martedì 27 ottobre 2009

Il santo rosario / 2


COMPENDIO DEL VANGELO

Ci stiamo ormai avviando alla conclusione del mese d'ottobre, mese missionario e Mariano, mese del Rosario.
Mi auguro che sia stato per tutti un periodo carico di frutti, spirituali, di preghiera, di fede.
Di sicuro, se abbiamo pregato la nostra Madre Celeste con fervore e affetto, lei non ci lascerà' a mani vuote, perché "Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!"
Tanto più allora, colei che è Madre di tutta l'umanità, ci farà assaggiare i deliziosi frutti di questa preghiera, che i Santi hanno sempre (e continueranno fino alla fine dei tempi!) amato moltissimo, per il particolare legame che viene a creare con la Vergine e anche per il nutrimento che ne possiamo ottenere, sia spirituale, che materiale.


Non per nulla, Don Bosco, era solito dire che laddove si recita il Rosario, ci saranno "giorni di pace e di tranquillità".
Ovvio: la tranquillità principale è quella del cuore e tale calma si può conservare anche in mezzo ai dolori e alle difficoltà più grandi, se abbiamo qualcuno che ci tiene "per mano" e ci offre un abbraccio consolatorio.
Il Rosario è proprio questo: il modo di raggiungere questa Mamma celeste che ci porta a Gesu', dando ristoro all'anima nostra nei momenti di tempesta, facendoci lodare e ringraziare il Signore in quelli di gioia, dispensandoci le grazie di cui abbiamo necessità...se rientrano nei piani di salvezza di Dio!
Papa Giovanni Paolo II, nella sua Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, scrisse "Fin dai miei anni giovanili questa preghiera ha avuto un posto importante nella mia vita spirituale. Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esse ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto".
In queste poche righe, Papa Karol ci insegna a pregare il Rosario: per usarlo "al meglio" occorre farne strumento di fiducia.
 Consegnare, attraverso la recita delle Ave Marie e la meditazione dei misteri della vita di Gesu', le nostre pene, le nostre gioie, le nostre preoccupazioni, alla Vergine, che a sua volta le recapiterà a Gesu'.
E a sua volta, nostro Signore, ci invierà lo Spirito Consolatore, che saprà illuminarci, guidarci e confortarci!
A tal proposito, il nostro amato Papa Benedetto XVI, nel discorso pronunciato presso il Santuario di Aparecida, il 12 maggio 2007, proprio al termine della recita del Santo Rosario, disse che Maria : " guida la nostra meditazione; è Lei che ci insegna a pregare. È Lei che ci addita il modo di aprire le nostre menti ed i nostri cuori alla potenza dello Spirito Santo, che viene per essere trasmesso al mondo intero. Abbiamo appena recitato il Rosario. Attraverso i suoi cicli meditativi, il divino Consolatore vuole introdurci nella conoscenza del Cristo che sgorga dalla fonte limpida del testo evangelico".
Quanta potenza in uno strumento cosi' "piccolo" e semplice!
Tutti possono usarlo, basta conoscere le principali preghiere del cristiano: Ave, Pater, Gloria e i misteri...
Tutti possono portarlo con sè, in tasca, in auto, in borsa, e all'occorrenza, sgranarlo per chiedere conforto, aiuto, per impiegare utilmente il tempo, seminando Ave Marie....
E anche non avessimo una corona del Rosario a portata di mano, basterebbero le nostre dita, per contare!
Insomma, una cosa così semplice, come può essere una corona di corda e sfere di legno, su cui recitare delle notissime preghiere, diventa un vademecum irrinunciabile!
Non per nulla, Padre Pio, "rinomato" per il copioso numero di Rosari che riusciva a recitare ogni giorno, chiamava questo piccolo strumento di preghiera, "l'arma" con cui distruggere i nemici della nostra anima e chiedere la pace per il mondo intero.
D'altro canto, la stessa Vergine, nelle sue apparizioni, ha più volte incitato i veggenti (da Lourdes a Fatima) a recitare e far recitare il Rosario, quale strumento di conversione.
In fin dei conti, non dimentichiamolo, se ad "intercedere" per noi, presso Gesu', è nientemeno che Sua madre, Egli potrebbe mai negarci grazie tanto importanti, quanto un ritorno alla Fede di qualcuno a noi caro? Oppure la pace nelle nostre famiglie?
Ancora una volta, Papa Giovanni Paolo II, interviene, con la sua lettera apostolica, a dissipare un dubbio: per il suo carattere "mariano", il Rosario ci "distoglie" da Gesu'?
Niente affatto!
Scriveva infatti il Santo Padre polacco, che questa preghiera "si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio l'ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che quando è onorata la Madre, il Figlio sia debitamente conosciuto, amato, glorificato".
E aggiungeva ancora "Se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo!"
Ossia: ricordiamoci sempre che il Rosario, per dirla in termini semplicistici, non è un' autostrada che ci porta a fermarci alla piazzola di sosta "Maria", ma che, facendoci giungere a questo "punto ristoro", ci conduce, attraverso una bretella autostradale, in maniera rapida e veloce, più' di quanto noi da soli potremmo fare, alla vera meta del nostro viaggio: Gesu'.
Papa Benedetto XVI, a tal proposito, ebbe a dire (sempre in occasione del suo viaggio al Santuario di Aparecida): "Maria Santissima, la Vergine pura e senza macchia, è per noi scuola di fede destinata a guidarci e a darci forza sul sentiero che porta incontro al Creatore del Cielo e della Terra".

