venerdì 31 dicembre 2010

BUONA FINE D'ANNO E BUON 2011!



Nell'augurare a tutti gli amici del blog una serena vigilia e un felice 2011, vi lascio con il bellissimo video del TE DEUM, cantato dai sacerdoti della Fraternità Sacerdotale di San Pietro -comunità di sacerdoti cattolici romani-.


Rendiamo anche noi, questa sera, la nostra lode al Signore, per tutto ciò che ci ha donato nel corso dell'anno che sta per concludersi!


Accludo alla fine anche il testo (prima in latino e poi in italiano).




                                                              
                                                                      TE  DEUM

Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur. 

Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur. 
Tibi omnes ángeli, * 
tibi cæli et univérsæ potestátes: 
tibi chérubim et séraphim * 
incessábili voce proclamant: 
  
Sanctus, * Sanctus, * Sanctus * 
Dóminus Deus Sábaoth. 
Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae. 
Te gloriósus * Apostolórum chorus, 
te prophetárum * laudábilis númerus, 
te mártyrum candidátus * laudat exércitus. 
Te per orbem terrárum * 
sancta confitétur Ecclésia, 
Patrem * imménsæ maiestátis; 
venerándum tuum verum * et únicum Fílium; 
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum. 
  
Tu rex glóriæ, * Christe. 
Tu Patris * sempitérnus es Filius. 
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, * 
non horruísti Virginis úterum. 
Tu, devícto mortis acúleo, * 
aperuísti credéntibus regna cælórum. 
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris. 
Iudex créderis * esse ventúrus. 
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, * 
quos pretióso sánguine redemísti. 
ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári. 
  
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * 
et bénedic hereditáti tuæ. 
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum. 
Per síngulos dies * benedícimus te; 
et laudámus nomen tuum in sæculum, * 
et in sæculum sæculi. 
Dignáre, Dómine, die isto * 
sine peccáto nos custodíre. 
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri. 
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, * 
quemádmodum sperávimus in te. 
In te, Dómine, sperávi: * 
non confúndar in ætérnum.



TE DEUM

Noi ti lodiamo, Dio * 
ti proclamiamo  Signore. 
O eterno Padre, * 
tutta la terra ti adora. 
  
A te cantano gli angeli * 
e tutte le potenze dei cieli: 
Santo, Santo, Santo * 
il Signore Dio dell'universo. 
  
I cieli e la terra * 
sono pieni della tua gloria. 
Ti acclama il coro degli apostoli * 
e la candida schiera dei martiri; 
  
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; * 
la santa Chiesa proclama la tua gloria, 
adora il tuo unico figlio, * 
e lo Spirito Santo Paraclito. 
  
O Cristo, re della gloria, * 
eterno Figlio del Padre, 
tu nascesti dalla Vergine Madre * 
per la salvezza dell'uomo. 
  
Vincitore della morte, * 
hai aperto ai credenti il regno dei cieli. 
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. * 
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. 
  
Soccorri i tuoi figli, Signore, * 
che hai redento col tuo sangue prezioso. 
Accoglici nella tua gloria * 
nell'assemblea dei santi. 
  
Salva il tuo popolo, Signore, * 
guida e proteggi i tuoi figli. 
Ogni giorno ti benediciamo, * 
lodiamo il tuo nome per sempre. 
  
Degnati oggi, Signore, * 
di custodirci senza peccato. 
Sia sempre con noi la tua misericordia: * 
in te abbiamo sperato. 
  
Pietà di noi, Signore, * 
pietà di noi. 
Tu sei la nostra speranza, * 
non saremo confusi in eterno.

mercoledì 29 dicembre 2010

ANCORA SULLA CONFESSIONE...



(Confessione di una penitente in Vaticano)

Gli amici del blog ricorderanno un post di poco tempo fa, dedicato alla Santa Confessione, in cui ci hanno aiutato a riflettere i pensieri di alcune religiose (di cui una già santa).

C'è una chiara e, come sempre edificante, risposta di Padre Angelo Bellon, sul sito "amicidomenicani" a cui vi rimando; penso possa essere utile per continuare ad approfondire l'argomento sulla base della Parola, del Magistero  e del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Buona lettura a tutti!

domenica 26 dicembre 2010

FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA


"La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.

