martedì 21 agosto 2012

IL CAMMELLO, L'AGO....E LA PORTA STRETTA!



"Sforzatevi di entrare 


per la porta stretta, 


perché molti,


 vi dico,


 cercheranno di entrarvi, 


ma non ci riusciranno". 

(Lc 13,24)




La Liturgia della Parola di oggi ci presenta il brano evangelico di Mt 19,23-30, in cui prosegue il discorso avviato ieri (il giovane ricco...) e Gesù parla di quanto sia difficile entrare nel Regno dei Cieli quando si accumulano ricchezze.
Lo fa addirittura arrivando ad un paradosso -come da Sua solita pedagogia- : "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio".

Cammello, cruna, ago e ricchezze.
Il quartetto della Parola di oggi trova un apparente ostacolo nella domanda di Pietro: "noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che cosa dunque ne avremo"?

San Pietro ci fa capire una cosa importante, che anche in un altro post ho avuto modo di sottolineare: non è ricchezza solo quella di beni "materiali", ma c'è un tipo di benessere molto più pericoloso...un benessere interiore che si tramuta in tarlo che rode, consuma, acceca e fa perdere di vista il vero fine dell'esistenza terrena, cioè il conseguimento della vita eterna.
QUESTA FINTA RICCHEZZA E' LA SUPERBIA.

E' facile insuperbirsi quando si hanno molte ricchezze, ce lo dice chiaramente la prima lettura (Ez 28,1-10): i soldi portano al potere, il potere spesso conduce all'uso della forza per ingigantire i propri possedimenti...si finisce con il credersi sostituibili a Dio!

E' facile -tuttavia- insuperbirsi anche quando si sta anche soltanto relativamente bene, quando ci si accontenta di quello che si ha, ma si può fare ugualmente cattivo uso di questa abitudine al proprio star bene.
Questo ci fa capire San Pietro: anche il poco, se male utilizzato, può far chiudere il cuore dell'uomo in un menefreghismo che diventa male incurabile dell'anima, se porta a dimenticarsi dell'altro e -soprattutto- dell'Altro.

Basti pensare a quello che il popolo d'Istrale dice a Mosè, quando si ritrova nel deserto: meglio stare sotto il dominio degli Egiziani, che almeno ci davano da mangiare, piuttosto che avere una libertà in cui moriamo di fame!
Ecco a quale durezza può arrivare l'essere umano anche nel fare cattivo uso del "quasi niente".

Gesù allora ci dice: VENDI TUTTI I TUOI BENI, POI VIENI E SEGUIMI!
Cioè, per dirla alla San Paolo: vivi possedendo come se non possedessi, stacca il cuore dal materiale, dall'egoismo, dal tuo insuperbirti per i talenti ricevuti. 
Perché tutti i carismi, senza la carità, sono un nulla! (cfr Cor 1,12-30)
Riconosci che tutto è sempre un dono del Signore!

Gesù ci dice anche un'altra cosa: diventa come il cammello, un animale che è stato pensato, progettato dal Creatore per viaggiare dove?
Nel deserto: cioè nel luogo della spoliazione dell'io, del silenzio interiore, in cui spesso l'anima va avanti fra aridità e tempeste di vento, temendo di finire soffocati dalla sabbia o dal caldo...
Nel deserto: dove il cammello viene caricato di molti pesi eppure non si sfianca...


Il deserto: il luogo in cui, ci dice il profeta Osea, Dio attira l'anima...e le parla!
Il cammello cammina nel deserto perché la sua conformazione "fisica" è adatta: così anche l'uomo, ad immagine e somiglianza di Dio, può vendere tutto e farsi come cammello che cammina nel deserto.

Come il cammello, l'uomo deve fare scorta di "acqua" per affrontare il viaggio: l'acqua -ci dice la Bibbia- l'attingiamo dalla sorgente della nostra salvezza, cioè dal Costato di Cristo.
Nella Parola, nei Sacramenti della Chiesa, il tutto ricoperto, tenuto ben vivo dal nostro coltivare la vita interiore con la preghiera quotidiana, con la mortificazione, con la pratica delle virtù.
Elementi, questi ultimi, che diventano un po' come il tessuto di strato adiposo che protegge le gobbe del cammello, quelle in cui viene accumulata l'acqua che consente il viaggio sulla sabbia bollente.

Come il cammello, che mangia un po' di tutto e che addirittura -nei casi estremi- può finanche nutrirsi di corda, stoffa....e la cui bocca può finanche tagliare le spine e gli altri oggetti duri, anche l'uomo deve imparare ad affrontare i periodi di aridità spirituale, le fatiche e le prove della vita.
Dio lo ha "predisposto" per questo!

E dopo esserci fatti...cammello, Gesù ci chiede un'altra cosa: passare per la cruna dell'ago.
Passare per la cruna di un ago come il cammello passa nel deserto -habitat apparentemente impossibile da affrontare, da "varcare": è possibile solo se impariamo a sfruttare tutti i mezzi che Dio ci dà per fare quello che siamo chiamati a fare.

La cruna dell'ago è come la porta stretta e mi richiama alla mente un altro brano del Vangelo, in cui Gesù dice che il Regno di Dio soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono (Mt 11,11-15).

Giovanni Paolo II, in una sua omelia ha affermato:
"A volte, per convertirsi l’uomo deve risvegliare in sé quel “violento”, di cui parla Cristo; “il violento” che agisce quasi contro se stesso - contro la cupidigia, contro la superbia di questa vita, contro il peccato - ha il coraggio di “conquistare” il regno di Dio; di riaverlo nel proprio animo, di conquistarlo di nuovo”.

Convertiamoci, risvegliamo in noi "il violento" che vince la ricchezza sbagliata del nostro io...e passa per la porta stretta!
Si avverererà quello che dice il Salmo di oggi: il Signore farà giustizia e gli ultimi saranno i primi!

Buona giornata!

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