venerdì 30 novembre 2012

NOVENA A MARIA IMMACOLATA: "LE RETI" DI MARIA IMMACOLATA...


PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA

Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.

AMEN





"Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, 
Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, 
che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 
E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».

 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 

Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 
Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono".







Il Vangelo di oggi -festa liturgica di Sant'Andrea apostolo- mi fa pensare alle "reti" di Maria: reti di rinuncia, reti di fiducia, reti di abbandono in Dio.

Il  SI' di Maria Immacolata all'annuncio dell'Angelo è un accettare -senza ma e senza se- la svolta totale che Dio opera nella propria vita, lasciando che le reti di preoccupazioni materiali, familiari, di progetti personali, rimangano cose del passato, pensieri cui più non occorre badare.

 "Solo Dio basta", direbbe Santa Teresa d'Avila.

Noi a volte fatichiamo ad essere come Maria, ci è più naturale agire come Andrea e Simone, impigliati nelle reti materiali delle cose che ci sembrano indispensabili per vivere...e abbiamo paura di avere la prontezza della Vergine che lascia la propria abitazione per recarsi in montagna dalla cugina Elisabetta; partorisce in una grotta; abbandona la propria terra per andare nello straniero Egitto; trova per casa di agonia i piedi del Calvario ed infine prende dimora presso Giovanni.

Noi non siamo facilmente come nostra Madre, che lascia le reti familiari -finanche quelle degli affetti più santi- per vivere "spogliata" di tutto: prima di Giuseppe, poi di Gesù, poi di tanti dei Suoi discepoli che vede morire martiri del Cristo Suo Figlio.

Lasciare le reti ci spaventa, mette a nudo le nostre fragilità, ci mostra in tutta franchezza la debolezza di essere umani.

"Appoggiando fragilità su fragilità sosteniamo il mondo", scriveva Padre E. Ronchi nel commento al Vangelo di due Domeniche fa.

Maria è stata una donna umanissima. Umana come noi.
Umana più di noi, perché umana senza essere sfiorata dal peccato originale.

Maria è Tutta Pura: sentire pieno e senza macchia di malizia.

Possiamo allora immaginare l'umana fragilità di Maria nel dover partorire il Figlio di Dio nella povertà e sporcizia di una stalla: e trovò l'appoggio di Giuseppe, Suo casto Sposo, affranto dallo stesso dolore della Sua Sposa.

Possiamo immaginare l'umana fragilità di Maria nel sostare ai piedi della Croce: e trovò l'appoggio in Giovanni, il discepolo prediletto di Gesù. Il discepolo più affranto, per l'agonia dell'Amico.

Possiamo immaginare l'umana fragilità di una Madre alla morte del Figlio che sembrava porre fine ad ogni speranza messianica, ad ogni promessa di Amore Infinito: e trovò sostegno in quello stesso Uomo-Dio che aveva accettato la fragilità umana della morte, prima di risorgere.

Sia oggi Maria Immacolata il nostro sostegno e ci conduca a trovare il coraggio che poggia sulla FEDE per affrontare tutti i dolori, i distacchi, gli strappi delle reti della nostra vita.


"Solo Dio basta": quel Dio che si è fatto debolezza, per ingannare la sapienza degli stolti. (cfr 1Cor 1,27)

Quel Dio che ci dimostra che è quando siamo deboli, che siamo forti.(cfr 2 Cor 2,12)

Quel Dio che nel dolore e negli strappi temporanei delle reti della nostra vita, crea tessuti eterni di vicinanza del cuore e dello spirito.

giovedì 29 novembre 2012

NOVENA A MARIA IMMACOLATA: UN DONO PER L'IMMACOLATA....


Carissimi amici del blog, quest'oggi comincia la novena a Maria Immacolata, che festeggeremo il prossimo 8 dicembre.

Vorrei condividere con voi un'idea "originale" (proposta da un sacerdote salesiano) per vivere questa solennità e per preparare qualcosa di gradito alla nostra Madre Celeste.

L'idea è questa: facciamo a noi stessi ed alla Vergine Maria un dono.
Ce lo offriremo e glielo offriremo proprio l'8 dicembre: può essere un aspetto positivo della nostra spiritualità o del carattere che vogliamo potenziare, oppure qualcosa a cui vogliamo rinunciare, per farle più piacere.

