sabato 27 febbraio 2010

RIFLESSIONI SULLA BELLEZZA. Da Sant'Agostino a San Giovanni della Croce...fino a Benedetto XVI -prima parte-

Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell'aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l'ordine delle stelle, interroga il sole che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole....chi l'ha creata, se non la bellezza immutabile”?

Sant'Agostino affrontava così -nei suoi Discorsi- il tema del bello che eleva l'animo al Signore, origine di tutta la bellezza creata, che contempliamo quotidianamente.
Non andava alla ricerca di questo splendore in cose “particolari”, ma in quanto era già sotto i suoi occhi....e che lo era sempre stato, anche nel suo percorso di affannosa ricerca della Verità attraverso le spiagge della non-verità.
Agostino ci invita -ancora oggi- a contemplare la natura -nella sua interezza- con l'occhio indagatore di chi non si soffermi semplicemente sull'esteriorità di ciò che vede. Occorre infatti distinguere fra “vedere” e “guardare”, perché -seppur verbi apparentemente simili- i significati e le azioni che li animano, sono ben diversi.
Vedere è a volte un atto superficiale: “ti ho visto” , “ho visto che c'eri anche tu”, ma ti ho “contemplato” nel tuo significato? Ti ho veramente guardato, osservato? Ho cercato di scoprire quello che nascondi dietro la tua apparenza “esteriore” e materiale?
Siamo nell'epoca del “fast-food”, del “già cotto, solo da scaldare”, il nostro è il tempo in cui i libri si ascoltano con l'i-pod, in versione e-book, perché leggere costa “fatica e tempo”.
Le relazioni interpersonali si bruciano in fretta in quanto manca il desiderio e la pazienza di conoscersi in un percorso a tempo indeterminato, che richiede indubbiamente un costante lavorio su sé stessi, ma che regala anche la sorpresa di un rapporto (d'amicizia, d'amore, di parentela) che si rinnovi giorno dopo giorno.
Mordi e fuggi. E alla fine resta il vuoto. Il vuoto della non conoscenza, dello spreco della bellezza che -gratuitamente- ci è stata data in dono da Dio.
A cominciare dalla bellezza della vita, che al di là di ogni nostro stato e condizione, diventa il motore che aziona un percorso esistenziale verso l'eternità, in un flusso di conoscenze, riflessioni, scoperte che ci arricchiscono sempre e comunque.

venerdì 26 febbraio 2010

Via Crucis in poesia di Padre Nicola Galeno

In questo secondo venerdì di Quaresima, posto con molta gioia una splendida Via Crucis in poesia, di Padre Nicola Galeno ocd.
Purtroppo, per evitare di appesantire il caricamento del blog, non posso inserire tutte le belle immagini che corredano i suoi versi. Vi invito, perciò, a visitare il sito che ospita l'intera Via Crucis illustrata e molte altre sue poesie! Buona lettura e buona meditazione!



CICLO SULLA VIA CRUCIS DI S. PAOLO A VERCELLI 


LA CONDANNA

Processo con sentenza fabbricata
da tempo dove parla sol l'accusa,
benché smentita dal comportamento
ineccepibile del Nazzareno...


CARICATO DELLA CROCE 

Si carica la Croce  sulle spalle
dell'unico che seppe sopportare
il peso dell'ingrata umanità...


PRIMA CADUTA

Quant'è diverso questo tuo cadere!
Il nostro sol si deve a tanti errori,
sovente ricercati assurdamente...

mercoledì 24 febbraio 2010

L'ANTIDOTO ALL'ANESTETICO DELLA MODERNITA': l'invito del Santo Padre ai sacerdoti ad essere “uomini”

“Il sacerdote deve essere uomo. Uomo in tutti i sensi, cioè vivere una vera umanità, un vero umanesimo”: è questo l'invito -rivolto dal Santo Padre- ai parroci e sacerdoti di Roma, riunitisi il 18 febbraio scorso per l'annuale “Lectio Divina” del Pontefice.
Nell'anno sacerdotale in corso, indetto nel giugno 2009, Benedetto XVI torna -ancora una volta- sull'argomento di un ne
cessario rinnovamento della figura del “prete” nella nostra epoca. Una figura che sempre più spesso appare secolarizzata, imbevuta di mentalità e mode transitorie, a dispetto del Cristo, che è invece eterno ed immutabile e a cui ciascun sacerdote dovrebbe guardare, come a guida e modello.
L'uomo “deve sviluppare la sua intelligenza, la sua volontà, i suoi sentimenti, i suoi affetti; deve essere realmente uomo, uomo secondo la volontà del Creatore, del Redentore, perché sappiamo che l'essere umano è ferito” dal peccato".
Sembrerebbero parole “banali”, scontate. Ma i nostri tempi ci dimostrano che non è affatto così.
In una società sempre più inquinata dal male, non di rado sono gli stessi “alter Christi” a dimenticare che l'uomo ha sì bisogno di comprensione e misericordia, ma che non può essere sempre “giustificato” prescindendo dalle conseguenze sociali (e religiose) che una “giustificazione tout court” può comportare.
Si dice: “ha mentito”, “è umano; “ha rubato”, “è umano”; ma questo non è il vero essere umano. Umano è essere generoso, è essere buono, è essere uomo della giustizia, della prudenza vera, della saggezza”. Il Papa lo ricorda senza mezzi termini: non è un finto buonismo, che ammetta ogni errore in virtù della filosofia del “fanno tutti così” a condurre ad una pienezza dell'essere. Non è l'automatica dispensa di un perdonismo senza sostanza a portare ad una società equa e vitale.

