sabato 14 maggio 2011

TEMPUS FUGIT? CARPE DIEM!

Salvador Dalì- Uno dei tanti "orologi molli"- particolare dell'opera "La persistenza della memoria"


"Comprendi la forza di queste tre parole: 
un Dio,un momento,un'eternità.
  • Un Dio che ti vede, 
  • un momento che ti fugge,
  • un'eternità che ti attende.
Un Dio che è tutto, un momento che è nulla, un'eternità che toglie o che dà tutto.
Un Dio che tu servi così male, un momento di cui ti approfitti così poco, un'eternità che tu rischi così temerariamente".

(DON BOSCO)



I Santi non smettono mai di ripeterci che "Tempus fugit, Carpe Diem"!: il tempo fugge, cogli l'attimo....perché l'attimo è l'istante prezioso in cui possiamo costruire la nostra vita futura, quella eterna e tramite il quale siamo chiamati a guadagnarci il Paradiso.

Avendo sotto gli occhi questo pensiero di Don Bosco, ho collegato alla sua figura quella della sua concittadina, la serva di Dio Suor Maria Consolata Betrone, alla quale Gesù svelò la "piccolissima via d'amore": una speciale vocazione in cui ogni istante è quello in cui la creatura può e deve dire il suo "si" al Signore, attraverso l'incessante atto d'amore.

"Amami solo, amami sempre, rispondi con grande amore un si a tutto, a tutte, sempre; ecco la tua via. Nient'altro che questo, a tutto il resto penso e provvedo Io": sono le parole con cui Nostro Signore illustrò la piccolissima via d'amore alla monaca clarissa cappuccina.
Sono le stesse parole con cui anche a noi, oggi, rivela il Suo desiderio infinito di essere amato, sempre, in tutti, in tutto.

In questa ottica di "amore continuo" nulla di quello che viviamo appare più banale o inutile: ogni gesto di amore che compiamo anche quando siamo svogliati, impegnati in cose che riteniamo più importanti, un accettare con amore e pazienza un imprevisto...tutto diventa un  un  mezzo tangibile per dire il nostro SI a Dio, per fare della nostra esistenza un "si a tutto e tutti" cogliendo l'attimo che Gesù ci offre per la santificazione nostra e di altri!

La piccolissima via dell'atto d'amore non è semplice, richiede costanza e pazienza, la famosa "fedeltà eroica" per la quale pregava la stessa Suor Consolata; è vero che non tutte le anime vi sono chiamate in maniera particolare (è in sostanza, anche questa, una speciale vocazione!) ma di fondo, ogni cristiano cattolico otterrà la felicità eterna nella misura in cui avrà amato, come ci rammentano i primi due comandamenti, che Gesù ci ricorda nel Santo Vangelo:


"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso" 
(Mt 22,36-40)

L'uomo è chiamato dunque all'amore, verso Dio e verso la creatura.
Questo amore può e deve manifestarlo sempre, in ogni circostanza, con ogni persona.
Non è semplice, ma diventa più "facile" se ci poniamo  nella giusta ottica per guardare ogni cosa: quella di Dio!

Scrive Don Dolindo Ruotolo (sacerdote napoletano morto in concetto di santità):
"Tutto quello che ci attrae alle creature come tali, non è che il nostro egoismo.

Noi ne consideriamo la bellezza perché ci piace, la bontà perché è conforme alle nostre convinzioni, l'utilità perché giova al nostro tornaconto o alla nostra passione.
Amando le creature per se stesse, l'uomo si riconcentra tutto nella materia, si degrada, si forma un idolo, si dimentica di Dio e praticamente apostata da Lui".

Insomma: l'uomo è portato ad amare "sensibilmente", spontaneamente, finché trova rispondenza in determinate cose dell'altro, ma è spinto invece ad allontanarsi quando non sente simpatia, non trova punti in comune, non sente rispondenza nell'altro.
E' qui che viene il difficile, è qui che siamo chiamati ad innalzarci dal "momento" di cui parla Don Bosco all'Immutabile che è Dio, in cui tutto può essere visto sotto una luce diversa.

Scrive sempre Don Dolindo:
"Noi amiamo il sole per la sua luce e amiamo, per conseguenza, anche il cristallo dove si riflette.
Togliete quel cristallo dai raggi del sole, ed esso diventa un corpo trasparente e, se lo mettiamo al buio, è solo un corpo durissimo.
Non si può togliere, dunque, il cristallo dai raggi del sole senza togliergli ogni ragione di attrattiva.
Non è un'opera d'arte, non è un oggetto utile; non è che un piccolo sole in miniatura, quando il sole inonda.
Tu non ti curi di vedere se quel cristallo è elegante, è sfaccettato, è pulito, se non in funzione del sole e lo consideri con ammirazione quando vi luccica il sole".