Se abbiamo la possibilità di preparare un piccolo altarino in casa, dedicato proprio alla Madonna Immacolata, io suggerirei (completando così le linee guida che abbiamo ricevuto!) di preparare anche simbolicamente il nostro regalo per nostra Madre: possiamo confezionare una piccola pergamena su cui scriveremo quello che vogliamo offrirle, deponendolo ai suoi piedi il giorno della vigilia, quando già saremo nei primi vespri dell'Immacolata.
Oppure potremo seguire quello che la nostra fantasia ci suggerirà, per consegnare idealmente il dono alla Vergine Immacolata.

Sperimenteremo un coraggio nuovo nel vivere una rinuncia o nel migliorare un aspetto già presente in noi, la Vergine ci darà sostegno immediato, per premiare il nostro...coraggio!

Buona novena a tutti, con un ricordo nella preghiera per questo salesiano che ci ha dato un suggerimento così particolare per questa festa mariana!





PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA

Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.

AMEN

mercoledì 28 novembre 2012

L'AMORE GENERA AMORE: SIGNORE, ACCOGLI I NOSTRI DONI!



" Gesù prese il pane, fece la preghiera di benedizione, 

poi spezzò il pane,

 lo diede ai discepoli

 e disse: 

'Prendete e mangiate; questo è il mio corpo' "

(Mt 26,26)








"Poi prese il calice e rese grazie, 

lo diede loro 

e ne bevvero tutti. 

E disse:

«Questo è il mio sangue, 

il sangue dell'alleanza versato per molti"

(Mc 14,23-24)






Il Salmo 23,5 ci offre la scena di un "calice che trabocca",  facilmente interpretabile in chiave "eucaristica": un Calice colmo, così colmo, così pieno di Sé, che non riesce a contenerSi.
Come una fontana che zampilla continuamente, donandoSi a chiunque voglia riceverLo.

Sostando in preghiera davanti a Gesù Eucaristia, non solo quando Lo ritroviamo sotto la specie del Pane ma anche quando, dopo la Consacrazione, è presente sull'Altare sotto quelle del Vino, possiamo immaginare proprio la scena di un Calice colmo, che trabocca, arso dal desiderio di saziarci di Sé.

Siamo come davanti al Costato trafitto di Cristo, da cui sgorga Sangue Vivo, Sangue che disseta, "cibo e bevanda di salvezza".

Il Calice e la Pisside di Gesù Eucaristia, non sono come tutti gli altri calici e le altre coppe: non si svuotano quanto più si attinga ad essi, ma si "ricolmano" continuamente.
Anzi, paradossalmente, più ci nutriamo del Loro Contenuto, più stillano Abbondanza di Vita.

L'Amore Increato di Dio è Amore Infinito, Eterno, Assoluto.
L'Unico Amore che non muore MAI.

Quel "prendete e bevetene tutti" è un invito pressante, urgente, pieno dell' arsura di un Dio che ama e vuole donarSi alle creature di tutti i secoli, e per tutta l'eternità.
E' un Amore che sarà per sempre nostro -se ce ne renderemo degni!- nella Gerusalemme Celeste.

Gesù Eucaristia dunque, Si dona a noi, in un moto perpetuo di incontenibile Amore.
Ma Si dona anche attraverso di noi.

Come?

Egli, che ci ha "amati per primo" (Gv 4,19) si rivolge a noi mendicando affetto...

Vuole che noi uniamo il nostro amore al Suo Amore.
Desidera che nel "Suo Calice" -nel Suo Cuore- confluisca l'amore della creatura per il Creatore.

Ma vuole anche -ed è questa la novità più stupenda dell'Amore di Dio- che ogni nostro "dono" per Lui si trasformi in amore per gli altri: "COME IO VI HO AMATO AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI"! (Gv 13,34)

Il nostro deve essere amore in cui i nostri fratelli possano ritrovare un riflesso delle premure di Dio verso l'uomo.