Lo dimostrano -anche in campo diverso da quello religioso- i tanti fallimenti del sistema giustizia “indultista”, delle famiglie fondate sulla logica dell'accontentare sempre e comunque (e non dell' “educare”), delle istituzioni scolastiche dove bullismo e disinformazione non hanno spesso freno.
Al contrario, solo la comprensione delle alte vette cui l'essere umano può aspirare, conduce ad una realizzazione dell'uomo, anche quando occorra passare attraverso la strada della correzione, del richiamo, dei punti fermi. La vicenda dei “preti irlandesi” e degli altri casi di pedofilia nel clero, ce ne dà testimonianza. Il Santo Padre non indietreggia davanti alla necessità di un atteggiamento saldo e concreto, non inneggia al buonismo di massa e non occulta responsabilità, fatti, interventi. Predica bene e agisce altrettanto coerentemente, dimostrando che esista -anche al giorno d'oggi- una via “alternativa”, un antidoto, al pericoloso anestetico di massa che rende abituati a tutto, capaci di adattarsi ad ogni svilimento di valori e -peggio ancora- ad una decadenza dei principi della nostra fede.
“Elemento essenziale del nostro essere uomo è la compassione, è il soffrire con gli altri: questa è la vera umanità. Non è il peccato, perché il peccato non è mai solidari
età, ma è sempre desolidarizzazione […] Si suppone che il sacerdote entri come Cristo nella miseria umana, la porti con sé, vada alle persone sofferenti, se ne occupi, e non solo esteriormente, ma interiormente prenda su di sé, raccolga in se stesso la passione del suo tempo, della sua parrocchia, delle persone a lui affidate. Così Cristo ha mostrato il vero umanesimo”.
E' un pensiero costante -questo- nel magistero raztingeriano: già nel 2007 il Papa, ad Auronzo, sottolineava come il sacerdote non sia un “sacro burocrate” e quanto diventi necessario, per portare l'acqua della fede all'umanità, ricorrere -fra gli altri- ai “mezzi” della testimonianza della vita vissuta cristianamente, della conoscenza delle sacre scritture, della preparazione ai Sacramenti come strumento di “incontro profondo” con i fedeli. Il cristianesimo -diceva sempre allora il Papa- non è un “aut aut” tra umanità e divinità. E ai sacerdoti riuniti il 18 febbraio, ha ribadito la necessità di un'intima unione tra questi due aspetti: rimanere -nel cuore- con lo sguardo fissi su Dio, ma portare in sé il dolore dell'umanità. Non per poche ore soltanto, come in un “ufficio a tempo”, ma in ogni istante, nella perfetta obbedienza a Dio: “l'obbedienza a Dio, cioè la conformità, la verità del nostro essere è la vera libertà, perché è la divinizzazione” che ci consente di “raccogliere l'essere umano per portarlo -co
n il nostro esempio, con la nostra umiltà, con la nostra preghiera, con la nostra azione pastorale- nella comunione con Dio”.
Il sacerdozio non è una professione, è una permanente condizione di vita, in Cristo e a servizio degli uomini. Che le parole del Papa possano ricordarlo a quanti -persi dietro “l'abitudine” della veste talare- si sono anestetizzati dal mondo che soffre ed è assetato di Dio, dimenticando l'esempio del Curato d'Ars, il parroco “di campagna” capace di confrontarsi col male del mondo, chiuso nel confessionale, fino a 17 ore al giorno.
Quello stesso prete, che non a caso, il Santo Padre offre come modello -a tutti i preti del mondo- in quest'anno sacerdotale.


