mercoledì 14 dicembre 2011

MEMORIA DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE, carmelitano scalzo




         O Dio, che hai guidato san Giovanni della Croce 
alla santa montagna 
che è Cristo, 
attraverso la notte oscura della rinuncia
 e l'amore ardente della croce, 
concedi a noi 
di seguirlo come maestro di vita spirituale, 
per giungere alla contemplazione
 della tua gloria.

AMEN





La liturgia di quest'oggi fa memoria di San Giovanni della Croce, riformatore del ramo maschile del Carmelo, da sempre ricordato assieme alla riformatrice del ramo femminile, ossia Santa Teresa d'Avila.

L'ufficio delle letture del "proprio della liturgia delle ore" dei Carmelitani Scalzi (ossia, una liturgia delle ore "specifica" per quest'ordine, che integra quella "ordinaria" con le memorie, solennità e feste dei santi carmelitani), propone una bellissima seconda lettura, tratta dal Cantico Spirituale, intitolata "La bellezza di Dio partecipata alle creature per il Verbo".


Meditare su questo testo offre l'opportunità, in un certo senso, di "ripercorrere" interiormente tutta la Parola di Dio: dalla creazione del mondo, poi dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza della TRINITA' (la Bibbia dice "a nostra immagine e nostra somiglianza" Gn1,26), alla caduta da cui l'uomo si "riscatterà", o meglio, verrà riscattato, attraverso la morte in Croce di Cristo.
Dio creò l'uomo in vista del Verbo, quindi, si potrebbe dire...utilizzando Cristo come "stampo", prototipo, per realizzare un mondo a "misura Sua".....
Ma l'uomo non riesce a mantenere l'armonia tra anima e corpo....
Solo con l'Incarnazione del Verbo, avviene una nuova "unificazione" tra la "figliolanza divina" e la "figliolanza dell'uomo".
Nella Genesi, infatti, ad un certo punto pare che quasi si scollino queste due nature umane, e viene detto che "i figli di Dio vedevano che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero" (Gn 6,2).
Quando l'uomo considera l'altro solo per la sua esteriorità, spinto da desideri carnali disordinati, dalla materialità...smette di agire da figlio di Dio e smette di cogliere nell'altro quella stessa figliolanza divina. L'uomo si comporta così ogni volta che lascia dominare in sé gli istinti di male!
L'uomo si fa....semplicemente uomo, terra, frutto della polvere....
Con l'Incarnazione, il Figlio di Dio si dirà Figlio dell'Uomo: l'ipostasi consente di riunire, di "riappacificare" ogni cosa, perché tutto è stato fatto per mezzo del Verbo, fin dal principio (come ci ricorda anche il prologo di Giovanni) e tutto è stato fatto in vista di Lui, per ricapitolare in Lui ogni cosa (come invece ci dice San Paolo).
E da Lui....abbiamo ricevuto grazia su grazia! (Gv 1,18)
CORRISPONDIAMO A TANTA BENEVOLENZA, MISERICORDIA, DONAZIONE GRATUITA DI COLUI CHE SI E' FATTO SERVO PER AMORE!

Buona lettura!





Dal Cantico Spirituale di San Giovanni della Croce
"La bellezza di Dio partecipata alle creature per il Verbo".



"Le creature, come afferma S. Agostino, danno testimonianza della grandezza e perfezione divina.

Dio infatti ha creato tutte le cose con grande facilità e prestezza e ha lasciato in esse qualche orma del suo essere, non solo traendole dal nulla all'esistenza, ma anche dotandole di innumerevoli grazie e virtù, abbellendole di ordine mirabile e di stretta dipendenza le une dalle altre, operando tutto questo per mezzo della sua Sapienza, che è il Verbo suo Unigenito Figlio, mediante il quale le ha create.

Secondo quanto afferma San Paolo, il Figlio di Dio è lo splendore della gloria del Padre e l'immagine della sua sostanza.

E' dunque da osservare che Dio con la sola immagine di suo Figlio guardò tutte le cose, dando loro l'essere naturale, comunicando molte grazie e doni naturali, facendole perfette e rifinite secondo le parole della Genesi: Dio guardò tutte le cose che aveva fatto ed erano molto buone.
Vederle molto buone equivale a farle molto buone nel Verbo, suo Figlio.
Guardandole, non soltanto comunicò loro l'essere e le grazie naturali, ma con questa immagine di suo Figlio le lasciò rivestire di bellezza, comunicando loro l'essere soprannaturale.
Ciò accadde quando Egli si fece uomo, innalzando questo alla bellezza di Dio e per conseguenza in lui tutte le creature, poiché, facendosi uomo, si unì con la natura di  tutte quelle.
Perciò il medesimo Figlio di Dio dice: Quando sarò alzato da terra, trarrò a me tutte le cose.

E così, in questa glorificazione dell'Incarnazione del Figlio suo e della sua resurrezione secondo la carne, Dio abbellì le creature non solo in parte, ma le lasciò rivestite completamente di bellezza e dignità".

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