In preghiera dinanzi a Gesù Sacramentato, offriamo all'Amore i nostri dolori, le nostre angosce, le nostre debolezze.
Gesù Eucaristia è come un catalizzatore, un convertitore di moneta: accetta l'offerta sincera della povera materia umana, e ne fa....AMORE.
Il nostro dono, impastato di sudore, fatica, sofferenza, Egli è in grado di rigenerarlo a vita nuova: diventa un sacrificio che si unisce al Sacrificio per eccellenza (questo in special modo durante l'offertorio nella Santa Messa), è rinuncia, povertà, semplicità, che Dio trasforma -se la nostra offerta è generosa, senza rimpianti, fiduciosa- in ricchezza per gli altri.



Signore: accogli i nostri poveri doni!

Sappiamo che....

l'Amore non può che generare AMORE!

lunedì 19 novembre 2012

DAGLI SCRITTI DI SANTA MATILDE DI HACKEBORN



Santa Matilde di Hackeborn (o di Helfta) nacque nel 1241 in una famiglia nobile della Germania centrale. 

Entrata nel monastero benedettino di  Halberstadt, dove sua sorella era già monaca, la seguì successivamente in quello di Helfta. Qui viveva anche la grande santa Geltrude, di qualche anno più giovane.

Dalle confidenze sulle grazie mistiche dispensate alla santa e raccolte dalle sue consorelle, nacque il 
 Liber Specialis Gratiae (il Libro della Grazia speciale ).

Devotissima del Sacro Cuore, al pari di Santa Gertrude (ed in questa devozione "anticipatrice" del suo sviluppo successivo), a lei è anche legata la Devozione delle Tre Ave Maria” .

Matilde morì nel monastero di Helfta il 19 novembre 1299, all’età di 58 anni.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato a questa grande santa una delle sue catechesi del mercoledì.



Da "IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE" a cura del Card. Schuster

"CON TUTTI I CINQUE SENSI VERSO DIO"

Un'altra volta il Signore le disse:

"Cercami nei tuoi cinque sensi, a guida di un ospite che, aspettando l'arrivo di un amico carissimo, guardi attraverso le porte e le finestre per vedere se l'amico stia arrivando; così l'anima fedele deve cercarmi senza posa per mezzo dei suoi cinque sensi, che sono le finestre dell'anima.

Se vede cose belle ed amabili, pensi quanto sia bello, amabile e buono Colui che le ha fatte, e subito si elevi verso il Creatore dell'universo.

Quando sente qualche melodia soave o qualche discorso piacevole, dica a se stesso: Quanto sarà dolce quella voce che un giorno mi chiamerà; quella voce che a tutte le voci comunica armonia e soavità!
E quando udrà conversazioni o letture, stia attenta se oda qualche cosa in cui possa ritrovare il suo Diletto.

Parimenti, cerchi in tutto ciò che essa dice la gloria di Dio e la salvezza del prossimo.
Nel cantare o nel leggere avrà questo pensiero: Cosa ti vuol dire con questo versetto il tuo Diletto?
In tutto, dunque, l'anima fedele cerchi il suo Diletto affinché possa gustare la soavità delle divine dolcezze.
Usando dell'odorato o del tatto, si comporti allo stesso modo, ricordandosi quanto sia soave lo Spirito di Dio.

E di qualsiasi creatura l'anima gioisca, richiami sempre alla sua memoria le delizie di Dio, il quale creò ogni bellezza, ogni diletto e ogni meraviglia per noi, affinché possiamo conoscere la Sua bontà e accostarci al Suo amore".

giovedì 15 novembre 2012

"SITIO"! (riflessioni a margine della Catechesi del Santo Padre del 7 novembre 2012)


Nella catechesi di mercoledì 7 novembre, il Santo Padre si è soffermato sul tema del "desiderio di Dio", sottolineando come ogni amore umano (di coppia, di amicizia, etc etc) porti da "un' "estasi iniziale" ad un "pellegrinaggio, esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi, verso la scoperta di Dio.

Attraverso tale cammino andrà sempre più profilandosi anche il mistero che esso rappresenta: nemmeno la persona amata, infatti, è in grado di saziare il desiderio che alberga nel cuore umano, anzi, tanto più autentico è l'amore per l'altro, tanto maggiormente esso lascia dischiudere l'interrogativo sulla sua origine e sul suo destino, sulla possibilità che esso ha di durare per sempre.