Trovate questo articolo anche sul sito www.pontifex.roma.it

martedì 23 febbraio 2010

Testimoni digitali. Sito e convegno per essere comunità in rete

Essere testimoni del Vangelo è oggi possibile -anzi è più che mai necessario- attraverso internet. 
Lo sa bene anche il Papa, che poco tempo fa -nel suo messaggio per la 44a giornata mondiale delle comunicazioni sociali- ha invitato i presbiteri ad “essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico” ed annunciarlo “avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell'apporto di quella nuova generazione di” mezzi, fra cui i blog e i siti web, “che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi”.
In realtà, siamo tutti chiamati ad essere “apostoli” e internet è uno degli strumenti di più facile accesso a tanti: giovani e meno giovani, esperti della comunicazione e non, consacrati e laici.
Intorno a questo argomento è nato il sito Testimoni digitali, uno spazio web di supporto al convegno nazionale omonimo -che si svolgerà il 22,23 e 24 aprile- riservato agli operatori del mondo della comunicazione e della cultura, culminante nell'udienza del Santo Padre, che avrà luogo il 24 aprile.
 Questo “evento” sarà aperto alla partecipazione di quanti vorranno intervenire, con l'unico obbligo di rivolgersi -per assistervi- ai direttori diocesani delle comunicazioni sociali (senza compilare la scheda di iscrizione reperibile sul sito) che organizzeranno e coordineranno la trasferta a Roma.
E' possibile chiedere informazioni sul convegno e sulle modalità di partecipazione, contattando direttamente il gruppo informativo, all'indirizzo e-mail info@testimonidigitali.it
Il convegno è promosso dalla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, organizzato dall'Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei. Affronterà i temi più vari, dall'impegno della Chiesa nel mondo informatico ai nuovi linguaggi mediatici, fino alle relazioni in rete, offrendo certamente, anche a chi potrà seguirlo solo via web, spunti di riflessione interessanti...magari con risvolti pratici per quanti di noi curano blog e siti, per fare “comunione” anche nel mondo informatico.

Il mio grazie a Stefania, per avermi messo al corrente dell'evento e fattomi conoscere il sito. Un esempio concreto di "comunione digitale" :) 

sabato 20 febbraio 2010

La verità è che stavolta -forse- il polverone è finito prima del tempo! Riflessioni sul tema della “verità secondo Povia”

Ricordo il primo anno sanremese di Povia, che poi tanto sanremese non era (visto che non partecipò alla gara): "Quando i bambini fanno oh"... Motivetto orecchiabile, in fondo un concetto che era anche significativo, ossia quello dei piccoli che sanno sempre stupirsi davanti a tutto e tutti. A differenza di noi adulti e nonostante -per noi cristiani- ci sia il costante invito rivoltoci da Gesù, a farci “bambini”, per entrare nel regno dei Cieli.
Ha fatto seguito la storia dei piccioni fedeli...e anche lì, sebbene non impazzisca per questo tipo di musica, un senso -in fondo in fondo- ci poteva essere ancora.
Lo scorso anno è la volta di “Luca era gay”. Polverone e accuse a non finire. Tema forse scelto ad arte e strumentalizzato, ma a me la canzone era piaciuta, per il suo significato e anche perché la trovavo ben costruita, una storia raccontata alla maniera dei vecchi cantautori. Mi sembrava che Povia avesse fatto un salto di qualità.
Quest'anno si è tanto parlato, prima ancora del festival, dell'attesa canzone sulla vicenda di Eluana.
Ci si aspettava fuoco e fiamme e probabilmente qualcuno avrà guardato il festival solo per capire che pesci avrebbe preso Povia, in merito alla “questione”.
Il titolo non lascia dubbi: "LA VERITA'".
Buon per Povia, che evidentemente pensa di averla finalmente trovata!
Io non ho guardato la kermesse e per puro caso ho ascoltato il brano, che poi ho voluto meglio riascoltare, anzi vedere, in rete. Perché l'assaggio che mi era stato offerto dallo zapping altrui mi aveva fatto riflettere.
Parto dalla scenografia: studiata ad arte, come da solito delle esibizioni di Povia, noto per i suoi “piccoli gesti” coreagrafici sul palconscenico.
La cosa che mi ha immediatamente colpita è stata la “divisione” scenica delle due violoncelliste, una bruna, sguardo “fintamente” malefico e sfondo luminoso rigorosamente rosso, l'altra eterea e bionda, sfondo azzurro.
Insomma, quasi a imporci che dietro la vicenda Eluana Englaro, ci sia stato uno scontro di buoni e cattivi, anziché una questione di VITA.
Durante vari momenti dell'esecuzione, le due si puntano gli archetti l'una contro l'altra...finchè alla fine, quando Povia se ne va, rimangono come due fantocci, mentre anche i due schermi blu e rosso si fermano. Insomma, il cantante torna a dirci: tanto rumore per nulla? Ognuno rimane della sua idea!
Veniamo al testo, partendo da una considerazione. L'agenzia Ansa, riportava, in data 9 febbraio, una notizia in merito.
"Per 'Luca era gay' ci ho messo addirittura tre anni - racconta il cantautore, che prima di decidere se portare il brano al festival ha chiesto il permesso a Beppino Englaro -. 'La verita'' è nata in tre giorni ed è stranissimo. Non sono religioso né praticante, ma sono credente e mi viene da dire che qualcuno mi avrà aiutato a scriverla...".

