv 17,17), dice quest'oggi il Maestro, nel Santo Vangelo.

Si riferisce agli Apostoli, di cui nessuno è andato perduto, "tranne il figlio della perdizione". (Gv 17,12)

Consacrali: rendili sacri.
Con-sacrare, il termine stesso indica un aspetto fondamentale di una consacrazione religiosa, ma qui, ancor più, sacerdotale: rendere sacro "con".
Il "Cum" latino indica un mezzo, in questo caso, il mezzo attraverso cui questa consacrazione avviene.

Nessun uomo, se non ci fosse questo "mezzo", potrebbe, da peccatore, diventare addirittura "consacrato".

Ricordando le parole del prologo di Giovanni, viene spontaneo pensare subito al Cristo:

"Tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui
niente è stato fatto
di tutto ciò che esiste"

(Gv 1,3)

La consacrazione avviene per il mezzo unico, inconfondibile, che è il Cristo stesso, l'Unto di Dio, il Sommo Sacerdote.
Colui che addossandoSi il peccato del mondo, sconfiggendo la morte, inviando lo Spirito Santo, ha reso possibile il "miracolo" del diventare Figli di Dio: porta che apre la strada a ricevere poi tutti gli altri Sacramenti, incluso quello dell'Ordine Sacro.

E per opera dello Spirito Santo, che imprime il carattere sacerdotale, il presbitero diventa "alter Christus" per sempre: sacerdote per sempre, sacramento di Gesù stesso.

A scandagliare bene il vangelo di oggi, si comprende con chiarezza questo concetto.
Gesù chiede al Padre che i Suoi vengano consacrati nella Verità.
E aggiunge:

 "La tua parola è verità".

E la Verità altri non è se non il Cristo stesso, la Parola Incarnata, Colui che dice: "Io sono la via, la verità e la vita". (Gv 14,6)

"Consacrali nella verità".

In termini "pratici" cosa può voler dire?

Pensando ad alcuni sacerdoti che ho conosciuto, ammetto che mi viene facile darmi una risposta:
essere consacrati nella verità implica che un sacerdote venga reso sacro per essere conformato alla Parola di Verità, per "rispecchiarla"  nella propria vita, farsi nei fatti un vero riflesso visibile di Gesù, mostrarsi agli altri -per usare forse un'espressione un po' ardita- quasi come un Vangelo vivente, in ogni epoca storica, in ogni contesto in cui Dio lo mandi per seminare ed essere seme caduto che produce frutto.

Guardando il sacerdote dovremmo riuscire ad avere un'idea quasi "concreta" di quello che è Gesù, del Suo modo di agire, di pregare, di avvicinare la gente, di saper coniugare la carità estrema (come quella che lo fa piangere sulla tomba di Lazzaro!) alla "santa ira" (lo zelo per la casa di Dio che Lo divora e Lo spinge a scacciare i venditori dal Tempio).

Guardando il sacerdote passare per strada dovremmo renderci conto del grande "tesoro" che Dio ci concede, con il Sacramento dell'Ordine: un uomo che come "natura" rimane tale, ma che in "dignità" supera qualunque altro cristiano battezzato, perché sotto le sue spoglie naturali, l'Ordine Sacro gli conferisce...poteri divini! (rimettere i peccati, conferire i Sacramenti, consacrare le Sacre Specie).

Essere consacrati nella Verità vuol dire poi rendersi docili all'ascolto della Parola, meditarla giorno e notte per conformarsi sempre di più ad Essa.

"Io ho dato a loro la tua parola " (Gv 17.14), dice Gesù nel Vangelo di oggi e con questa frase è come se dicesse: ho consegnato loro il Mio testamento, la mia volontà, che è quella del Padre.

"Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano"! (Lc 11,28)

Nell'omelia di oggi, Papa Francesco ha sottolineato sia la "grandezza" dell'essere consacrati nella verità, che il rischio che si corre a non rimanere fedeli a questa consacrazione.

Prendendo spunto dalla prima lettura ( At 20,28-38) ha detto: 

"I vescovi e i preti sono al servizio degli altri, per custodire, edificare e difendere il popolo.
E’ “un rapporto di protezione, di amore fra Dio e il pastore e il pastore e il popolo".

Finché si resta ancora alla Parola di Verità, questo cammino è più facile: Gesù stesso è modello di un simile servizio di custodia, di edificazione, di protezione, di amore.
Ma se ci si sgancia da Lui, dalla Parola di Vita Eterna, anche il sacerdote corre un rischio, un rischio enorme:

"Leggete questa bella pagina e leggendola pregate, pregate per noi vescovi e per i preti.
Ne abbiamo tanto bisogno per rimanere fedeli, per essere uomini che vegliano sul gregge e anche su noi stessi, che fanno la veglia proprio, che il loro cuore sia sempre rivolto al suo gregge.
Anche che il Signore ci difenda dalle tentazioni, perché se noi andiamo sulla strada delle ricchezze, se andiamo sulla strada della vanità, diventiamo lupi e non pastori, pastori".

San Paolo, nel racconto odierno degli Atti degli Apostoli, congedandosi dagli anziani della Chiesa di Efeso, dice infatti loro:
"Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé".

Come non pensare alle parole di Gesù: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi" ! (Mt 10,16)

Il Vangelo di oggi, la prima lettura, sottolineano quanto sia sottile la linea di demarcazione fra l'essere pecora e l'essere lupo.
Se questo è un discorso valido, in linea generale, per ogni cristiano, a maggior ragione quanto lo è per i presbiteri, cui è affidata la cura delle pecore!

Sant'Antonio da Padova, nel suo sermone alla Domenica XVI dopo Pentecoste, così scriveva:

"Le mie pecore ascoltano la mia voce.
Le pecore, dice il Signore, non i lupi.
Chi non ascolta la voce del prelato, non si dimostra pecora, ma lupo.
L'obbedienza stessa non deve essere eseguita per timore, ma per amore".


Leggevo ieri questa omelia del Santo e mi piace aggiungere una mia riflessione:
se il sacerdote non ascolta Cristo, Sommo Sacerdote, si fa lupo, come ci ricorda oggi il Papa...e se il sacerdote non ascolta il Papa, Sommo Pontefice, che del Sommo Sacerdote è Vicario in terra, si rende due volte lupo!


Uniamoci davvero in preghiera per i nostri presbiteri, perché siano sempre più riflesso di quel Cuore Sacerdotale di Cristo, di cui diventano sacramento ricevendo l'Ordine Sacro.
Raccomandiamo e affidiamo alla Vergine Maria i nostri sacerdoti, perché sappiano seguire con fedeltà il Santo Magistero e diffonderlo, perché amino sinceramente il Papa, ricordando le parole di Gesù: Pietro è la Pietra su cui viene edificata la Chiesa!

Solo sull'esempio di Cristo, il Sacerdote può diventare, come Lui, "buon pastore", capace di dare tutto sé stesso, tutta la propria vita, per le sue pecore (cfr Gv 10,11)!

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