Dunque, l'esperienza umana dell'amore ha in sé un dinamismo che rimanda oltre se stessi, è esperienza di un bene che porta ad uscire da sé e a trovarsi di fronte al mistero che avvolge l'intera esistenza".


Paradossalmente, l'esperienza dell' "esodo da sé stessi" l'ha vissuta anche Cristo in Persona, come Uomo che, sulla Croce, ha lanciato un grido ardente:


SITIO! (Gv 19,28)



Sitio: Ho SETE....sete di anime...sete di AMORE....

Chi ha fatto l'esperienza dell'innamoramento può meglio comprendere questo concetto: l'amore umano mette nell'anima una specie di "sete", un'arsura che si placa solo nella sicurezza dell'essere ricambiati.
In altri tipi di rapporti, come l'amicizia, questa sete è un po' diversa, è il desiderio di voler stare vicino all'amico, di passare del tempo insieme, di condividere delle esperienze belle di vita....

Chi poi si ritrova a sperimentare un amore molto intenso, si rende conto della verità di quanto asserito dal Papa: nessun amore umano colma il desiderio del "senza fine". 
Solo in Dio ogni affetto santo potrà trovare una sua durata interminabile, eterna!

Il SITIO di Gesù sulla Croce è un compendio di queste "arsure ": la sete di Cristo è una magnifica commistione di umano e divino, che ci tocca, ci riguarda tutti.

Gesù, come Uomo, percepisce con intensità senza pari la SETE DIVINA E UMANA DELLE ANIME: sete dei lontani di ogni tempo, sete di quanti Egli ama con Amore appassionato e che vuole con Sé per l'eternità; sete che sarà perfettamente placata nell'incontro beatifico del Paradiso.

Cristo Uomo è Cristo Dio che comprende l'insaziabile desiderio umano d'amore: mi piace pensare che avrebbe Egli stesso squarciato le Sue Carni lacerate dai chiodi, per venire incontro a noi, del cui amore era ASSETATO...

Gesù comprende, per esperienza personale, ogni uomo che sente sete d'amore: l'amore di uno sposo, di un amico, di una madre...

Ma Gesù è anche Uomo-Dio che comprende la sete che le anime innamorate di Lui sentono proprio nei Suoi confronti.
Pensiamo all'esperienza dei santi che hanno vissuto la notte oscura della fede, pensiamo a Gesù stesso che sulla Croce si sente "abbandonato" dal Padre: il Sitio di Cristo è anche sete dell'Amore DIVINO!

Il Vangelo che la Liturgia ci ha proposto lo scorso 8 novembre (Lc 15,1-10) ci aiuta ad addentrarci maggiormente in questo argomento.
In esso leggiamo la parabola della pecora perduta, per andare alla ricerca della quale, il pastore "lascia le novantanove nel deserto".

NEL DESERTO: un luogo che, apparentemente, con le pecore da pascolare ha ben poco a che vedere.
Se però proviamo ad entrare in un contesto più "spirituale e simbolico" e ritorniamo alla meditazione sul "SITIO" di Gesù sulla Croce, possiamo rileggere questo spazio arido e vuoto come l'esperienza umana della sete d'amore umana e divina.
Il deserto lo percepiamo in noi quando siamo lontani dai cari che amiamo; lo percepiamo anche quando ci sentiamo aridi nei confronti di Dio.

Sul Calvario, il deserto è come quello spazio che "separa", ma paradossalmente unisce, il gruppo formato -ai piedi della Croce- da Maria, Giovanni e le pie donne, e Gesù -in cima alla Croce-. 
E ancora più "in alto", unisce, sebbene sembri separare, il Figlio che grida il Suo dolore di "abbandonato" al Padre che rimane "silenzioso" nei Cieli.

Il deserto d'amore o il deserto spirituale sono esperienze forti, che però contribuiscono, se sappiamo coglierne il nesso nella pagina evangelica, ad associarci, in qualche modo, alla Passione di Cristo: la nostra "sofferenza", la nostra sete d'amore, contemporaneamente ci avvicina a Lui, Unico Sommo Bene e DIO AMORE, e -contemporaneamente- ci consente di offrire a Cristo Crocifisso il nostro dolore.

Il nostro "obolo" al Pastore che lascia le novantanove pecore nel deserto, sarà moneta per  l'acquisto della "pecora perduta".