mercoledì 17 febbraio 2010

Quaresima 2010. Riflessioni sul digiuno in compagnia di Sant'Antonio da Padova

Sull'argomento "digiuno" ho già scritto un post, contenente in verità considerazioni generali sulla questione, non riferite direttamente al Mercoledì delle Ceneri.
Ma  questo tempo forte della nostra vita cristiana, mi spinge a riprendere in "mano" la tastiera, per sprecare ancora qualche parolina in merito.
Comincio col ricordare che esiste una nota della CEI che bene illustra origine biblico-storica, significato e modalità del digiuno e dell'astinenza.
In particolare, per quanto riguarda le "norme" da osservare quest'oggi, mercoledì delle ceneri, la nota precisa che :
"1) La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate»  (speriamo così di poterci "difendere" quando qualcuno ci verrà a dire che il digiuno -guarda caso solo quando lo si fa per questioni di fede e non di dieta!- fa male....perchè la Chiesa non ci invita a fare la fame, ma a "rinunciare" ad un pò di "superfluo"....)
2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi. (...ogni giorno, chissà quante cose poco conformi al nostro spirito cristiano acquistiamo e mangiamo. Mi viene in mente specialmente il caro euro, che ha portato alle stelle i prezzi di molti prodotti alimentari. A volte ci viene difficile rinunciarci e preferiamo spendere in maniera irragionevole, piuttosto che dire "ne faccio a meno" e dirottarci su altro!)
3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; sono consigliati il Sabato Santo sino alla Veglia pasquale
4) L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo).
In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.
5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età." 
(rimangono ovviamente salve le eccezioni per motivi seri di salute!)
Ricordate queste "coordinate" principali per navigare bene nel mare magnum del digiuno quaresimale, si può lasciare spazio a qualche riflessione personale, alimentata dalla lettura di un sermone di Sant'Antonio, di cui ricorre in questi giorni l'evento dell'ostensione.

martedì 16 febbraio 2010

LA VERITA' VI RENDERA' LIBERI E LA LIBERTA' VERI. Riflessioni sulla visita del Santo Padre all'Ostello della Caritas Diocesana di Roma