O famiglia di Nazareth,
esperta del soffrire,
dona al mondo la pace"

(dall'odierna liturgia delle ore)


La liturgia delle ore di quest'oggi -festa della Santa Famiglia- ci introduce in tema molto bello, ricco di spunti di riflessioni...un tema su cui si è soffermato il celebrante della Messa cui ho partecipato stamattina, la cui omelia condivido con voi, perché penso possa essere veramente di stimolo alla conoscenza ed all'amore alla Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria!
I pensieri profondi del sacerdote, mi permetterò di integrarli con alcuni scritti di Santi. 

Il sacerdote è partito da una considerazione che, probabilmente, molte volte si sente ripetere in confessionale, allorché nelle prove familiari, lui consiglia di seguire l'esempio, il modello, della Famiglia di Nazareth...: "Eh, ma i membri di quella famiglia erano Dio, la Madonna e San Giuseppe....e poi, noi abbiamo tanti problemi"!
Noi mettiamo -infatti- su un "piedistallo" di tranquillità esterna la Sacra Famiglia, dimenticando che la vera sua serenità era quella interiore, poiché la vita UMANA, l'esistenza TERRENA e STORICA di quel nucleo familiare furono veramente DRAMMATICHE....e fin dall'inizio!
Consideriamo le angosce iniziali di Maria e Giuseppe, davanti ad un mistero grande quale quello dell'Incarnazione, alle dicerie nel villaggio, che additava in chissà quale modo la coppia di sposi che aveva avuto un figlio "prima del tempo" ...pensiamo poi alla fuga in Egitto e al timore per la vita del Bimbo che Erode vuole uccidere, allo stabilirsi della Sacra Famiglia nel piccolo villaggio di Nazareth, alla vita silenziosa e laboriosa (non di certo agiata!) del buon falegname Giuseppe...e ancora alla morte di quest'ultimo, che lascia vedova Maria Santissima (e le vedove, lo sappiamo dalla Bibbia stessa, erano una delle categorie deboli della società, assieme agli orfani!)...
ancora: Gesù, a 30 anni, comincia la sua vita pubblica, criticato da molti per aver lasciato "sola" Sua Madre...
Pensiamo poi alle critiche sulla predicazione di Gesù, alla dolorosa via del Calvario....
Ecco, la Santa Famiglia -ci ricordava il sacerdote- si è fatta Santa alla luce della Risurrezione, in cui Maria Santissima comprese ogni cosa e Giuseppe poté essere accolto in Paradiso.
La santità del nucleo familiare di Nazareth consiste nella Fede al di là di ogni prova, non nella "tranquillità" esteriore dell'esistenza...ecco, proprio in quella Fede, può operare l'intervento di Dio!

Proviamo a fermarci ad esempio, sulla prima delle "prove" della vita della Santa Famiglia: il turbamento davanti al mistero dell'Incarnazione.

Innanzitutto, ci fu il "turbamento" di Maria Santissima:
 Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo" 
(Lc 1, 34)
cui indubbiamente, sul piano "umano", seguì l'angustia interiore per il delicato compito di comunicare a Giuseppe, suo promesso sposo, questo miracoloso e straordinario, salvifico, intervento di Dio nella loro vita.
La Vergine Maria si sarà interrogata su come San Giuseppe avrebbe potuto reagire, avrà pensato al suo dolore nell'accettare la notizia e nel prestare fede alle parole dell'Angelo che avevano rivelato a Maria i progetti di Dio o magari, alla sua possibile "incredulità"...

Poi, ci fu allora il "turbamento" di Giuseppe: " Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto". (Mt 1,19).
Proviamo, per un istante, a metterci nei panni di San Giuseppe: lui che tanto era innamorato (del più puro ed elevato amore!) della sua promessa sposa, la ritrovò incinta, e avrà vissuto il dramma dell'uomo innamorato, che non sa, improvvisamente, cosa pensare della donna che riteneva tutta pura, con la quale pensava di costruire un futuro.
Chissà, sempre in termini psicologici, quanto gli sarà costata la decisione, delicatissima, piena di "giustizia", di ripudiarla in segreto e quanto amore dimostra anche questa sua decisione!