Dolore inutile, il nostro?

No...perché:

"Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.


Il Banchetto celeste sarà la COMUNIONE PIENA CON DIO E CON QUELLI CHE AMIAMO!

Non vale, allora, il nostro deserto di un momento, un Paradiso eterno per e con tanti "salvati"?

mercoledì 7 novembre 2012

I VENERDI' ALLA BASILICA DEL SACRO CUORE A CASTRO PRETORIO (ROMA)


Basilica del Sacro Cuore di Gesù in Via Marsala 42, Roma


La Basilica Parrocchiale Salesiana del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio (Via Marsala 42, Roma) vede il suo programma liturgico ulteriormente arricchito:


ogni venerdì vuole essere il "giorno settimanale"  del Sacro Cuore

  • dopo la S. Messa delle 18:00 ha luogo l'ADORAZIONE EUCARISTICA che si protrae fino alle 19.30
  • a seguire, VESPRI con tutta la Comunità Salesiana, BENEDIZIONE EUCARISTICA e "BUONANOTTE SALESIANA", nella tipica tradizione di don Bosco.


Ogni PRIMO VENERDI' vuole invece essere la FESTA MENSILE DEL SACRO CUORE
  • alle consuete Messe feriali viene aggiunta quella delle 10:00
  • segue l'esposizione del S.s. Sacramento, per l'adorazione personale e silenziosa
  • La Basilica RIMANE APERTA SENZA INTERRUZIONE, tutto il giorno

  • alle 18:00 Solenne Messa concelebrata dalla Comunità
  • ADORAZIONE EUCARISTICA SOLENNE,
  • VESPRI, BENEDIZIONE EUCARISTICA...
  • ... E BUONANOTTE SALESIANA.


Partecipate numerosi!


IL SACRO CUORE VI ASPETTA!

martedì 6 novembre 2012

CAMPO, BUOI E SPOSI: E IL TEMPO PER IL REGNO DI DIO...LO TROVIAMO?


"In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». 
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 

All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. 

Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”.

 Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. 

Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. 

Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. 

Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. 
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”.
 Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.
 Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”»".





Il Vangelo di oggi (Lc 14,15-24è ricco di simbologie eucaristiche, escatologiche...e vocazionali: compare in esso un riferimento ad un banchetto, poi definito come "cena" ed al contempo vi ritroviamo gli elementi del campo, dei buoi e delle nozze.

La cena per eccellenza è proprio la "Santa Cena", quella in cui fu istituita l'Eucaristia, il dono del Padre all'umanità intera: l'offerta, il sacrificio del Figlio.
Il richiamo a questo banchetto è fortemente liturgico, rimandando alle parole che il sacerdote pronuncia al momento della consacrazione:


"PRENDETE E MANGIATENE TUTTI:

QUESTO E' IL MIO CORPO

OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI"



"PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:

QUESTO E' IL CALICE DEL MIO SANGUE
PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,
VERSATO PER VOI E PER TUTTI
IN REMISSIONE DEI PECCATI"



Nella pagina lucana abbiamo ascoltato la frase "Venite è pronto": l'Eucaristia ci viene -in un certo senso- offerta su un piatto d'argento.
Così pure la Vita Eterna: se solo sappiamo accogliere il dono ed impegnarci per meritarlo alla fine dei nostri giorni!
Cristo si è immolato per noi, nascendo nella "pienezza del tempo" (Gal 4,4), morendo e risuscitando.
A noi rimane da accogliere l'invito, prendere il posto che Lui è andato a prepararci, in questa vita (la nostra partecipazione all'Eucaristia) e nella futura (la nostra gloria in Cielo).

"E' PRONTO":  sembrerebbe tutto facile...
Qualcuno si è già preso la briga di preparare tutto per noi, di farci trovare la tavola apparecchiata, le vivande nel piatto, i servi a nostra disposizione....

Ma la chiamata (ogni chiamata! anche quella più "basilare", cioè la vocazione alla santità) implica una risposta, che può essere positiva...o negativa.
Ecco che è possibile spiegare il rifiuto degli invitati, che nel brano del Vangelo di oggi, disdegnano il richiamo al banchetto!