La semplicità dei “piccoli” ha un che di disarmante.
La si osserva, la si ascolta, la si custodisce come un dono prezioso, inatteso e luminoso.
Si fa portavoce di una verità splendente, coraggiosa, molto spessa temuta o non proferita per paura di quella difficile simbiosi tra diplomazia e correttezza, correzione e dolcezza, fermezza e amorevolezza.
Poi, improvvisamente, ci si ritrova davanti a qualcuno che -quasi sbucato “dal nulla”- riesce a dire quello che molti di noi sentono, meditano, trattengono nelle proprie menti e nei propri cuori.
Le parole, finalmente, prendono voce in un'armonica sintesi di concetti forse pesanti nella loro sostanza, ma anche carichi di speranza.
Sembra allora tutto “facile”,forse più di quanto si pensasse, e ci si rende conto di quanto sia doveroso annunciare la "fiducia" -in Dio e nell'umanità- anche a fronte della nostra povertà e fragilità.
Porti con sé l'esortazione a condurre questo gregge a volte così smarrito, così insufficiente, così inadeguato. Un gregge che però è il suo gregge e che alla sua guida si affida e che nella sua guida confida”.
Sono le parole -toccanti e sincere- pronunciate Domenica scorsa da Giovanna Cataldo -una delle ospiti dell'Ostello Don Luigi di Liegro- in occasione della visita del Santo Padre, Benedetto XVI.
Davanti alla donna, visibilmente emozionata -dalle mani tremanti che lasciano ondeggiare i fogli del suo discorso- siede un Papa straordinariamente umile pur dall'alto della sua sterminata sapienza” -per dirlo con le parole di Giovanna- un Papa che ascolta con attenzione, che partecipa a quella sofferenza accennata e carica di speranza, con gli occhi lucidi, emozionandosi come uno di noi, rendendosi uno di noi...
Proprio come il Cristo mutilato di Onna, offertogli in dono - un crocifisso senza più gambe né mani, che “si fa carico del dolore di tutti”- così il Santo Padre dimostra una tenerezza che viene dall'amore, dalla condivisione delle miserie del mondo, della sofferenza dell'umanità in tutte le sue sfaccettature.
E' commovente allora il momento di intenso dialogo fra quel Crocifisso e Benedetto XVI. I loro occhi si incontrano, mentre il Santo Padre sembra quasi trattenerlo dal cuscino bianco sul quale gli viene offerto. C'è uno scambio di pensieri che a noi sfugge -in quegli istanti di profonda comunione fra Cristo ed il Suo Vicario- ma ciò che si imprime nei cuori è la bellezza di quella “fusione” che alimenta tutto il suo pontificato, un' “alleanza” resasi “visibile” in questo gesto così vero, pur nella sua simbolicità.
Da quel Crocifisso il Santo Padre attinge la sua forza ed in tempi in cui la barca della Chiesa sembra vacillare ogni giorno sferzata da nuove intemperie, è ancora una volta la “voce dei semplici” ad affermare una verità a volte nascosta dallo stesso “popolo di Dio”, che troppo spesso si maschera dietro una facciata di buonismo e perbenismo.
Le chiediamo di resistere alle fatiche del mondo”, afferma Giovanna, che non vuole occultare i momenti buii di un Pontificato alle prese con scandali interni ed esterni alla Chiesa, macchinazioni e false verità alimentate in nome del dio denaro e del dio potere.
Quando i giorni di pioggia si alterneranno ancora a quelli di sole non pensi a noi, ma anche a noi, che da qui non cessiamo di inviarle il nostro saluto”.
La voce dei semplici non è una voce ingenua. E' una voce consapevole dell'accidentalità di un terreno -quello percorso dal Santo Padre- in cui si vuole riportare ordine, per indicare un cammino di fede in cui andare incontro al Signore e alla Sua Verità. Ma è anche una voce piena di speranza, sicura dell'efficacia della preghiera, fiduciosa nell'amore di un Papa che è Padre di tutti, che abbraccia tutti, che ama in Cristo il gregge che gli è stato affidato. La verità vi farà liberi”(GV 8,31). Ma anche la libertà rende veri. Una libertà a volte imposta, non scelta. La libertà che viene dalla povertà e dal recupero di sé stessi con l'aiuto amorevole di tanti fratelli che fanno della carità la propria scelta di vita. E' la stessa libertà a cui siamo chiamati tutti -quella del distacco interiore dalle cose e dalle seduzioni mondane-, è quella libertà che il Santo Padre possiede. E' quella libertà che lo ha reso così partecipe delle parole di Giovanna, delle parole di tutti i poveri del mondo, di coloro che veramente sono “il tesoro della Chiesa”.


Potete leggere questo post anche sul sito pontifex.roma

lunedì 15 febbraio 2010

Oggi è cominciata l'ostensione del corpo di Sant'Antonio da Padova...

Da oggi fino a sabato, Padova sarà invasa da pellegrini provenienti da tutto il mondo. E' infatti iniziata l'ostensione del corpo del "Santo dei miracoli" che sarà così visibile -attraverso una teca di vetro- per essere omaggiato dai fedeli e invocato "de visu".
L'occasione che ha reso possibile questo evento straordinario è la conclusione dei lavori di restauro dell' "arca" del Santo, ossia la cappella -con la relativa urna di marmo- che per secoli ha ospitato le sue spoglie mortali.  Una cappella che sicuramente, tanti di noi, hanno sfiorato con le mani, invocando l'aiuto e la protezione di Sant'Antonio da Padova.
Per chi non potrà recarsi personalmente sul posto, i frati della Basilica hanno predisposto un apposito sito internet , sul quale trovare materiale, informazioni e video.
Un ottimo modo per sentirsi più vicini ad Antonio, pur magari rimanendo seduti davanti ai propri computer!

 



mercoledì 10 febbraio 2010

Ultimo giorno della novena alla Vergine di Lourdes. La nostra vera felicità è in Cielo