Il metodo che la Vergine usa, per farci raggiungere la tappa del nostro pelligrinaggio è quello della meditazione, della contemplazione.
Riportandoci alla mente i vari episodi della vita del Figlio suo, la Vergine ci invita a riflettere sul loro significato, sull'importanza di ciascuno di quegli avvenimenti nella nostra storia personale (il Signore si è incarnato, è vissuto, è morto e risorto anche per me!) e globale (l'esistenza terrena di Gesù rientra in un piano di salvezza dell'umanità intera); ci conduce, magari anche senza che noi ce ne rendiamo conto, ad una vera scuola di cristianesimo, donandoci, ogni giorno e nei diversi misteri, delle pillole di una medicina molto efficace...
Questa medicina è la stessa vita di Maria e di Gesù che contempliamo nei vari misteri, dai quali possiamo trarre molti insegnamenti da attuare poi nella nostra vita materiale, facendo del nostro quotidiano un "Rosario in atto".
Mi limito a qualche esempio: il secondo mistero gaudioso ci ricorda la visita di Maria a Sant' Elisabetta. Esso dovrebbe essere per noi un invito a uscire dal nostro bisogno personale, e a guardare anche a quello di chi ci è vicino.
Come la Vergine, pur essendo già incinta e quindi in uno stato fisico particolare, non esitò a mettersi in viaggio per portare aiuto alla cugina Elisabetta -a sua volta anche lei in dolce attesa- allora anche noi dovremmo essere in grado di riconoscere i piccoli, grandi bisogni degli altri, prima ancora che loro stessi ci chiedano aiuto, e tendere loro la mano.
Il primo mistero doloroso, richiama invece alla nostra mente e al nostro cuore, l'agonia di Gesù nell'orto degli Ulivi.
E' un mistero che amo molto, perchè tocca uno dei temi umani più intimi e profondi: quello della sofferenza, che ognuno, pur se circondato da molte persone (amici, familiari....) finisce col vivere, nel segreto del proprio cuore, anche e soprattutto in una dimensione personale.
Gesù stesso, per mano di Maria che nel Rosario ci fa ripercorrere la sua vita, ci dice come affrontare il dolore: isolato da tutti, finanche dai suoi stessi discepoli, che "dormono", Lui si affida al Padre e chiede di fare la sua volontà. Quanto frutto possiamo trarre, meditando su questo punto della vita di Nostro Signore, seguendo la scuola di Maria!
A questa scuola potremo imparare quello che d'altronde faceva anche lei, la Madre di Cristo, come ci ricordava (e ricorda anche oggi!) Giovanni Paolo II :"Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell'episodio dello smarrimento nel tempio: « Figlio, perché ci hai fatto così? » (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell'intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfr Gv 2, 5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della 'partoriente', giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell'Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cfr Gv 19, 26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14)."
Se nessuno conosce  un figlio meglio di una madre, allora a maggior ragione conviene, per imparare a capire Gesù', affidarsi a Maria, che ha fatto della sua vita una continua contemplazione e attuazione dell'insegnamento del Figlio.
Come sottolineò anche lo stesso Papa Giovanni Paolo II, nello stesso Vangelo, in occasione delle nozze di Cana, Maria invitò i servi (che poi siamo noi tutti!) a fare "quello che Lui vi dirà".