La beata Katharina Emmerich , così descrive l'angoscia di Giuseppe: 
 "Durante la strada che portava da Juta a Nazareth, San Giuseppe notò per la prima volta che Maria era gravida. 
Egli fu turbato da molti sospetti, poiché nulla sapeva dell'Annunciazione fatta dall'Angelo alla Santa Vergine.
Piena di umiltà, Maria aveva conservato in sé il segreto di Dio.
Molto inquieto, Giuseppe combatté dentro se stesso l'angoscia del sospetto che lo pervadeva.
 La Vergine, che aveva previsto il turbamento di Giuseppe, divenne pensierosa e sempre più severa nel suo contegno; questo aumentò l'inquietudine del pover'uomo. 
Arrivati a Nazareth, si fermarono per due giorni presso alcuni parenti, che genereranno Parmena, il quale nacque all'epoca di Gesù e fu uno dei sette diaconi nella prima comunità cristiana riunita a Gerusalemme. 
Mentre alloggiavano presso questa famiglia, l'inquietudine di Giuseppe era giunta a tal punto che pensò di lasciare Maria e fuggirsene segretamente per non condannarla in pubblico".

Ma qui interviene quell'aiuto del Signore di cui parla l'inno delle lodi mattutine e che il celebrante della mia parrocchia ha ben sottolineato: Dio  interviene a sostenerli nella prova....
Così, Maria Santissima si sente dire -al momento dell'Annunciazione-: "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1, 37)
mentre San Giuseppe -uomo giusto- prima di tutto decide, ancora nel turbinio della prova, di operare con "giustizia" (non umana, ma di Dio!).

 In seguito, Giuseppe, che già aveva preso questa sua decisione di ripudio in segreto, credette alle parole dell'Angelo che gli apparve in sogno.
Scrisse la Beata Katharina Emmerich: "Stava appunto meditando quest'idea quando gli apparve un Angelo che lo consolò".

E nel Santo Vangelo leggiamo:
"Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.  
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". (Mt 1, 20-21)

Proviamo anche noi, invocando l'aiuto della Santa Famiglia, a seguire l'esempio alto che essa ci ha offerto e ci offre.
Allora saremo capaci anche noi, pur nelle varie prove della vita, di farci santi nelle nostre famiglie, di santificarle, vivendo ogni difficoltà alla luce del Vangelo e seguendo l'esortazione con cui oggi San Paolo si è rivolto a noi, nella seconda lettura:
"Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro". 

Non saremo esenti da cadute, in questo percorso, perché la stessa prima lettura ci ha dato un saggio di quelle che potrebbero essere le prove da affrontare, ed alle quali spesso siamo impreparati, o che non riusciamo da subito a gestire con il giusto equilibrio, organizzandoci anche "materialmente" a certe emergenze familiari.
Preghiamo Gesù, Giuseppe e Maria, affinché ci "sollevino" verso Dio, proprio attraverso il servizio e la carità reciproca, all'interno delle nostre famiglie!

Buona Domenica a tutti!

mercoledì 22 dicembre 2010

E L'ATMOSFERA DEL NATALE?


(Roma-Chiesa di San Salvatore in Lauro-Presepe 2009)




Due sere fa, mi trovavo in un negozio assieme ad una persona di famiglia, per aiutarla scegliere alcuni piccoli regali natalizi....
Mentre osservavamo angioletti e mini presepi, sentivamo una cliente del negozio, dire alle proprietarie che "nonostante le vetrine addobbate, non si sente l'atmosfera del Natale".
La proprietaria rispondeva: "Si, nonostante noi stiamo vendendo tanto...è proprio vero".
Da premettere che quel riferimento alla vendita non era inteso in termini di "incremento economico", ma indicava il fatto che le persone, al di là di questo "non sentire" facciano ugualmente degli acquisti natalizi... ma questo fattore non "produca" atmosfera....

Quando siamo rimaste sole in negozio, ci siamo un attimo soffermate su quelle considerazioni, e le titolari evidenziavano una delle possibili cause: la nostra abitudinarietà per il Natale, una festa che, a livello sociale-consumistico-materialistico viene sempre più anticipata, finendo così per trovare nei supermarket, già ai primi di ottobre, pandori e panettoni che un tempo non riuscivamo ad addentare prima dell'Immacolata.
Per non parlare poi degli spot pubblicitari, degli inviti agli acquisti, delle vetrine addobbate già con un mese e mezzo di anticipo.

Ricordo in effetti che, quando ero piccolina, difficilmente pubblicità e prodotti natalizi si potevano vedere in giro prima dell'8 dicembre, allora, tanto per semplificare, anche per fare il presepe bisognava aspettare, perché se occorreva acquistare qualcosa, non c'era verso di trovarlo prima di quel periodo.

Già questo era un "fattore" che aumentava l'attesa, rendeva, in un certo senso, quel momento natalizio come fonte di aspettative, anche sul piano materiale che è collegato (innegabilmente) alla festività.
Perché Natale è anche il tempo in cui, concretamente, esprimiamo la nostra gioia per la nascita di Cristo attraverso la realizzazione del presepe, lo scambio di piccoli doni, le luci che ancoriamo al balcone...