Nel "Castello Interiore" Santa Teresa d'Avila paragona l'anima proprio ad un diamante, ad un cristallo: semplificando, potremmo dire che possediamo in noi un punto che, esposto alla luce di Dio, la riflette e ci consente di vederci ed amarci reciprocamente proprio in virtù del nostro essere oggetti che riflettono Dio....superando dunque le miserie umane!
Se ci guardiamo al di fuori di questa luce insorgeranno invece mille difficoltà nell'amarci, nell'andare oltre il "momento che è nulla" ed ogni difetto, antipatia, egoismo, avranno la meglio sull'amore!
Il Carpe Diem ci è possibile solo se sappiamo cogliere Colui che sta al di sopra del tempo che fugge: Dio, l'Eterno, l'Immutabile, l'Infinito!

E' bello ricordare, su questo punto, l'esempio di Santa Teresina, che nel manoscritto C di Storia di un'anima, così scriveva:
"C'è in comunità una sorella che il talento di dispiacermi in tutto: i suoi modi di fare, le sue parole, il suo carattere mi sembravano molto sgradevoli; eppure è una santa religiosa che deve essere molto gradita al buon Dio, perciò non volevo cedere all'antipatia naturale che provavo.

Mi sono detta che la carità non doveva consistere nei sentimenti, ma nelle opere, perciò mi sono impegnata a fare per questa sorella ciò che avrei fatto per la persona che amo di più.
Ogni volta che la incontravo pregavo per lei il buon Dio, offrendogli tutte le sue virtù e i suoi meriti.
Sentivo bene che questo faceva piacere a Gesù, perché non c'è artista che non ami ricevere lodi per le sue opere, e Gesù, l'artista delle anime, è felice quando non ci fermiamo all'esteriorità, ma penetriamo fino al santuario intimo che Egli si è scelto come dimora e ne ammiriamo la bellezza.
Non mi limitavo a pregare molto per la sorella che mi procurava tante lotte: mi sforzavo di farle tutti i favori possibili e, quando avevo la tentazione di risponderle in modo sgarbato, mi limitavo a farle il mio più gentile sorriso e mi sforzavo di sviare il discorso".
Quando le fu chiesto dalla consorella la ragione di tanti "sorrisi", Santa Teresina rispose: "Ciò che mi attirava era Gesù nascosto in fondo alla sua anima"!

Santa Teresa di Gesù Bambino sapeva bene che nelle tentazioni contro la carità occorre darsi da fare ed agire praticando la virtù contraria al vizio dell'egoismo verso cui si è spinti....ma è bello notare con quanta delicatezza riuscisse ad applicare, in casi estremi (la tentazione di rispondere sgarbatamente) anche la sua tattica della "diserzione": sapendo che l'essere umano è facile alla debolezza, fuggiva dal fare discorsi in via primaria, quando eccessivamente tentata...e si limitava inizialmente a sorridere.

E' una tattica che possiamo applicare anche noi: un sorriso, in circostanze simili, ci costerà forse molto meno che tante parole inutili, e sortirà un effetto certamente maggiore di molte frasi.

A volte, un gesto apparentemente banale disarma l'altro, nasconde le nostre lotte e ci consente di amare!
Un sorriso davanti all'imprevisto, ad un cambiamento dei nostri piani non dipendente da noi, ad un favore inatteso che ci viene richiesto....è il nostro modo concreto (ed anche interiore) di dire "SI"!

  • Approfittiamo dunque di ogni momento, per non sprecare nulla, secondo quando ci rammenta Don Bosco;
  • ricordiamoci che un atto d'amore, agli occhi di Gesù, vale moltissimo, più di tante preghiere che non trovino sbocco effettivo nella carità, come ci invita invece a fare la piccolissima via d'amore;
  • seguiamo anche l'esempio di Santa Teresina e vinciamo noi stessi impegnandoci ad amare vedendo nell'altro un cristallo in cui -come dice anche Santa Teresa d'Avila, come ci ricorda Don Dolindo- si riflette proprio Dio, Artista di ogni creatura.
In questo modo potremo rovesciare il finale del "Carpe Diem" di Orazio, il quale così scriveva:
"Breve è la vita- rinuncia a speranze lontane. Parliamo e fugge il tempo geloso: carpe diem, non pensare a domani".

Si, il tempo è geloso, perché nessun momento ritorna indietro, ma noi abbiamo una speranza, quella che, come ci dice San Paolo, "non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rom 5, 1-5).
Il nostro Carpe Diem deve essere dunque non rivolto ad un godimento effimero di quello che non potremmo altrimenti recuperare una volta "passato", ma un proiettarci verso l'eternità, che già fin d'ora possiamo costruire guardando alla meta finale: DIO!

Il pittore Salvador Dalì dipinse gli orologi "molli" per indicare la soggettività della percezione del tempo, che dipenderebbe dalle circostanze, dagli individui, dallo stato d'animo.
Oggettivizziamo il nostro tempo: puntiamo le lancette verso l'Eternità, misuriamo le ore, i minuti, i secondi, non con un orologio che si deforma al mutare dei nostri moti interni, ma con quello precisissimo e sempre funzionante di Gesù!
Facciamo, anzi, che il nostro orologio diventi il Suo Cuore, che batte veramente, perché è un CUORE DI CARNE!
Che ogni battito del Suo adorabile Cuore diventi la lancetta dei secondi che scandisce la nostra vita, per ricordarci le Sue parole: AMAMI! Amami sempre, amami in tutti, vedendo Me in loro!

Buon fine settimana a tutti!

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