mercoledì 22 febbraio 2012

IL CAMMINO DI QUARESIMA....."Alzati, prendi il tuo lettuccio e va'"!


Il Vangelo della VII domenica T.O. che precede il mercoledì delle Ceneri, offre uno spunto per una comprensione dei tre elementi centrali del tempo penitenziale di quaresima: preghiera, digiuno, elemosina.

Innanzitutto l'episodio del paralitico ci cala nella dimensione centrale della penitenza che la quaresima ci invita a vivere.
Il povero ammalato, fino a prima della guarigione, ha vissuto un'esistenza di isolamento sociale, di immobilità, di fragilità anche psicologica per una patologia che lo ha reso incapace di svolgere da solo le semplici attività quotidiane.
La penitenza del paralitico è quella di sapersi bisognoso di tutto, ma in una maniera "distorta": la sua è la condizione della dipendenza dagli altri uomini perché non si è "buoni a nulla"...perché non si è capaci di "muovere un passo" in nessuna direzione...
La penitenza del paralitico è anche quella spirituale: quell'uomo è in affannosa ricerca di Qualcuno che sappia vedere in lui un barlume di buono, di speranza, che sappia accogliere il suo desiderio di guarigione non solo fisica, ma anche interiore....Qualcuno che riconosca in lui la dignità di essere umano, a prescindere dalle sue doti "fisiche", esterne.
La penitenza del paralitico è poi quella sociale: si trova nella necessità di incontrare altri disposti a venire in suo soccorso ed anche nel bisogno di accettarne l'aiuto nelle modalità che quelli saranno capaci di mettere a sua disposizione, dimostrandosi grato per quanto riceverà....
Insomma, la penitenza di questo uomo paralizzato è il suo senso di inutilità, l'incertezza, il dubbio sul futuro, sulla possibilità di uscire dalla solitudine, dall' insufficienza, dalla passività, dalla dipendenza dall'aiuto degli altri (magari offerto solo per tornaconto personale).

Ma ecco che interviene l'ELEMOSINA: quella dei quattro uomini che prendono il paralitico, lo caricano sul lettuccio (come si legge nella traduzione del 1974, più rispondente all'edizione greca) e lo portano da Gesù.
Quei quattro -di cui non si conoscono il nome, l'identità sociale, la professione, la provenienza geografica- compaiono nel Vangelo come persone totalmente disinteressate.
Non sappiamo nemmeno in quali rapporti -di parentela o amicizia- fossero con il paralitico!
Teoricamente, nulla vieta di pensare che potessero averlo incontrato anche per caso, o poco tempo prima di condurlo a  Gesù....
Quegli uomini, però, hanno qualcosa da offrire all'ammalato, possono donargli loro stessi, la propria disponibilità, la condivisione della propria fede....possono condurlo a quel QUALCUNO che l'uomo sta cercando forse da sempre!
Possono "contagiarlo" e contagiarsi a vicenda, nella ricerca dell'Unico che ama e che salva!

L'etimologia della parola ELEMOSINA è ricchissima, in questo senso: deriva dal greco eleemosyne, che significa MISERICORDIA, COMPASSIONE, BENEFICENZA, e dalla stessa radice di  eleemon, PIETOSO.
Che splendore, allora, l'elemosina dei quattro a favore del paralitico: condividono con lui la sua pena, "com-patiscono" con lui il dolore fisico e morale; hanno misericordia di lui, vogliono fargli del bene senza riceverne nulla in cambio, hanno pietà -nel senso migliore del termine- del suo male, della sua afflizione "totale"....desiderano che egli guarisca, che "converta" la rotta della sua vita.
E allora partono, prendono il paralitico, lo caricano sulla barella e vanno avanti con fede. 
Con fede sfidano la folla, quelli che sono giunti sul posto prima di loro, forse perché "sgombri" dall' "impiccio-impaccio" dell'ammalato sul lettuccio; che forse sono andati da Gesù per curiosità; che si trovano lì, nella casa del Signore senza sapere quanti tesori di grazia possano ottenerne.

Quei quattro, a differenza di molti altri, vogliono incontrare Gesù perché sono certi di quanto Lui solo possa operare.
Quei quattro danno un "volto" umano e divino alla ricerca del paralitico, a colui che non è in grado di camminare da solo verso l'Assoluto, l'Onnipotente, il Misericordioso.
Quei quattro "prestano" le proprie gambe per fare avanzare l'ammalato, prima che questi sia in grado di continuare da solo il proprio cammino.
Quei quattro prestano -ancora- le loro braccia, per "sollevarlo" in alto e fargli vedere che è possibile incontrare Qualcuno che sia non semplicemente a livello terreno, ma DIVINO.
Quei quattro prestano -infine- le loro mani per praticare un foro nel tetto, per togliere il ciarpame che forse era ancora nell'animo del paralitico...e "calarlo" dentro una realtà nuova: GESU'!