Oggi, anche nei bambini stessi, è difficile ricreare questo genere di "aspettativa", intesa come un momento in cui si riesca (anche e proprio per il senso stesso dell'aspettare) a creare l'idea, il sentimento, di un qualcosa di importante che ricordiamo in modo specifico una volta l'anno...per il quale vale la pena di attendere, per il quale c'è un tempo specifico...un evento straordinario, che meriti di essere celebrato con particolare solennità.

E' già difficile sul piano prettamente "materiale" innescare nei piccoli di oggi questi sentimenti, perché se un tempo, per noi bambini, Natale era -tanto per fare un esempio- il periodo unico in cui potevamo ricevere quel giocattolo che tanto avevamo desiderato (chi non si è mai sentito dire: "Se fai il bravo, te lo regalo a Natale"!), oggi, tanti bimbi hanno tutto...e sempre, in ogni periodo dell'anno.

Non vorrei poi dire una stupidaggine, ma, almeno per me, bambina negli anni 80, in cui il massimo dei giocattoli era la "Barbie", il presepe aveva un che di magico perché ricordava, in un certo senso, il meccanismo di fondo della casa delle bambole (che non avevo!), con un paesaggio ricostruito, le casette, i personaggi, le varie attività...ed una grotta in cui, povero, nasceva il Bambinello.
Una povera grotta in cui però si respirava tanto calore...


E poi, c'erano le luci, che nemmeno le case delle bambole avevano!


Insomma, il bambino riusciva a "stupirsi" dinanzi al presepe, perché trasmetteva qualcosa, e, anche concretamente, aveva degli elementi in più, rispetto a quello che all'epoca i bimbi possedevano.


Pensiamo invece, a cosa accada oggi: per i più piccoli ci sono giochi di ogni tipo, videogame, con effetti di luci e di suoni, bambole stra-tecnologiche che si muovono, parlano, piangono...e finanche capi di abbigliamento, come le scarpe, hanno spesso le luci incorporate!

Che senso di stupore possono provare i bambini, davanti ad un presepe che, nella maggior parte dei casi e specialmente per i bimbi che non vengono particolarmente educati alla fede, non rappresenta altro che un "modello sorpassato"?


Non solo, ma aggiungerei anche questo: un tempo, il Natale era anche l'occasione per lavorare a stretto contatto con i genitori, nella realizzazione degli addobbi, presepe in primis.
E questo significava un relazionarsi intrafamiliare, che andava al di là del semplice aiuto materiale (un bambino piccolo, ben poco aiuto può dare!), ma diventava un mezzo efficacissimo per innescare un rapporto "paritario" fra adulto e bambino, per responsabilizzare il bimbo in piccolissime attività, per trascorrere dell'ulteriore tempo insieme...e per parlare delle realtà della nostra fede cattolica.
Il Natale si attendeva con particolare ansia anche per questo motivo: era bello sapere che quello sarebbe stato anche il momento per stare di più insieme, per lavorare a stretto contatto...

Oggi che il tempo è rosicchiato, che ci sono gli alberi facili da fare (basta appenderci le palline!), che si trovano i presepi "prefabbricati", in tante case è scomparso questo momento di sana aggregazione familiare.
Il presepe non è più uno strumento di "riunione" familiare, di gioia nel costruire, innovare, scambiarsi idee.


Però...c'è anche un altro però: se non sentiamo più atmosfera natalizia, è anche per un altro motivo....
Se le nostre società accantonano l'ALTRO per eccellenza, dimenticano la fede, trascurano la vita interiore, automaticamente, finiamo per diventare come una foresta soggetta a disboscamento, privata del polmone naturale.
Respiriamo aria inquinata, in cui manca la cosa principale per la corretta respirazione e per la vita: l'ossigeno!

Riflettiamoci, stiamo uccidendo lo spirito del Natale, perché stiamo uccidendo in noi la fede...e senza fede, il Natale diventa un momento come tanti altri, consumistico quanto vogliamo, scenografico quanto si desidera...ma senza "anima".



Che la Vergine Maria riesca, con il suo materno aiuto, a far rinascere in tutti noi la fede vera, per accogliere in essa, come fosse una culla preziosa, il Bambino che nasce.