La Liturgia della Parola ci parla di campi, buoi e nozze.
Non è una terna "casuale": rimanda fortemente al "tesoro nel campo" (Mt 13,44); a colui "che mette mano all'aratro" (Lc 9,62); e allo Sposo che viene (Mt 25, 1-12...la parabola delle dieci vergini)....

Le tre parabole richiamate sono, in un certo senso, il compendio di ogni vocazione, perché racchiudono la nostra chiamata al REGNO DI DIO, sia quello che è presente in mezzo a noi (Gesù Eucaristia), sia a quello che raggiungeremo nell'Aldilà.

Volendo solo lasciare qualche spunto di meditazione:
  • il tesoro nel campo (Mt 13,44) riguarda in via immediata la vocazione alla vita cristiana, alla sequela "ordinaria" di Cristo già su questa terra. L'unico campo che valga veramente la pena di coltivare è quello in cui troviamo la perla nascosta...: che senso ha lasciare quel campo per andare alla ricerca di altri?
  • I buoi sono maggiormente legati alla vocazione per eccellenza, alla chiamata ad uno stato di vita secondo i consigli evangelici (o quantomeno a quello del celibato per il Regno dei cieli) : "Nessuno che mette mano all'aratro, e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio" (Lc 9,62). Se si comincia un cammino di maggiore perfezione, anche davanti ad una strada in salita, non possiamo trovare scorciatoie più "semplici": l'aratro lo tirano i buoi, è vero, ma in questo caso siamo noi che siamo chiamati a farci buoi, a trainare con forza e fiducia i mezzi che il Signore ci offre per arare il nostro campo!
  • Il richiamo, infine, alla parabola delle vergini sagge e di quelle stolte (Mt 25, 1-12), è un po' il  riassunto di tutti questi aspetti: la nostra vita terrena, qualunque sia la vocazione specifica ricevuta, deve essere preparazione e attesa alle e delle nozze eterne con Colui che è l'Unico e Vero Sposo, Cristo Signore. Addurre come scusa, per disertare il banchetto, di altre nozze, significa gettare al vento tutto quello che Dio ci offre, renderci come dormienti rispetto ai veri beni della Vita Eterna, dedicandoci invece ai piaceri della vita.

La conclusione del Vangelo di oggi dovrebbe farci riflettere: se ignoriamo i ripetuti appelli alla conversione, alla sequela dinamica e fedele, all'attesa fiduciosa dello Sposo che verrà.... il Signore agirà come nella parabola dei talenti.
Li toglierà a chi li ha lasciati infruttuosi e li darà ad altri.... 
Non è casuale, infatti, che la parabola dei talenti segua, nel Vangelo di Matteo, proprio quella delle dieci vergini.

A noi la scelta: Dio sarà felice di vederci saggi e fedeli amministratori dei beni ricevuti,perché saranno "beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli;
 in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli".
(Lc 12,37)

lunedì 5 novembre 2012

VOI DUNQUE PREGATE COSI': Meditazioni sul Padre Nostro -sesta parte



...rimetti a noi i nostri debiti...



Fin dalle sue prime pagine, la Parola di Dio ci presenta, in tutta la sua drammaticità, la "caduta" dell'uomo: il peccato originale rompe l'alleanza fra umano e divino e la storia che ne segue è, in una sorta di corsi e ricorsi, un continuo ricadere e rialzarsi.


Indubbiamente Dio ha donato progressivamente all'uomo i doni spirituali necessari per vivere una vita di fede sempre più piena e "fedele", preparando il terreno per l'alleanza del Vecchio Testamento, ma l'assoluta e totale riconciliazione fra il genere umano e Dio si è compiuta solo con l'Incarnazione, Passione e Risurrezione di Cristo.


Da morti che eravamo per i nostri peccati, Lui ci ha reso "vivi" (cfr Ef 2,5), sconfiggendo definitivamente la schiavitù del male!



Sostiamo per un attimo sulla scena della Crocifissione, ma riandando con la mente al primissimo atto del ministero pubblico di Gesù: il Figlio di Dio si è volontariamente addossato i peccati dell'umanità intera (di tutti i tempi!), perché la Giustizia divina potesse finalmente trovare soddisfazione.