Non vi prometto di farvi felice in questo mondo, ma nell'altro”.
Sono le parole che la Vergine Maria rivolge a Bernadette, nel corso di una delle apparizioni alla grotta di Massabielle. Vengono pronunciate ad una fanciulla che non ha ricchezze, cultura, grandi prospettive di “ascesi sociale”, ad una ragazzina malata, povera e ignorante.
Lei non se ne dispiace, la sua vera ricchezza è l'inaspettato dono del Cielo rappresentato dalla Vergine stessa, che decide di mostrarsi ad un' umile pastorella di Lourdes.
Il resto è un futuro incerto, ancora da costruire, ma sulla roccia di una gioia che sarà piena solo in Paradiso.
E' una riflessione, questa, che dovrebbe un po' animare ciascuno di noi. C'è ancora chi vive la fede in maniera quasi favolistica, pensando che la conversione porti ad un'esistenza di felicità per come la intendiamo -a volte ed erroneamente- in termini puramente materialistici.
Qualcuno, guardando ai grandi Santi e mistici di questi o dei tempi passati, li osserva quasi credendo che essi abbiano vissuto in un'estasi senza lotte, in una sorta di ovattamento in cui il loro essere uniti a Dio, fosse privo di un continuo e perseverante dominio di sé.
In realtà, l'esperienza di fede è sempre un'esperienza di gioia e dolore, come la stessa Croce di Nostro Signore ci insegna.
C'è un detto che afferma che non ci sia amore senza sofferenza...ed è verissimo!
Crescere spiritualmente seguendo l'insegnamento di Gesù comporta -giorno dopo giorno- quel “morire a sé stessi” che è inevitabilmente causa di piccoli o grandi dolori.
Decidere di essere cristiani fino in fondo, ci sprona ad operare una scelta radicale di vita, in cui venga messa al bando la crescita smisurata dell' IO, per fare posto al Dio che abita in noi.
Pensando allora a quella promessa della Vergine, rivolta a Bernadette, non necessariamente -rapportandola alla vita di ognuno di noi- è obbligatorio pensare a grandi prove fisiche o spirituali che ci attendano. La frase della Madonna è realtà rivolta a ciascun essere umano, a ciascun cristiano, nella misura in cui voglia realmente impegnarsi per vivere a pieno la propria fede, livellando difetti, mancanze, egoismi; sconfiggendo i moti interiori di ribellione, di violenza, di “occhio per occhio, dente per dente”. Tutte cose che possono (e dovrebbero!) rientrare nell'"ordinaria amministrazione" del nostro vivere l'esperienza di fede.
Il codice di Hammurabi, che ci fanno studiare a scuola fin da bambini, ci propone la “legge del taglione”, il Vangelo e le parole di Maria Santissima rivolte a Bernadette, dovrebbero invece farci capire questo: essere seguaci di Gesù significa diventare quel chicco di frumento che si lascia “sotterrare” nel e dall'amore di Dio, marcendo, macerando i propri limiti umani -con tutto il doloroso lavorio interiore che questo comporta- per poter portare frutto...e portarlo in abbondanza. Non guardiamo alle sofferenze dell'oggi, guardiamo alla felicità del domani. Le sofferenze quotidiane passeranno, la felicità eterna, sarà interminabile!
Quel che occhio non vide, né orecchio udì, né mai salì fino a cuore di uomo, Dio ha preparato per coloro che lo amano” ( 1 Cor 2, 9 )

martedì 9 febbraio 2010

Ottavo giorno della novena alla vergine di Lourdes: servire il Signore ci dà forza

" State attenti che quella cosa non vi porti via" dice Toinette, a sua sorella Bernadette, mentre entrambe si recano alla grotta, poco prima della seconda apparizione. E' il 14 febbraio 1858.
La frase non spezza lo slancio del gruppo ma riaccende anche se non sembra segreti timori :quell'inquietudine che una delle attrazioni della gita, salvo che per Bernadette. In cima al pendio che domina le rocce di Massabielle lei è scattata nel viottolo cavato dallo scalpiccio dei maiali. Semina tutti, scivola, si riprende con una disinvoltura sconcertante, come sospesa alla gioia e plana su di lei.”
La scena di una Bernadette insolitamente agile e scattante si ripeterà ancora prima delle successive soste in attesa della Vergine. Eppure la pastorella di Lourdes soffre d'asma, è gracile e per tale motivo è l'unica nella famiglia Soubirous a godere del privilegio di un paio di calze.
Da dove le arriva dunque quella forza inaspettata che la trascina verso la grotta seminando le sue compagne?
La risposta ce la offre lei stessa in una lettera del 1873 indirizzata alla sorella Maria, alla quale scrive: "La croce diventava più leggera e le sofferenze dolci quando pensavo che avrei avuto la visita di Gesù, e l'insigne favore di trattenerlo nel mio cuore. Lui che viene a soffrire con quelli che soffrono, a piangere con quelli che piangono. Dove trovare un amico che sappia compatire e allo stesso tempo addolcire i nostri dolori come Gesù? Amiamolo e uniamoci a lui con tutto il nostro cuore”.
La Vergine, che appare nella grotta di Massabielle, vuole condurci a Dio, ci offre Dio, attraverso le sue materne premure di mamma che vuole salvi tutti i suoi figli.
La forza che anima Bernadette viene dunque dall'Amore di un Signore che non si stanca di offrirsi a noi, e che per farLo, ha scelto di “passare” attraverso il grembo verginale di Maria Santissima.

lunedì 8 febbraio 2010

Settimo giorno della novena alla Vergine di Lourdes. Ritornare nei luoghi del nostro incontro con Dio