Auguri di buon Natale a tutti voi!

domenica 19 dicembre 2010

Prepariamoci al Natale...sull'esempio di Maria



Dagli scritti della Serva di Dio Madre Maria Costanza Zauli:





Maria Santissima "viveva come in una continua estasi d'amore per l'intimo contatto che aveva col Verbo divino incarnatosi in lei, e questo intimo contatto la portava alla contemplazione, all'unione col divin Padre.
Lo penetrava sempre più nelle sue perfezioni, si effondeva in carità, desiderava consumarsi, donarsi tutta nel sacrificio, per soddisfare, appagare la sua paterna bontà.

San Giuseppe osservava la Madonna nel suo modo di agire e la ricopiava esattamente in tutto.
Il suo sguardo era fisso su di lei, ai suoi tratti perfettissimi, e cercava di imitarla fedelmente.
La osservava come pregava, come contemplava, come si elevava nell'unione di carità col Padre.
Egli fedelmente la seguiva, si elevava in unione a lei, sebbene, nella sua umiltà, si sentisse un niente al confronto della grandezza della Madonna.

Quando Gesù Bambino apparve alla luce, trovò queste due sue creature avanzate nella perfezione.
La Madonna per l'intimo contatto avuto con lui, San Giuseppe per gli esempi, per l'alta scuola avuta con la Madonna.
Nella grotta di Betlemme li trovò suoi perfetti adoratori, colmi della più alta comprensione".

Proviamo a diventare anche noi, adoratori perfetti, sull'esempio di Giuseppe e di Maria, per essere capaci di accogliere realmente in noi, Gesù Bambino che nasce.

Come fare?

Madre Maria Costanza lo dice esplicitamente, descrivendo ciò che vide della Nostra Madre Celeste: l'a tu per Tu con Gesù, la spinse maggiormente (totalmente!) alla carità ed al sacrificio.

Carità e sacrificio...quante occasioni, ogni giorno, lasciamo perse, rinunciando ad esercitarci nell'amore, specialmente quando questo vorrebbe dire sacrificio di tempo, di desideri, di cattive (o semplicemente inutili) inclinazioni o passatempi...



Gesù ci chiede di imitare il modello che è Maria, cominciando a mettere da parte dei regali per la Sua venuta.

Dimentichiamo qualcosa di noi stessi, per regalare un po' di Lui, che si fa carità in noi, agli altri.

Buona e santa Domenica a tutti!

giovedì 16 dicembre 2010

NOVENA DI NATALE con le Carmelitane Scalze di Parma


Nell'augurare a voi tutti una buona novena in preparazione al Santo Natale, vi rimando alle pagine natalizie curate dalle monache carmelitane di Parma, su cui potete trovare il testo per pregare e meditare, in questi nove giorni che precedono la nascita di Gesù Bambino!


mercoledì 15 dicembre 2010

FESTA DI SANTA MARIA CROCIFISSA DI ROSA, fondatrice delle Ancelle della Carità


Santa Maria Crocifissa di Rosa,
che ardesti di amore per Gesù penante e per i poveri,
eleggendo la Sua Croce per tuo ambìto retaggio
e tutto donando a beneficio del prossimo,
ottieni anche a noi lo stesso ardore di carità,
affinché, a tuo esempio, 
possiamo santificare le nostre sofferenze fisiche e morali
e prestarci con generosa dedizione, in ogni opera di bene,
a gloria di Dio ed a salvezza delle anime,
sempre confortate dalla celeste protezione di Maria Immacolata
tua e nostra dolcissima Madre.
Gloria al Padre....


Dall'epistolario di Santa Maria Crocifissa di Rosa (al secolo Paola -fondatrice delle Ancelle della Carità-): 


                                                         Brescia, agosto 1839

"Carissimo Papà.

    Vi prego e vi supplico a non fare le meraviglie sulla cosa che sono per esporvi. 
Ben conosco che questi giorni sono da voi dedicati all'orazione, al raccoglimento, ed al ritiro; ed io non dovrei distrarvi. 
Ma non posso a meno di farvi consapevole di una cosa che a me appartiene, ed assai interessante.

Mi si presenta un partito assai vantaggioso per collocarmi.

Voi ben sapete quanto fossi aliena da simile idea; ma la vostra avvedutezza e la lunga esperienza vi avranno fatto conoscere abbastanza l’indole del cuore umano, instabile cioè ed incostante per aderire volentieri oggi a ciò che ieri aborriva.
Per vostra tranquillità però sappiate che non ho fatto alcuna risoluzione senza prima consigliarmi col mio direttore.
Vi prego di nuovo a non fare le meraviglie. 