E' un grande mistero d'Amore!
Se dovessimo spiegarlo in termini semplicistici, si potrebbe dire che Dio stesso preferisca incarnarsi per placare sull'Umanità Incarnata di Cristo la Sua Giustizia, piuttosto che...sterminare il genere umano!



Chi, infatti, sarebbe stato in grado di colmare il divario scavato fra l'uomo e Dio, dal peccato?


La mia disumanità è stata pagata a caro prezzo dall'Umanità Sacra di Cristo!

Teologicamente parlando, Cristo non si è reso uguale a noi in tutto, fuorché nel peccato: in termini pratici, si è assunto il peso di sopportare le tentazioni di tutta l'umanità, e le conseguenze, le pene del peccato di tutti noi....fino alla morte di Croce.

Non c'è a sufficienza per far sì che la nostra riconoscenza, il nostro amore, ci rendano più attaccati al nostro Unico, Vero Bene?

Non abbiamo abbastanza "coraggio", allora, per dire al Nostro Padre Celeste: siamo peccatori, ma in Cristo....continua a rimettere, oggi, i nostri debiti?

giovedì 1 novembre 2012

SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI -una meditazione di Giovan Battisti Montini (Paolo VI)






O Dio onnipotente ed eterno, 
che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un'unica festa
 i meriti e la gloria di tutti i santi, concedi al tuo popolo, 
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, 
l'abbondanza della tua misericordia.

AMEN


(Colletta della Liturgia odierna)







Da "Scritti Liturgici. Riflessioni, appunti, saggi (1930-1939)" di Giovan Battista Montini:


"La vita spirituale cristiana è come un'astronomia: si possono studiare ad una ad una le stelle maggiori e visibili; si possono contemplare i disegni ch'esse trapuntano sul manto del cielo, le costellazioni; ma si può anche aprire l'occhio su tutto l'orizzonte e lasciare che lo spazio lucente ed immenso parli all'occhio esterrefatto.

Il salmista esclama: i cieli discorrono della gloria di Dio (Sal 18,2).
E' l'incanto del cosmo; è il canto dell'universo; è il peso della sproporzione tra sé e il creato, e il fascino d'avvertirla; di vincerla perciò, con la grandezza del proprio pensiero.
La pupilla e il cielo!

Così nel cielo soprannaturale.
Il cielo delle anime.
Chi ha l'occhio di Dio lo vede.
Vede il panorama immenso della sua creazione, qua e là scintillante di luce nuova, di luce sua: lumen de lumine (luce da luce).
Le anime che hanno la grazia sua sono come stelle per lui; le stelle che nell'immensa oscurità della vita naturale rappresentano luce, ordine, bellezza, eternità.

Anche S. Paolo ha paragonato gli eletti alle stelle.
E S. Gregorio Magno non ha detto la stessa cosa: caelum est anima iusti?

Questa è la più solenne celebrazione della vita.
Della vita immortale.
Quasi mi piacerebbe che l'anno liturgico finisse qui.
Qui, con la festa del Paradiso, celebrata in Cristo, primizia dei vittoriosi sulla morte, a Pasqua, celebrata nello Spirito Santo, a Pentecoste, nella scoperta e nella comunicazione della vita di Cristo in noi, oggi in noi, noi vittoriosi, noi redenti è celebrata l'immortalità.

Ed eccola a noi, beata e verace!
A noi? bisognerebbe dire: ai Santi.

Ma quest'audacia oggi ci è consentita per due altre ragioni.
Oggi non il nome, ma il numero dei Santi è festeggiato dalla Chiesa.
E il numero è innumerevole.
Che è quanto dire: tutti possono essere santi.
Perché la conversione è possibile.
Basta volere.

Ed ancora. Oggi lo splendore non è accecante; è pio e fraterno.
Questa immensa società del cielo non è senza relazione con quella della terra.
La Chiesa trionfante rimane sorella di quella militante.
Un flusso di vita e di carità emana da quella in questa, man mano che da questa sale a quella un flusso di di preghiera e di desiderio: l'intercessione dei Santi per noi, e l'invocazione e il culto nostro per loro tracciano fra cielo e terra un misterioso sistema di comunicazioni, di cui segreto e forza è l'unità di Cristo.

La comunione dei Santi oggi dovrebbe inebriarci di gioia, di speranza, di forza".



BUONA SOLENNITA' A TUTTI!