E' anche vero che Gesù, a noi, uomini di oggi, non parla di certo come fa una qualunque persona.
La Sua voce è a volte "nascosta", confusa da tutto il rumore che ci circonda.
Per ascoltarla è necessario allenare le orecchie del cuore e questo può accadere solo stando spesso in compagnia del nostro "amico speciale" Gesù, proprio come diceva il beato Bartolo Longo: "Come due amici, praticando frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo divenire, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto".
Divenire simili a Essi....non per nulla, una bellissima giaculatoria dedicata al Sacro Cuore di Gesù', recita "O Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo".
In poche parole: dammi i tuoi stessi sentimenti, come ci esorta anche San Paolo: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù". (Fil 2, 5)
Se dunque vogliamo diventare un "prontuario vivente" del Vangelo, corriamo subito a "iscriverci" alla scuola di Maria Santissima, dove non servono carta e penna, ma solo una corona del Rosario!
Papa Karol disse infatti che questa preghiera è un vero compendio del Santo Vangelo, perchè ci porta, passo passo, mistero dopo mistero, Ave dopo Ave, ad assimilare i valori e gli insegnamenti evangelici: "Se ben recitato come vera preghiera meditativa, il Rosario, favorendo l'incontro con Cristo nei suoi misteri, non può non additare anche il volto di Cristo nei fratelli, specie in quelli più sofferenti. Come si potrebbe fissare, nei misteri gaudiosi, il mistero del Bimbo nato a Betlemme senza provare il desiderio di accogliere, difendere e promuovere la vita, facendosi carico della sofferenza dei bambini in tutte le parti del mondo? Come si potrebbero seguire i passi del Cristo rivelatore, nei misteri della luce, senza proporsi di testimoniare le sue beatitudini nella vita di ogni giorno? E come contemplare il Cristo carico della croce e crocifisso, senza sentire il bisogno di farsi suoi « cirenei » in ogni fratello affranto dal dolore o schiacciato dalla disperazione? Come si potrebbe, infine, fissare gli occhi sulla gloria di Cristo risorto e su Maria incoronata Regina, senza provare il desiderio di rendere questo mondo più bello, più giusto, più vicino al disegno di Dio?"

Concludo con una bella poesia, del mio amico Padre Nicola Galeno, ocd, che bene illustra questo carattere di "compendialità" del Vangelo, insito nel Santo Rosario, dove tutti i misteri sono fra loro legati dal filo "invisibile" (ma non poi così tanto!) dell'Amore di Dio e che bene esplica la perfetta simbiosi fra Madre e Figlio, motivo maggiore per affidarci sempre a lei!

L’ATTIMO DELLA MORTE

Vergine, ti sorreggon premurose
le donne consapevoli del dramma
che si consuma in cima a quella Croce...
Il soffio della vita par lasciare
Figliolo e Madre: sempre palpitaron
con somma sintonia entrambi i cuori,
mossi soltanto dal divin volere!
Eppur non v’è sgomento che preluda
a resa ineluttabile alla morte:
Un invisibil filo sempre unisce
l’alme d’entrambi: scocca inavvertita
scintilla già foriera d’una vita
Che sol conoscerà fulgor eterno!


1 commento:

  1. E anche la tua amica ringrazia per il bell'articolo e per la pubblicazione in calce, della toccante poesia di P. Nicola

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