Ciò che poi mi lusinga del vostro facile assenso e che anzi mi assicura della gioia vivissima con cui il cuor vostro farà plauso alla mia determinazione è la circostanza che la persona aspirante è vostra amica da gran tempo e vi ama assai. 
Non parliamo per ora dell’età sua, perché quando ne udirete il nome saprete anche questo.

Non vi prendete pena, perché forse il mondo vorrà parlare e ridersi di me; le meraviglie durano al più tre giorni, e la cristiana filosofia insegna a non fare calcolo delle dicerie di un mondo insano, balordo e sempre ingiusto nei suoi giudizi, quanto lo è nelle sue massime.

 Ritenete, caro Papà, che molte di quelle giovani che vorranno ridersi di me, nel fondo dell’animo invidieranno la mia sorte, e molto più quando rifletteranno che voi non me lo avete esibito, che io non l’ho cercato, ma che Egli stesso si è messo a cercarmi, mentre io non lo conosceva che di nome.
Ma è tempo ormai che vi esponga il nome del caro oggetto che ebbe la bontà di chiedermi. Egli è Gesù di Nazareth, cui porgo le mie preghiere perché rapisca anche il vostro cuore, e lo collochi in mezzo al suo. Egli è Gesù; presso 
il quale desidero assai che mi teniate in decoro, come avete 

già fatto e come fareste con un altro genero nell’affidargli la 

vostra affezionatissima 
Paola"


Della Santa che si festeggia quest'oggi si potrebbero dire molte cose, specialmente sul carisma della congregazione dal lei fondata, ma trovo che questa lettera, con la quale comunicò al padre, nobile della società bresciana e molto devoto, la decisione di farsi religiosa, si ponga in linea di continuità con le meditazioni di ieri, sulla necessità di essere testimoni visibili e senza paura del Vangelo.

San Giovanni della Croce ci ha esortato a "confessare Cristo con le  opere di fronte agli uomini" senza vergogna e oggi, Santa Maria Crocifissa di Rosa, ci dice, con altre parole, la medesima cosa, aggiungendo che le risate scettiche, ironiche, le dicerie di questo mondo passano!
A volte siamo trattenuti dall'agire conformemente al Vangelo dalla paura della derisione altrui, specialmente di quelli che conosciamo, come colleghi di lavoro, amici, parenti.
Temiamo di essere etichettati come troppo "ferventi" se agiamo sempre con coerenza cristiana e quindi di dover sopportare le frequenti occhiate di "compatimento o scetticismo" di coloro che frequentiamo di più.
Abbiamo timore di essere considerati poco socievoli, poco "moderni", se dimostriamo con i fatti il nostro essere apostoli di Gesù....

Santa Maria Crocifissa di Rosa, quando ancora viveva in famiglia, non esitò a concretizzare una serie di attività apostoliche a favore di altre giovani meno fortunate di lei, tanto da essere considerata come "troppo religiosa".
Quello che dunque scrisse poi a suo padre, non era il frutto di sole riflessioni ma, al contrario, si presentava come il risultato di una reale esperienza di vita, che l'aveva forgiata maggiormente ad essere "sale della terra" senza lasciarsi vincere dalle incomprensioni umane.

C'è un'altra cosa molto veritiera, nelle parole della religiosa: chi ci deride, ci attacca, ci guarda con "ironico compatimento", spesso e volentieri ha intuito parte della Verità che anima le nostre azioni, ma non vuole ammetterlo e viverlo....così facendo si dimena fra mille cose, tutte mondane, tutte superficiali, senza mai trovare pace...e ci invidia, sapendoci sereni anche nelle tempeste della vita!
Crediamo forse che i lontani da Dio, ai quali "apparentemente" sembra andare tutto bene, siano più felici di noi che, impegnati nella vita di "buoni cristiani e onesti cittadini" (come diceva Don Bosco), affrontiamo prove di varia natura?
Guardiamoci intorno, i cosiddetti "belli e felici", sono in realtà le creature che oggi hanno maggiormente bisogno dell'incontro con Gesù: 
vivono presi dai passatempi, dalla superficialità, sperperano denaro in cose futili, ma non costruiscono affetti e famiglie durature, non trovano qualcosa che dia un senso "stabile" alla loro esistenza e per questo motivo passano di banalità in banalità, non si donano agli altri....