Vi prego, carissime suore, di voler essere abbastanza buone per offrire alcune preghiere per me, soprattutto quando andrete alla Grotta. E là che mi troverete in spirito, attaccata ai piedi di quella roccia che amo tanto”.
Con queste parole accorate, Bernardette si rivolge alle Suore del Collegio di Lourdes, in una lettera  datata 20 luglio 1866.
Sono passati 8 anni dall'ultima apparizione della Vergine, ma la grotta di Massabielle è ancora impressa nella mente e nel cuore della pastorella, che ha lasciato il mondo ed è entrata in convento -a Nevers- per dedicarsi completamente al Signore.
La Grotta è speciale per Bernardette, è il luogo in cui -più da vicino- ha imparato a contemplare e pregare Dio sotto lo sguardo e la guida amorevole di Maria. Ritornarvi, o rimanervi in spirito, è come continuare ad assaporare lo svelarsi del Signore e della sua dolce Madre, nel posto in cui tante grazie spirituali sono state concesse, non solo alla fanciulla di Lourdes, ma a tutta l'umanità.
Ognuno di noi ha “un luogo” dell'incontro speciale con Dio: la Chiesa in cui siamo tornati a pregare, il confessionale in cui abbiamo riassaporato -magari dopo molti anni- la dolcezza del Sacramento della Riconciliazione, l'altare davanti al quale siamo stati uniti in matrimonio -vedendo in quel rito che si compiva l'inizio di una vera vocazione ….. e l'elenco potrebbe non finire mai!
Bernadette ci ricorda, col suo affetto per il luogo delle apparizioni, che a volte -senza apparente motivo- il nostro incontro con il Signore, avviene in un posto ben preciso, che ricorderemo sempre con affetto e al quale di sicuro vorremo ritornare.

domenica 7 febbraio 2010

Sesto giorno della novena alla Vergine di Lourdes. L'obbedienza al Santo Padre

Nel 1875, Bernadette, ormai Suor Marie-Bernarde, ricevette dal Vescovo di Nevers, il suggerimento di scrivere al Santo Padre, al fine di ottenerne una speciale benedizione.
Queste furono le parole che -dopo le inevitabili correzioni apportatevi- giunsero al Papa, Pio IX:
Santo Padre,
non avrei osato mai prendere la penna per scrivere a Vostra Santità, io povera e umile Suora, se Monsignore de Ladoue, il nostro degno vescovo, non mi incoraggiasse dicendomi che il mezzo per avere una benedizione del Santo Padre era di scrivervi, che avrebbe avuto la bontà di incaricarsi della mia lettera. La lotta è tra il timore e la fiducia; io, povera ignorante, piccola suora invalida, osare scrivere al Santo Padre, mai; ma perchè tanto temere? è mio padre, poiché rappresenta il buon Dio sulla terra, il Dio tre volte santo che oso ricevere così spesso nel mio povero cuore;
questo perché sono debole e oso ricevere il Dio forte;
lo stesso motivo mi incoraggia, Santo Padre, a venire a gettarmi in ginocchio ai vostri piedi per chiedervi la vostra benedizione apostolica che sarà, ne sono sicura, una nuova forza per la mia anima così debole.
Che cosa potrò fare, Santo Padre, per manifestarvi la mia viva riconoscenza?

sabato 6 febbraio 2010

Quinto giorno della novena alla Vergine di Lourdes. Il silenzio ci fa ascoltare la voce di Dio

La Signora ti ha parlato?” è la domanda che Fanny Nicolau porge a Bernadette, dopo l'apparizione del 24 febbraio 1858, l'ottava.
La pastorella risponde con queste parole: “Toh, eravate così vicina a me non avete sentito”.
Bernadette parla con la Vergine alla stessa maniera che con le persone e per questo si stupisce di una tale domanda, rivoltale da chi -quel giorno- le stava affianco, sotto la grotta di Massabielle.
Non è tuttavia la prima volta che alla piccola veggente veniva chiesto il contenuto di queste conversazioni tra lei e Maria Santissima, eppure, la risposta è sempre uguale: la pastorella parla con la Madre Celeste senza rendersi conto (e come potrebbe!) che i presenti, non percepiscono altro se non gesti, movimenti di labbra...e nessun suono.
Questo silenzio è tuttavia carico anche di “frutti”: chi è raccolto in preghiera intorno alla veggente capisce, pur non vedendo ciò che lei vede, che lì accade qualcosa, che il Signore si fa vicino e si rimane rapiti a guardare la piccola, a sua volta “rapita”,anche dopo le apparizioni.
Avvicinarci ai Santi, come in questo caso a Bernadette, ci fa intuire quindi una cosa: noi possiamo imparare da loro a fare silenzio, anche a non comprendere, fin da subito, quel loro “a tu per Tu” con Dio, fatto di concetti che all'inizio della nostra amicizia con loro, possono anche apparirci troppo difficili. Ma col passare del tempo cominceremo ad accorgerci che la nostra vicinanza ai Santi sarà per noi motivo di fare silenzio interiore, per “ascoltare” il loro modo di parlare con il Signore, per conoscere Dio stesso, che si rivela loro.
Nei suoi “Appunti intimi”, Bernadette ci ha lasciato questo messaggio: “Silenzio di parole. Se volete sentire la voce di nostro Signore, è nel più profondo silenzio della notte che viene al mondo. Silenzio di memoria, di immaginazione, in una parola, silenzio in tutti i vostri sensi e in questo modo mortificazione continua. Morire a sé stessi per vivere per Dio, tale dev'essere il nostro compito”.
Impariamo a fare silenzio, sull'esempio dei Santi, per ascoltare quell'assaggio di Paradiso che si sprigiona dalla loro vicinanza al Signore!

