martedì 28 maggio 2013

COME UN BAMBINO....spunti di meditazioni evangeliche



"«Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 
 E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»".


(Mc 9,35-37)

Gesù e i bambini- Basilica di Maria Ausiliatrice, Torino Valdocco


Quando Gesù parla dei bambini mi colpisce un particolare: ogni volta che questo accade, i discepoli si ritrovano -in un certo modo- in contrasto con Lui.
Prendo due esempi che lo illustrano: uno è il passaggio al capitolo 9 di Marco, che la Liturgia ci ha proposto qualche giorno fa.
I discepoli, lungo la via per Cafarnao, discutono su chi sia, fra di essi, il più grande.
Il Maestro viaggia però su una posizione differente: la grandezza è servizio.
Allora Egli decide di ricorrere al discorso sui bambini.


L'altro passaggio che richiama la mia attenzione è il seguente, tratto dal capitolo successivo del Vangelo di Marco:


"«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva".

(Mc 10,14-16)


Il disaccordo tra Gesù e i Suoi, qui è stato scatenato dal fatto che alcuni avevano portato a Lui i loro bimbi, "perché li accarezzasse" (Mc 10.13)

Sembra quasi che i discepoli ragionino secondo la mentalità troppo spesso "comune": un bambino vale poco, non ha voce in capitolo, non è ancora un "uomo", non ha una propria capacità decisionale, deve stare in disparte.

Al tempo di Gesù questa concezione era forse più marcata che oggi -ai nostri giorni il bambino cresce, anzi, troppo in fretta, diventando andolescente quando ancora non lo è!- per questo l'agire del Maestro va nettamente controcorrente.

Non solo: ci dice qualcosa.
La dice agli apostoli, ai discepoli, la dice anche a noi.

I versetti tratti dal capitolo 9 di Marco sottolineano il binomio servo-bambino.
Gesù abbraccia alcuni bambini dopo aver rivolto ai Suoi l'invito a farsi servitori di tutti e aggiunge il concetto dell'accoglienza.
Lo stesso che rimarcherà anche nel capitolo 10.

Perché collegare il bambino, il servizio e l'accoglienza?
Perché la nostra mentalità di "adulti" ci fa spesso considerare il bambino come "l'ultimo degli ultimi": il bambino deve obbedire ai genitori, il bambino deve svolgere dei piccoli servizi....al bambino non si deve dire "grazie" quando presta qualche favore.

Eppure, non a caso Gesù ricollega servizio e bambino.
Oggi ci dice: fatevi servi di tutti, dei più deboli, di quelli che hanno bisogno di protezione, proprio come i fanciulli;
fatevi servi di quelli che in teoria dovrebbero servire voi, ma voi anticipateli nel servizio;
fatevi servi anche semplicemente con una parola di ringraziamento.

Questo non vuol dire, paradossalmente, sovvertire gli ordini sociali.
Esistono molti modi di "farsi servi" di quelle categorie di persone che il bambino -anche simbolicamente- rappresenta.
Si serve un debole quando lo si difende, senza per questo poter cambiare di colpo il mondo;
si serve un "bambino" quando si usa gentilezza con chi ci è subordinato;
si serve un "piccolo" quando si impara l'arte del ringraziare, pensando che niente ci è dovuto, nemmeno quanto qualcuno fa per lavoro!

Così facendo accoglieremo non solo il "bambino", ma anche Colui che Si è fatto davvero "Bambino", incarnandoSi, divenendo "servo di tutti": Gesù Cristo.

Accogliere: cioè non semplicemente vedere da lontano, agire senza interesse, ma, al contrario, "ricevere", prendere presso di sé curandosi della persona che si ha di fronte!

L'accoglienza viene rimarcata nel capitolo 10 di Mc, in cui troviamo l'esortazione ad accogliere il Regno di Dio come un fanciullo.

C'è allora un qualcosa di "positivo" nel bambino, che qui implicitamente viene sottolineato da Gesù.

Il bambino è colui che, per antonomasia, in primo luogo prende tutto dalla madre, quando è ancora nel suo grembo.
Così, anche noi, riceviamo da Dio Padre la Vita e prendiamo tutto da lui, per mezzo di Gesù Cristo che ci comunica la Sua Grazia e che inviandoci lo Spirito Santo ci rende Figli di Dio nel Battesimo.

Il bambino è colui che, una volta generato, continua a essere nutrito, educato, cresciuto dai genitori.
E così avviene anche per i credenti, educati, nutriti da Dio attraverso la Grazia, i Sacramenti, gli aiuti spirituali che ci vengono dalla Santa Madre Chiesa.

Il bambino è colui che si FIDA dei suoi genitori, e si AFFIDA a loro in ogni proprio bisogno.
Questo è quanto viene richiesto anche ai Figli di Dio: che abbiano FIDUCIA in un Dio che è Padre Onnipotente, Misericordioso e Giusto.

Il bambino è anche una creatura che è capace di spontaneità, di gioia: mantiene l' "abilità" di stupirsi e far festa anche per le piccole cose di ogni giorno, quelle cose che troppo spesso annoiano gli adulti, ormai abituati a tutto...

Accogliere il Regno di Dio come un fanciullo è mantenere intantte queste buone qualità del bambino, il senso della insufficienza dell'uomo senza Dio che tutto ci dà; la gratitudine per un dono immeritato che da Lui riceviamo; la fiducia in Colui che non fa o permette nulla che non sia per il nostro bene; la gioia profonda, interiore di sapersi amati dall'eternità e per l'eternità.

Se accoglieremo il Regno come un bambino, se accoglieremo Gesù con la gioia dei fanciulli, manterremo inalterata la nostra pace spirituale anche in mezzo alle grandi prove della vita.
Se ci faremo come fanciulli saremo anche noi "accolti" da Colui che ci chiede di accoglierLo nella nostra vita.
Allora ci farà andare a Lui, ci abbraccierà, imporrà le Sue mani sul nostro capo e ci benedirà!

La Vergine Maria, modello di umiltà vera, di gioiosa umiltà, ci aiuti in questo nostro lavoro: diventiamo, affidati alle sue cure materne, bambini piccoli fra le braccia di Dio!


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