Proviamo, sull'esempio di Santa Maria Crocifissa di Rosa, a portare anche a loro un po' dell'Amore di Dio, affinché, vedano in noi -dal nostro esempio concreto- che è possibile vivere una vita di fede animata dalla carità, da cattolici coerenti, che sanno trovare nella fede che sposa la carità, la serenità interiore, oltre le prove della vita.



"Quello che vi raccomando, o figliole, è una grande carità". (dal testamento spirituale di Santa Maria Crocifissa di Rosa)


martedì 14 dicembre 2010

FESTA DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE: diventiamo testimoni coerenti del Vangelo!



O Dio, che hai guidato san Giovanni della Croce alla santa montagna che è Cristo, 
attraverso la notte oscura della rinuncia e l'amore ardente della croce, 
concedi a noi di seguirlo come maestro di vita spirituale, 
per giungere alla contemplazione della tua gloria. 
AMEN


Dal "Cantico Spirituale" (redazione A):

"Chi ama Dio non arrossisce, dinanzi al mondo, per le opere che compie per lui, né le nasconde per vergogna, anche se tutti gliele dovessero contestare.
Chi si vergognerà di fronte agli uomini di riconoscere il Figlio di Dio, tralasciando le sue opere, come afferma per bocca di San Luca, lo stesso Figlio di Dio si vergognerà di fronte a suo Padre.
Pertanto l'anima, spinta dall'amore, si vanta di essere vista mentre compie, per la gloria del suo Amato, un'opera per la quale si è persa a tutte le cose del mondo.

Poche persone spirituali mostrano questo coraggio e questa determinazione perfetta nelle loro opere.
Indubbiamente alcune pensano di seguire questo atteggiamento e credono addirittura di essere molto avanzate, tuttavia non arrivano mai a perdersi su alcuni punti riguardanti il mondo o la loro propria natura.
Esse non compiono per Cristo opere che siano perfette e testimonino il distacco assoluto, non badando a ciò che diranno o penseranno gli altri.
Così non potranno asserire: direte che mi son perduta, perché non sono perse a se stesse nelle loro opere.
Hanno ancora vergogna di confessare Cristo con le loro opere di fronte agli uomini, perché schiave del rispetto umano.
In realtà, non vivono pienamente la vita in Cristo".

In questi tempi di totale stravolgimento dell'etica e della morale è di grande attualità questo passo tratto dagli scritti di San Giovanni della Croce.

Essere testimoni del Vangelo, oggi, significa andare fortemente controcorrente: contro le onde anomale dell'esteriorità, dell'esibizionismo, della mancanza di pudore, della disgregazione della famiglia.
Ma anche contro il "cristianesimo fai da te", il relativismo di cui spesso parla il Santo Padre e, ancora, contro il finto cattolicesimo che, in teoria si dice fedele al Vicario di Cristo e poi, con i fatti, finisce sempre con il remare contro di lui....

Il posto che occupiamo, come cattolici, nel sociale, non deve solo essere quello degli "scalda banco in Chiesa": sarebbe facile, comodo (a volerla intendere egoisticamente), ma poco rispondente alla Parola, alla Buona Novella.

La vita spirituale in Cristo, che alimentiamo nei Sacramenti, deve necessariamente estendersi  a tutta la nostra quotidianità, con scelte, azioni, parole, che siano veramente "Cristo-conformi", anche quando ci costano il prezzo (più o meno amaro) di critiche, commenti sottovoce, additamenti e a volte anche l'isolamento da parte di alcuni.

E' vero che in ogni cosa ci vuole discrezione, un saper prudentemente calibrare tempi, modalità, luoghi di espressione del nostro essere cristiani.
Bisogna spesso usare la strategia dell'apostolato calmo, che cerca di avvicinare l'altro poco a poco, per non farlo "scappare": tante volte, il Signore stesso utilizza questo metodo anche con noi.
Ma ci sono, specialmente ai nostri giorni, situazioni di vita, fatti sociali di una certa gravità, che ci IMPONGONO di dare IMMEDIATA E VISIBILE TESTIMONIANZA.

Prendiamo un caso: il magistero della Chiesa sulla morale sessuale.
Lo conosciamo bene?
Sappiamo esporre agli altri le ragioni della nostra fede? Gli atti magisteriali su cui possiamo meditare per comprendere il senso della sessualità vissuta alla luce di Cristo?
Ecco, mi viene in mente questo esempio proprio perché oggi viviamo nell'epoca della "carnalità" senza Dio, in cui il corpo è solo oggetto da mettere in mostra per attirare l'attenzione, per sentirsi piacenti e giovani, a qualsiasi età, al di fuori del vincolo matrimoniale e con modalità non conformi al Vangelo ed al Magistero della Chiesa.