venerdì 5 febbraio 2010

Quarto giorno della novena alla Vergine di Lourdes. L'obbedienza come scala verso il Cielo

22 e 25 febbraio 1858. Le autorità vietano a Bernadette di recarsi alla grotta di Massabielle, ma la pastorella -sentendo il richiamo all'obbedienza promessa alla Vergine- decide di andarvi ugualmente.
Ha infatti promesso a “Aquerò” -quella là, che non ha ancora rivelato il suo nome- di recarvisi per quindici giorni di seguito e non vuole mancare alla parola data.

giovedì 4 febbraio 2010

Terzo giorno della novena alla Vergine di Lourdes. Ogni santo, ogni apparizione, ogni “storia” di fede ha qualcosa da dire a ciascuno di noi!

E' il lunedì 1° marzo del 1858. Sarà il giorno della dodicesima apparizione. La folla che ormai raggiunge Massabielle – anche dai paesi del circondario- è notevolmente cresciuta. Qualcuno arriva anche alle tre del mattino per trovare un buon posto, da cui poter vedere da vicino Bernadette e quei sorrisi, quella tristezza, quel biancore luminoso di cui tanti parlano.

mercoledì 3 febbraio 2010

Secondo giorno della novena alla Vergine di Lourdes. La Madonna prega con noi

C'è un particolare, che colpisce, piccolo -quasi “insignificante” rispetto al resto- nelle apparizioni di Lourdes. Ma in verità, niente è piccolo, insignificante, non voluto, nell'agire di Dio. Nemmeno questo apparente “elemento secondario”.
E' l'11 febbraio 1858 -il giorno del primo incontro tra Bernadette Soubirous e la Vergine Maria- la piccola pastorella è ai piedi della grotta e vede Aquerò, “quella là”, come lei chiama la Mamma celeste, quando ancora non sa chi sia.
Istintivamente, porta le mani alla sua corona del Rosario, che ha sempre con sé, dentro la tasca del grembiule....e prova a tracciare un segno di croce, ma il braccio -pesantemente- si ferma a metà gesto e la mano ricade. Riprova....e ancora una volta la sola volontà di compiere quel segno, non basta.
René Laurentin -teologo ed esperto di apparizioni mariane- così riporta l'episodio nel volume “Lourdes Cronaca di un mistero” : Il braccio pende ineluttabilmente come una cosa molle e senza energia,la croce di legno è tuttavia ben sensibile in fondo alle dita. Di colpo la sorpresa diventa paura. La sua mano trema. Nel cavo della roccia l'apparizione comincia un gesto, il gesto che Bernadette vorrebbe fare. Ha anche lei un rosario in mano, un rosario bianco con una grande croce splendente. Lo porta alla fronte. Nella scia di questo gesto il braccio di Bernadette sale anch'esso, e traccia a sua volta un ampio segno di croce. In questo gesto ogni timore svanisce. Non resta altro che una gioia immensa”.

martedì 2 febbraio 2010

Comincia oggi la novena alla Madonna di Lourdes, nel giorno dedicato alla vita consacrata!

E' una felice coincidenza che l'inizio della novena alla Vergine di Lourdes e la giornata della vita consacrata, si “sovrappongano”. 
Nessuno, infatti, meglio della Vergine Maria, ci può offrire il modello di creature consacrate al Signore, totalmente donate a Lui -in ogni tempo e luogo- nonché rappresentare alla perfezione la “figura” della Chiesa che, nell'imitazione della santità della Madonna, cerca di raggiungere la perfezione evangelica.
Dice infatti la Lumen Gentium: “come già insegnava S.Ambrogio, la Madre di Dio è figura (typus) della Chiesa nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo”.