E  tutto questo...non è forse preghiera?
I quattro, insieme al paralitico, non sono quei "due o tre, riuniti nel nome" del Signore (Mt 18,20), a cui verranno accordate le grazie richieste?

Il Vangelo non ci descrive la fase "intermedia" fra il calare il malato dal tetto ed il miracolo operato da Gesù.
Non sappiamo quali parole i quattro uomini -o il paralitico stesso- Gli abbiano rivolto.
Può darsi -semplicemente- che non abbiano detto nulla, che si siano limitati a "deporre" con delicatezza quell'ammalato ai piedi di Gesù, ben sapendo che Lui avrebbe capito, che Lui avrebbe "letto" nei loro cuori la necessità di quell'uomo.
La preghiera non è solo "parola", la preghiera è anche un mettersi -silenziosamente- ai piedi del Signore, come fa Maria di Betania; la preghiera è un presentarci con le nostre miserie davanti a Lui, e farci vedere come siamo: peccatori, deboli, ammalati, ma desiderosi di guarire sotto il Suo sguardo.

In questo brano evangelico, compare anche la dimensione del digiuno, che viene indicata dall'elemento della barella, il "lettuccio" della vecchia traduzione Cei.
Il paralitico guarito, seguendo l'ordine di Gesù, prende la sua barella e va'.
Si potrebbe obiettare: a che serve la barella - o il lettuccio che dir si voglia- ad un malato....sanato, ad un miracolato?
La barella, il lettuccio, sono elementi che indicano una condizione di "malattia": sulla barella vengono deposti gli infermi da portare negli ospedali, sui letti riposano gli ammalati, o semplicemente le persone un po' stanche....il letto è il luogo del riposo, del sonno, che nell'Antico Testamento era simbolo di "morte"...come il peccato è la morte dell'anima!
Il paralitico guarito si sente dire da Gesù: "prendi la tua barella (il tuo lettuccio)...e va'".

La barella (il lettuccio) ricorda al paralitico guarito -e ricorda a tutti noi- che la conversione, la guarigione interiore (ed anche quella fisica) non ci rendono immuni né dal ricordo del passato, né dalle cadute future o dal pericolo degli scivoloni.
Ecco dove sta l'elemento del digiuno.
Digiuno, astinenza: VIGILANZA, perché veniamo da una condizione di peccato e siamo stati guariti dalla Misericordia del Signore, ma quella natura umana che è incline al male, quella radice del peccato originale, ce la portiamo tutti dentro, come un fardello sì pesante, ma non invincibile.

La barella è il digiuno dalla vanagloria di ritenerci "arrivati", sanati al punto da non aver più bisogno di "proteggere" noi stessi da altre cadute che ci paralizzino nuovamente.
La barella, il lettuccio sono il NOSTRO BISOGNO DI UMILTA' per non rischiare di essere guariti che disprezzano il dono della salute interiore, e si ammalino più di prima....
La barella è la necessità di tenerci lontani dalle occasioni di peccato....
Il lettuccio è anche il simbolo di quella ricerca umile di Gesù non negli spazi in cui noi vorremmo trovarlo (le nostre "comodità" ma nella Sua casa...
La pagina evangelica  si apre infatti con una frase precisa: "si seppe che" Gesù "era in casa" (Mc 2,1).
E' in questa casa che i quattro portano il paralitico, è in questa casa che l'ammalato viene guarito.
La nostra guarigione avviene nella CASA DI DIO, NELLA SANTA CHIESA, dove possiamo nutrirci di Lui nella Santa Eucaristia, dopo aver ricevuto il Battesimo e dopo le purificazioni sempre necessarie per ottenere il Suo perdono, attraverso la Santa Confessione.

Noi possiamo essere contemporaneamente paralitico....o uno dei quattro che aiutano l'ammalato ad arrivare da Gesù.
Anzi, noi siamo contemporaneamente -magari in diverse fasi della vita- l'uno e l'altro.
Che il digiuno, l'elemosina, la preghiera, ci aiutino a vivere questo tempo di penitenza nella Santa Chiesa, per avvicinarci di più al Signore che salva.

Buona e santa quaresima a tutti voi.

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