Ma potremmo continuare sulla via degli esempi, passando per la tematica dell'aborto, della fecondazione artificiale...temi etici che ci impongono di informarci ed informare, per essere cattolici consapevoli e seminare concretamente il seme della Fede, anche a costo di essere additati come "intransigenti, retrogradi, cretini".

Rammentiamoci, in questi momenti, le parole consolanti, incoraggianti, di Nostro Signore:

"Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. 
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato"? (Mt 5, 11-13)

Che Maria Santissima, che per prima ha portato nel suo grembo verginale il SEME DELLA SPERANZA, ci aiuti a coltivare in noi questo coraggio, per essere testimoni credibili coi fatti, di ciò che predichiamo con le parole....


Sul blog di Danila potete leggere un bel profilo biografico su San Giovanni della Croce!

domenica 12 dicembre 2010

MEDITIAMO IL SANTO ROSARIO. I misteri della Luce



Qui potete leggere la meditazione del secondo mistero


3° MISTERO

LA PROCLAMAZIONE DEL VANGELO E L'ANNUNCIO DEL REGNO DI DIO

(Gesù racconta una parabola- Cappella del Santo Rosario- Suore Domenicane Newborgh New York 


Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme”. (Lc 13, 22)



"I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro.

Allora egli disse loro questa parabola:

Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova"? (Lc 15 2-4)


Il Vangelo è annuncio della buona novella e, percorrendo le varie tappe della vita pubblica di Gesù, non facciamo altro che incontrarLo, in giro per villaggi, fra poveri, storpi, indemoniati, ammalati nel fisico.
“Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20) e passa infatti di paese in paese, dalle acque del mare alla montagna, cercando di raggiungere quanti ancora aspettano che venga loro rivelato l'Amore Misericordioso di Dio Padre.

Che grande mistero di umiltà: il Figlio di Dio, Colui che poteva rimanere nella beatitudine del Paradiso, per 33 anni è “sceso” proprio dal Paradiso, si è incarnato, è vissuto su questa terra, svolgendo la propria esistenza umana in condizioni non di certo adatte ad un Re, anzi, al Re dei Re!
Eppure, mai si è lamentato di fame, freddo, stanchezza; mai ha pronunciato una sola parola per far pesare sugli altri l'ingratitudine con cui veniva accolto dalla sua gente, mai un lamento, una parola che potesse indurre alla “compassione”.

Eppure, quanto avrà sofferto, nell'intimo, di questa incapacità umana di ricambiare l'Amore gratuito che Egli veniva a portare, di non essere riconosciuto come il Re dei cuori!

Prendiamo esempio da questa grande umiltà di Nostro Signore, che nel corso della Sua “missione” terrena non ha disprezzato di dormire su una barca, in mezzo al mare, di mangiare alla mensa dei poveri, di circondarsi di amici semplici, quali erano gli Apostoli -poveri pescatori- e non si è risparmiato alcuna fatica, pur di ritrovare la pecora smarrita!

Da Gesù possiamo imparare questa umiltà che ci rende semplici nel trattare con tutti -a prescindere dalla condizione sociale nostra e altrui-, ma anche infaticabili nella nostra missione di apostolato.
Quando ci sentiremo colmati di un qualche dono spirituale, non riteniamoci migliori di altri, ma offriamo con grande carità, questo regalo come un qualcosa da condividere con i nostri fratelli, sull'esempio di San Paolo che dice "accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro, invece, che è debole, mangia solo legumi.
Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto". (Rom 14, 1-3)
Allora, anche noi ci faremo strumenti di cui Gesù si servirà, per essere di aiuto ai nostri fratelli, nel comune cammino verso la santità: "Voi stessi date loro da mangiare" (Mc 6, 36).

Che la Vergine Maria ci aiuti in questo impegno quotidiano di fraterna condivisione, consapevoli che nessun dono, anche spirituale, va nascosto, ma condiviso, per il bene di tutti, senza stancarci di essere apostoli, anche quando il seme che Gesù getta -per mezzo di strumenti imperfetti come noi siamo- non dà subito il frutto sperato!


"La pazienza tutto ottiene", ci dice Santa Teresa d'Avila, dunque, mai scoraggiarsi, ma sempre andare avanti, con tanta fiducia in Colui che è Onnipotente!