lunedì 1 marzo 2010

RIFLESSIONI SULLA BELLEZZA. Da Sant'Agostino a San Giovanni della Croce...fino a Benedetto XVI -seconda parte-

 
(Raffaello Sanzio, Madonna del Granduca)


Qui potete leggere la prima parte

San Giovanni della Croce è consapevole di due dei rischi che possono derivare da un cattivo uso della “materialità” nella ricerca della Bellezza dietro il bello.
Per prima cosa, egli scrive: la Chiesa ha prescritto il culto delle immagini principalmente in vista di due scopi, cioè venerare per mezzo di esse i Santi, e muovere la volontà e risvegliare la devozione verso di loro. Ora, in quanto servono a tutto questo, le immagini sono utili e il loro uso necessario. Si devono quindi scegliere quelle più vicine al soggetto rappresentato e che meglio muovono la volontà alla devozione. E' qui che dobbiamo fermare la nostra attenzione, più che sul valore delle immagini o sul pregio della loro esecuzione e dei loro ornamenti. Ci sono alcune persone che guardano più alla bellezza delle immagini e al loro valore che a ciò che rappresentano. Riversano sulla bellezza e sugli ornamenti esteriori la devozione interiore, che dovrebbero rivolgere spiritualmente al santo che non vedono, dimenticando subito l'immagine, che è solo un mezzo. In questo modo vengono appagati e solleticati i sensi e là si concentrano l'amore e la gioia della volontà. Tutto questo ostacola completamente la vera devozione, che esige invece la rinuncia alle affezioni verso tutti gli oggetti particolari”.
L'invito che ci viene rivolto è chiaro: innanzitutto, non fissiamo i nostri sentimenti sull'oggetto in sé -per quanto possa essere bellissimo- ma ricordiamoci sempre che esso è solo un mezzo per offrire, alla nostra materialità, un modo tangibile di “figurarci” le realtà soprannaturali, per aiutarci nella preghiera e nell'amore verso Nostro Signore.
Secondo: non cadiamo nel madornale errore di ritenere che l'affetto verso Dio sia maggiormente stimolato da una cosa “preziosa” e magari realizzata da un grande artista.
L'arte moderna, in questo senso, ci offre purtroppo un esempio di quanto ciò sia spesso deleterio.
Architetto o pittore o scultore famoso, oro e altri materiali pregiati, non originano l'equazione matematica che dia, come unico risultato possibile, quello della bellezza eccelsa in cui si specchi quella divina.
Quante delle nostre “sconosciute” Chiese, dei nostri “piccoli” musei civici o provinciali, magari delle nostre stesse case, nascondono veri “tesori dell'arte”, opere bellissime, di mano ignota o magari poco conosciuta! Bellissime perché capaci di farci indirizzare il pensiero ed il cuore al Sommo Creatore.
Terzo punto sottolineato da San Giovanni -in un altra pagina della sua opera- è il seguente: consapevole del fatto che dalle opere d' arte sacra possa derivare uno stimolo (se non addirittura l'assenza di esso!) o, al contrario, una diminuzione della devozione, egli, senza mezzi termini, afferma che sono da biasimare quelli che le fanno così male che, anziché favorire la devozione, la fanno passare; per questo si dovrebbe proibire a certi artigiani l'esercizio di quest'arte, perché, incapaci, lavorano rozzamente”.
Il giudizio sulle opere della “modernità” non spetta di certo a me. Non sono critica d'arte, ma da semplice fedele e spettatrice (e da amante del bello per come inteso da San Giovanni della Croce!), non di rado anch'io dico che certi quadri “non sanno di niente” o “che sarei in grado di replicare quei puntini e quelle linee” e che “certe Chiese non sembrano Chiese”...e ascolto frasi simili alle mie. Rimane storica nella mia mente, la definizione di uno di questi moderni edifici del culto: “Sembra un granaio!” Parole uscite dalla bocca di una bambina di circa 8 anni. Insomma, la voce dell'innocenza che non ha paura di dire la verità. (preciso che si fa esclusivamente riferimento alla “bellezza” esteriore dell'architettura in questione. La Chiesa rimane suolo sacro e in quanto tale va decorosamente rispettata, perché custodisce l'Eucarestia!).
Tuttavia, in questa bagarre di brutto spacciato per “bello simbolico, moderno e funzionale”, abbiamo -oltre al faro della sapienza dei Santi e, si spera, al nostro buon gusto- anche quello del magistero petrino.
Il Santo Padre, ha infatti affermato nel corso dell'incontro con gli artisti -svoltosi il 21 novembre 2009- : il Cristianesimo, fin dalle sue origini, ha ben compreso il valore delle arti e ne ha utilizzato sapientemente i multiformi linguaggi per comunicare il suo immutabile messaggio di salvezza. Questa amicizia va continuamente promossa e sostenuta, affinché sia autentica e feconda, adeguata ai tempi e tenga conto delle situazioni e dei cambiamenti sociali e culturali”.
Emerge quindi, fin da subito, che non ci sia “arretratezza” nel pensiero del Pontefice. L'arte è espressione anche dei tempi e  ha dunque bisogno di adeguarsi all'uomo, alla sua evoluzione, alla società...senza perdere la sua capacità di essere “feconda”. In una parola: adeguamento si, ma senza che questo porti a forme non forme, colori non colori....scempi artistici veri e propri, incapaci di trasmettere alcunché, men che meno l'amore verso Dio.
Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare "scossa", che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo "risveglia" aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto” , ha detto il Papa nel suo discorso. E come potrebbe “scuotere” una cosa che è brutta? O meglio...scuote anche, ma in senso opposto a quello dell'arte vera e bella! Provoca un sano senso di repulsione. E la repulsione non conduce a Dio! Non stimola l'amore!!! (salvo che in chi distingua i concetti di bello e di brutto...la bruttezza, in quel caso, porta a riconoscere che -per nostra somma fortuna- esiste una Bellezza Eterna che non tramonta mai, che rimane immutata pur venendoci incontro dall'eternità!)
Peggio ancora poi, se la bellezza messa in mostra sia solo “superficiale”, banalizzata e svenduta.
E' un tipo di bello, questo, che conduce solo all'impoverimento personale, perché rimane fine a sé stesso. Ed è una delle “tentazioni” dell'arte moderna e più in generale di tutti quegli strumenti di diffusione dell' “immagine”.
La bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento e, invece di far uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso l’alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e di gioia” ...per dirlo ancora meglio, con le parole del Papa.
Occorre dunque correre ai rimedi, per fare dell'arte un canale tramite il quale la bellezza” possa diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio”. Il rimedio efficace, è solo uno: la fede! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la meta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente”.


-FINE DELLA SECONDA PARTE- 

2 commenti:

  1. Come prevedevo, anche la seconda parte mantiene la profondità di pensiero della prima!! Grazie per quanto scrivi, e grazie per i pensieri dei Santi e del Papa, che riporti in questi testi!
    Condivido pienamente il tuo gusto per l'arte VERA, e non per certi modernismi che vengono spacciati per tale. Sono convinta che l'arte, in tutte le sue forme, sia un mezzo per avvicinarsi al Creatore, ma per farlo, occorre che la bellezza delle opere artistiche, cerchi di avvicinarsi a quella di Nostro Signore.

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  2. Grazie a te, ma ti ripeto, io riporto solo i pensieri di alcuni Santi e del Papa, inserendoli nello stesso contesto. Possono essere spunto di riflessione per tanti, come lo sono stati per me.
    Buona giornata:)

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